Inaugurato nuovo ufficio iraniano a Ramallah

Per diffondere estremismo sciita e teocrazia khomeinista, in vista dello scontro apocalittico finale.

image_1121L’Iran ha aperto una “ambasciata ideologica” nei territori palestinesi per promuovere il credo islamico sciita – compresa la convinzione che l’islam sarà chiamato a combattere una apocalittica battaglia finale contro il “male” – e per contribuire a diffondere il sistema di governo teocratico iraniano in Cisgiordania e striscia di Gaza.
Sebbene da molto tempo organizzazioni terroristiche palestinesi godano di finanziamenti da parte di Teheran, l’apertura di questi uffici segna per la prima volta l’istituzione di un’agenzia ufficiale iraniana nelle aree palestinesi. “Vogliamo che il popolo palestinese venga a contatto con il patrimonio iraniano e coi principi della Shi’a – spiega in un’intervista Muhamad Gawanmeh, direttore del nuovo Consiglio per la Shi’a in Palestina creato dall’Iran – Il nostro obiettivo è rafforzare le relazioni fra la repubblica islamica d’Iran e il popolo palestinese. Facciamo parte del progetto islamico iraniano per il Medio Oriente”.
Gawanmeh, membro del gruppo terrorista palestinese filo-iraniano Jihad Islamica, ha trascorso diversi anni in un carcere israeliano (dove avrebbe aderito alla versione sciita del’islam). Ora ha aperto la sede del nuovo Consiglio a Ramallah e dice d’avere intenzione di estendere gli uffici iraniani nelle altre principali città palestinesi sia in Cisgiordania che nella striscia di Gaza, con l’approvazione ufficiale da parte di Teheran. Il Consiglio, che recentemente ha aperto una sede anche in Egitto, sostiene d’aver già raccolto l’adesione di alcune migliaia di palestinesi. Gawanmeh afferma che il nuovo Consiglio sciita non sarà coinvolto in “operazioni militari”, ma che intende promuovere la teocrazia iraniana fra la popolazione locale e servire da canale per gli interessi di Teheran nella zona. “Vogliamo che il Consiglio sia una porta attraverso cui il popolo palestinese possa ricevere l’aiuto dell’Iran e del mondo sciita – dice Gawanmeh – e abbiamo già un gran numero di aderenti e di simpatizzanti”. Gawanmeh spiega che, in un ambiente come i territori palestinesi in cui l’islam è quasi esclusivamente sunnita, il Consiglio abbraccia invece l’ideologia islamica sciita, compresa la fede nel ritorno del Dodicesimo Imam che guiderà una apocalittica battaglia contro il “male”.
L’islam sciita professa la convinzione che i famigliari di Mohammed (Maometto) – cioè i primi dodici Imam – fossero la migliore fonte di conoscenza sul Corano e l’islam e i più affidabili portatori e protettori della tradizione islamica. Gli sciiti credono in una dinastia di autorità islamiche e sostengono una casta ereditaria di leader spirituali dotati, secondo loro, di poteri divini. Per contro, l’islam sunnita segue in gran parte gli insegnamenti dei Califfi musulmani che assunsero la leadership dopo la scomparsa di Mohammed senza avere rapporti di parentela col Profeta. I Califfi si fecero interpreti di parti importanti delle tradizioni relative a Mohammed (hadith) che gli sciiti invece respingono. I musulmani sunniti costituiscono circa l’85% dell’islam mondiale.
Il più grande gruppo sciita, chiamato dei Duodecimani o Imamiti, professa la convinzione che vi furono dodici Imam dopo Mohammed e che l’ultimo, l’Imam Muhammad al Mahdi, sia ancora vivo ma non possa essere visto finché Iddio (Allah) non deciderà che è tempo di preparare i fedeli per il Giorno del Giudizio. I Duodecimani, che annoverano il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad fra i propri adepti, sono convinti che l’Imam Mahdi tornerà per guidare le forze dei giusti contro le forze del male in un’apocalittica battaglia finale. Alcuni analisti del Medio Oriente temono che Ahmadinejad persegua l’obiettivo di dotarsi di armi nucleari per far precipitare lo scontro finale guidato dal Mahdi. In un discorso tenuto a Teheran lo scorso novembre, Ahmadinejad avrebbe affermato che la sua principale missione è quella di “aprire la strada alla gloriosa riapparizione dell’Imam Mahdi, che Iddio ne affretti l’avvento”. Il suo governo avrebbe già stanziato 17 milioni di dollari per la moschea Jamkaran (alle porte di Qom) che sorge su un pozzo dove i musulmani sciiti credono che il Mahdi sia scomparso più di mille anni fa.
Il nuovo Consiglio diretto da Gawanmeh riconosce che la recente visita a Teheran del leader di Hamas Khaled Meshaal ha rafforzato i legami ufficiali fra palestinesi e dirigenza iraniana, spingendo l’Iran a formalizzare l’apertura del nuovo ufficio palestinese. “Ora che Hamas è stata adottata dall’Iran, che ha annunciato un grande sostegno finanziario a favore di Hamas e del popolo palestinese, e che gli Hezbollah devono far fronte al complotto americano-sionista volto a disarmarli – dice Gawanmeh – abbiamo deciso che questo è il momento più adatto per proclamare la creazione del nostro Consiglio in Palestina, e iniziare ad operare pubblicamente”.
Israele sostiene che l’Iran utilizza i terroristi sciiti jihadisti libanesi Hezbollah come canale per far arrivare fondi ai gruppi terroristi palestinesi, tra cui quello della Jihad Islamica che ha rivendicato quasi tutti gli attentati terroristici da quando diverse altre fazioni palestinesi hanno aderito, l’anno scorso, a una sorta di tregua provvisoria verso Israele. La scorsa settimana l’Iran ha promesso ingenti aiuti economici a Hamas per supplire agli aiuti europei e americani che ci si attende vengano interrotti quando verrà varato il nuovo governo dell’Autorità Palestinese guidato da Hamas. Secondo notizie di stampa, l’Iran sarebbe pronto a versare 250 milioni di dollari all’Autorità Palestinese, ma esponenti di Hamas smentiscono che siano state discusse cifre precise.
Il capo di Hamas Khaled Mashaal, che si trovava a Teheran una dozzina di giorni fa per una serie di colloqui ufficiali con le autorità iraniane, aveva effettivamente preannunciato che l’Iran avrebbe incrementato il proprio ruolo nell’Autorità Palestinese.
“L’Iran sta giocando un ruolo estremamente negativo nell’Autorità Palestinese – dice a WorldNetDaily un alto ufficiale dell’intelligence palestinese affiliato a Fatah – A parte gli incontri e il sostegno finanziario a Hamas, temiamo che il nuovo ufficio a Ramallah costituisca un tentativo iraniano di infiltrarsi nei territori palestinesi attraverso organismi religiosi che aderiscono a una versione molto estremista dell’islam sciita”.

(Aaron Klein, di WorldNetDaily, su: YnetNews, 6.03.06)

Nella foto in alto: il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad (a sin.) e il capo di Hamas Khaled Mashaal, a Teheran