Basta con la menzogna delle uccisioni “indiscriminate”: le vittime civili a Gaza sono meno di quelle delle altre guerre urbane

Una nazione che commette genocidio non fa di tutto per ridurre le vittime civili, addirittura esponendo i propri soldati a gravi rischi

Di Alan Dershowitz

Alan Dershowitz, autore di questo articolo

Non lo si direbbe, stando alla decisione intimidatoria appena emessa dalla Corte Internazionale di Giustizia contro Israele. Ma il bilancio delle vittime civili a Gaza – comprese donne e bambini – è tra i più bassi nella storia di guerre analoghe. E negli ultimi mesi è calato ulteriormente.

Secondo il New York Times, “il bilancio delle vittime giornaliere a Gaza si è più che dimezzato nell’ultimo mese” ed è sceso di quasi due terzi dalla fine di ottobre. Anche la percentuale delle vittime civili rispetto ai combattenti è diminuita considerevolmente.

Ricorrendo a un colossale eufemismo, il New York Times afferma che queste notevolissime riduzioni del numero di vittime civili sono state “un po’ trascurate” dai media e dai critici d’Israele. “Un po’ trascurate”? Sono state completamente sepolte e ignorate. Lo stesso New York Times suggerisce che “i più duri avversari di Israele sbagliano ad accusarlo di voler causare più morti civili possibili”.

Non è un caso che questa riduzione del numero delle vittime civili sia stata “un po’ trascurata” dai media e dagli avversari di Israele, compreso fino a poco fa lo stesso New York Times. Israele è soggetto a un evidente doppio standard quando si tratta delle sue azioni militari.

Anche prima della recente clamorosa riduzione delle vittime civili, le azioni militari d’Israele avevano causato molti meno morti e un rapporto tra morti civili e combattenti uccisi molto più basso rispetto a qualsiasi guerra urbana paragonabile. Il che è particolarmente significativo se si considera il fatto che Hamas mira ad aumentare deliberatamente le vittime civili utilizzando donne e bambini come scudi umani e nascondendo tra i civili i combattenti e l’equipaggiamento militare. L’attuale rapporto tra vittime civili e combattenti uccisi è ben al di sotto di 2 a 1, vale a dire che è estremamente meno grave rispetto al rapporto fatto registrare da altre democrazie occidentali impegnate in guerre urbane.

Razzi di Hamas immagazzinati sotto il letto di una ragazzina palestinese in un’abitazione di Beit Hanoun, striscia di Gaza

I critici di Israele non citano praticamente mai dati confrontabili relativi ad altri conflitti militari. Questa omissione crea la falsa impressione che il bilancio delle vittime civili a Gaza sia tra i più alti della storia, quando in realtà è tra i più bassi.

Ogni morte di un autentico civile innocente, soprattutto se bambini piccoli, è una tragedia. Sono queste le morti che vengono sempre evidenziate da Hamas ai mass-media. Ma nessuno sa quante siano davvero le vittime in questo segmento così vulnerabile della popolazione, e quante di queste siano il risultato dell’uso deliberato da parte di Hamas di bambini piccoli come scudi umani.

Le cifre diffuse da Hamas relative al totale dei morti intenzionalmente non distinguono mai i morti combattenti da quelli che considerano morti civili. Non forniscono mai l’età di quelli che dichiarano “bambini” uccisi, ma si sa che classificano come bambino chiunque abbia meno di 19 anni, anche quando sono combattenti attivi. Hamas recluta spesso combattenti minorenni, anche di soli 13 anni. I dati di Hamas non distinguono nemmeno gli abitanti di Gaza uccisi da razzi fuori bersaglio lanciati dai terroristi, o gli abitanti di Gaza uccisi da Hamas per essersi rifiutati di obbedire all’ordine di non trasferirsi in luoghi più sicuri.

La conclusione del New York Times secondo cui i nuovi dati indicano che è “sbagliato accusare Israele di voler causare più morti civili possibili” è molto rilevante riguardo alle false accuse di genocidio prese in considerazione dalla Corte Internazionale di Giustizia.

Hamas mira ad aumentare deliberatamente le vittime civili utilizzando donne e bambini come scudi umani

Le nazioni che commettono un genocidio non fanno di tutto per cercare di ridurre le vittime civili, addirittura esponendo i propri soldati a rischi maggiori impiegando forze di terra concentrate sugli obiettivi militari anziché affidarsi esclusivamente a bombardamenti aerei e marittimi. La Corte Internazionale di Giustizia dovrebbe prontamente respingere le accuse di genocidio contro Israele e avviare cause per crimini di guerra contro Hamas e Iran, che mirano entrambi intenzionalmente ad aumentare le vittime civili.

La diminuzione del tasso di mortalità civile tra gli abitanti di Gaza dovrebbe anche porre fine alla campagna volta ad imporre un cessate il fuoco a Israele prima che le Forze di Difesa Israeliane abbiano completato la loro legittima missione di debellare la capacità militare di Hamas. Il completamento con successo di tale missione salverà vite civili a lungo termine, riducendo la capacità di Hamas di mantenere la promessa di ripetere la barbarie del 7 ottobre e riducendo anche il suo ricorso a civili come scudi umani.

La condotta di Israele nella sua guerra difensiva, scatenata da Hamas, è stata esemplare: corrisponde a tutti gli standard internazionali e il suo sforzo di ridurre al minimo le vittime civili pur perseguendo i suoi legittimi obiettivi ha generalmente avuto successo. E’ sempre un compromesso quello che bisogna trovare tra riduzione delle vittime civili nemiche e aumento dei rischi per i propri civili e militari. Israele, in seguito alle barbarie senza precedenti di Hamas, ha conseguito un equilibrio migliore rispetto alla maggior parte degli altri paesi.

È giunto il momento, anzi è già giunto da tempo, che il mondo smetta di imporre un doppio standard allo stato nazionale del popolo ebraico. I doppi standard sono una forma di intolleranza pregiudiziale, e quando l’intolleranza pregiudiziale si rivolge all’unico stato nazionale del popolo ebraico, diventa una forma di antisemitismo internazionale contro l’ebreo tra le nazioni. Deve cessare.

(Da: jns.org, 29.1.24)