Hamas: la tregua è solo un trucco

E le frontiere del '67 possono valere soltanto come "soluzione provvisoria".

image_691Il convegno organizzato sul ritorno alla calma [Tahdiah] dal giornale egiziano “Al-Ahram”, a seguito dell’accordo palestinese del Cairo, al quale hanno partecipato scrittori ed esperti di affari palestinesi, ha avuto tra i suoi ospiti anche il capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Mash’al. Nel suo discorso, Mash’al ha affermato che la Tahdiah è un trucco e che la lotta armata continuerà fino a quando sussisterà l’occupazione. Mash’al ha detto inoltre che da parte di Hamas non esiste alcuna obiezione alla fondazione di uno stato palestinese all’interno delle frontiere del 1967, ma solo come soluzione provvisoria.

Alcuni brani del discorso di Mash’al, tratti da Al-Ahram (Egitto, 30.03.05):

“Abbiamo ottenuto un risultato positivo nell’arena palestinese… Volevamo evitare l’implosione interna che Sharon auspicava. Voleva il dissenso [tra noi], in modo da [poter] far pressione su Abu Mazen, affinché facesse fronte alla resistenza… [Con il nostro consenso] l’abbiamo evitato. Il nostro secondo obiettivo era mandare alla comunità internazionale il messaggio che il problema non è il popolo palestinese o la lotta armata palestinese, [bensì] l’occupazione… Il nostro terzo obiettivo era dare la possibilità e lo spazio per fare ordine nella casa palestinese… Quarto, abbiamo lottato per ottenere, attraverso l’iniziativa temporanea della Tahdiah, la possibilità di soddisfare i diretti interessi del popolo palestinese, come la liberazione dei prigionieri…
“… Ogni vocabolo ha un significato particolare e la nostra scelta [del termine] Tahdiah non è casuale. Una Hudna [cessate il fuoco] è un accordo le cui condizioni sono accettabili per entrambe le parti, ma nella situazione attuale non esiste questo tipo di termine…
“… Hamas controlla la sua ala militare… e nonostante il fatto che sia la più grande delle fazioni della lotta armata, è perfettamente in grado di mantenere la disciplina fra i suoi uomini. Tahdiah vuole dire Tahdiah [e quando si parla di] escalation, c’è escalation. Esiste un impegno e viene onorato… Agli occhi di Hamas, la Tahdiah è un trucco che fa parte del piano della resistenza, [ma] agli occhi dell’Autorità [palestinese] è un passo verso l’uscita dal progetto di lotta armata… vogliamo però darle ugualmente una possibilità… possiamo essere pazienti e sopportare, ma non dal punto di vista di coloro che vogliono disfarsi dell’Intifada…”.
“… Il progetto di Hamas è la lotta armata. [La storia] non è mai stata testimone di un’occupazione senza lotta armata… qualsiasi negoziato privo di lotta armata è inutile… Hamas diverrà un’entità politica solo dopo la fondazione di uno stato indipendente. Finché c’è l’occupazione, [Hamas] unirà la lotta armata all’attività politica…
“… Non neghiamo che quando Hamas agisce con decisione, spesso ferisce le forze di sicurezza e di polizia [dell’Olp]. Facciamo errori e non li neghiamo. Comunque… Hamas non ha mai compiuto operazioni con l’intento di sabotare i piani diplomatici. Non voglio assumermi la responsabilità per il fallimento di piani che sono convinto erano destinati a fallire [in ogni caso]… Io [stesso] spesso non approvo il timing di una certa operazione, ma non posso controllarlo a causa delle circostanze sul campo. Gli Hezbollah, per esempio, hanno il controllo perché si trovano al fronte [e possono stabilire se] attaccare un determinato obiettivo quel certo giorno oppure no… le fazioni dell’opposizione hanno difficoltà a controllare la scelta del momento [per un’operazione]…”.
“… Non posso accontentarmi solo delle frontiere del 1967 e considerarle una soluzione permanente… Un palestinese potrebbe dire: ‘Chi vi ha dato il diritto di rinunciare ai diritti dei palestinesi?’. Così afferma Abu Mazen stesso, nei suoi discorsi: ‘Non posso rinunciare al diritto al ritorno’. Sarebbe il suo suicidio politico, perché ci sono 5-6 milioni di persone il cui problema deve essere risolto. In ogni caso, Hamas non ha obiezioni ad accettare le frontiere del 1967 come soluzione provvisoria.
“… Si teme che scoppi un conflitto sulla spartizione del bottino [gli insediamenti a Gaza dai quali si ritirerà Israele]. La preoccupazione principale non riguarda la gente in generale, ma il personale dell’Autorità palestinese: coloro che dovrebbero essere i custodi [dei beni] sono essi stessi i ladri. Tutti coloro che si sono presi la terra, [senza permessi], e hanno costruito sulle spiagge di Gaza sono uomini dell’Autorità e delle forze di sicurezza palestinesi. Esiste pertanto un accordo tra le varie entità palestinesi sul fatto che Fatah o Autorità Palestinese non avranno alcun diritto esclusivo su queste terre. Temo che se Israele si ritira da Gaza, ci sarà un periodo di disordini o di problemi derivanti dai contrasti sulla spartizione del bottino e sul controllo [e la questione] di chi colmerà il vuoto… Hamas non prenderà parte a questo conflitto, ma non permetterà che le decisioni a Gaza siano monopolio esclusivo di una sola entità. Insisterà per essere un partner insieme ad altri…”.

(Da: Memri, 19.04.05)

Nella foto in alto: Bandiere di Hamas davanti alla Chiesa della Natività (Betlemme).