Netanyahu: Chi difende l’esistenza di Israele non può ipotizzare uno stato palestinese pienamente sovrano con tanto di esercito e alleanza militare con l’Iran

Intanto il ministro Gideon Sa'ar annuncia che vuole denunciare l’Iran alla Corte Internazionale di Giustizia con l'accusa di perseguire il genocidio degli ebrei d’Israele

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mostra una copia in arabo del “Mein Kampf” di Adolf Hitler trovata nell’equipaggiamento di terroristi a Gaza

Ci sono voluti nove mesi all’esercito americano per liberare Mosul dall’Isis, in Iraq, e Mosul è molto più piccola della striscia di Gaza, dove le Forze di Difesa israeliane stanno combattendo da quattro mesi. Lo ha ricordato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un’intervista sabato al Wall Street Journal, aggiungendo che la guerra contro Hamas “sta andando meglio di quanto molti si aspettassero”, anche se “abbiamo avuto giorni molto duri”.

E Musul, ha osservato Netanyahu, “non disponeva di un’imponente infrastruttura sotterranea per il terrorismo” come quella creata da Hamas a Gaza.

Nell’intervista, Netanyahu ha anche affrontato il dissidio con gli Stati Uniti sui progetti per Gaza nel dopoguerra e l’insistenza dell’amministrazione del presidente Joe Biden nel promuovere una soluzione “a due stati”.

Ribandendo la piena gratitudine per il forte sostegno di Biden nella guerra, Netanyahu ha sottolineato che, nonostante i disaccordi, anche gli americani concordano sul fatto che l’obiettivo della guerra è “distruggere Hamas”.

Ha poi aggiunto: “Chiunque sostenga (il diritto di esistere di) Israele e sostenga anche la soluzione a due stati deve porsi alcune domande. Sostiene che i palestinesi debbano disporre di un esercito (oltre alle forze di polizia che hanno già ndr)? La risposta ovviamente è no. I palestinesi dovrebbero essere in grado di importare armamenti? La risposta ovviamente è no. Dovrebbero poter stringere patti di alleanza militare con l’Iran? Naturalmente no. In qualsiasi accordo futuro, i palestinesi dovrebbero avere tutto il potere di governare se stessi e nessun potere di minacciare Israele”. In questo senso, Netanyahu ha ribadito la sua posizione secondo cui Israele deve mantenere il “controllo della sicurezza” sull’intera area a ovest della Giordania, Gaza compresa: “Ciò va necessariamente a detrimento della sovranità palestinese, ma qualsiasi futura soluzione a questo conflitto deve iniziare col riconoscere oggi questa realtà”.

I volti delle persone uccise dai terroristi il 7 ottobre e degli israeliani caduti nella successiva guerra anti-terroristi nella striscia di Gaza visualizzati su uno schermo gigante nella Biblioteca Nazionale di Gerusalemme (clicca per ingrandire)

Netanyahu ha anche ribadito la sua posizione secondo cui la pace con i palestinesi potrà realizzarsi solo dopo che sarà stata raggiunta la pace tra Israele e il resto del mondo arabo: “Il modo per arrivare alla pace – ha detto – è rivolgersi agli stati arabi e poi tornare dai palestinesi”.

Prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, Israele e Arabia Saudita erano sul punto di firmare un accordo per la normalizzazione dei loro rapporti. Allora Riad chiedeva concessioni ai palestinesi relativamente contenute come parte dell’accordo per il riconoscimento di Israele, mentre ora, stando a quanto riferito, l’Arabia Saudita ha accresciuto le richieste esigendo di vedere progressi significativi verso la creazione di uno stato palestinese.

Ciò nonostante, nell’intervista Netanyahu ha detto di ritenere che le possibilità di arrivare a un accordo con l’Arabia Saudita siano “buone” e ha promesso di continuare a portare avanti la questione: “Se faremo qualche progresso – ha detto – saranno necessarie consultazioni importanti e se vogliamo che queste abbiano successo, dovranno essere condotte con discrezione. Questo è esattamente ciò che è accaduto con gli Accordi di Abramo”.

A una domanda sul miglioramento delle relazioni tra Arabia Saudita e Iran, che l’anno scorso hanno riallacciato i rapporti diplomatici dopo anni di rottura, Netanyahu ha risposto: “Sono sicuro che nessuno a Riad si fa illusioni sulle ambizioni e sulle aggressioni dell’Iran”.

Netanyahu ha anche parlato delle relazioni con la Russia e ha ammesso che Israele è preoccupato per le implicazioni della cooperazione fra Mosca e Teheran. “L’Iran è diventato il principale fornitore di armi alla Russia, e siamo ovviamente preoccupati per una reciprocità da parte russa”.

(Da: YnetNews, 28.1.24)

Gideon Sa’ar

Il ministro del gabinetto di guerra israeliano Gideon Sa’ar ha annunciato che inizierà a lavorare affinché Israele presenti una causa contro l’Iran alla Corte Internazionale di Giustizia con l’accusa di genocidio. Sa’ar ha sottolineato che in molte occasioni i dirigenti iraniani hanno apertamente invocato la distruzione dello stato ebraico e che l’Iran garantisce un forte sostegno ai terroristi di Hamas e di altri gruppi jihadisti di Gaza responsabili delle atrocità perpetrate in Israele il 7 ottobre.

Numerosi esperti di diritto internazionale hanno affermato che i massacri e gli altri crimini commessi da Hamas il 7 ottobre costituiscono plausibilmente un “atto genocida” (secondo la Convenzione Internazionale sul Genocidio) poiché appaiono distintamente mirati a distruggere “in tutto o in parte” un gruppo nazionale, in questo caso quello degli israeliani.

“Esistono esplicite dichiarazioni pubbliche di alti esponenti iraniani a favore della distruzione di Israele – ha ricordato Sa’ar all’emittente pubblica Kan – L’Iran finanzia, arma e addestra tutte le organizzazioni terroristiche jihadiste, tra cui Hamas e Jihad Islamica Palestinese che hanno perpetrato il 7 ottobre. Quindi, secondo me vi sono prove in abbondanza che possono essere presentate alla Corte dell’Aja”.

Sa’ar, che è stato ministro della giustizia nel governo Bennett-Lapid, ha detto d’aver già parlato della questione con il capo del Consiglio di sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, e che intende garantire che la proposta della causa intentata contro l’Iran vada avanti. “Israele – ha concluso – è una nazione piccola e perseguitata che deve lottare per la propria sopravvivenza e allo stesso tempo deve lottare sulla scena internazionale per affermare il proprio diritto a difendersi. Israele è davvero una nazione a rischio di genocidio, perché intorno ad essa vi sono nemici che vogliono dichiaratamente distruggerla”.
(Da: Times of Israel, 28.1.24)

18 gennaio 2024: intervenendo al World Economic Forum di Davos, il presidente d’Israele Isaac Herzog mostra la foto del bambino Kfir Bibas, che ha compiuto un anno di vita prigioniero a Gaza come ostaggio dei terroristi di Hamas

“Stiamo combattendo una campagna eccezionalmente giusta, una campagna per la restituzione degli ostaggi, cioè di coloro che sono tenuti prigionieri e torturati dagli assassini di Hamas in un crimine senza precedenti contro l’umanità”. Lo detto domenica il presidente d’Israele Isaac Herzog durante un evento in memoria dei soldati delle Forze di Difesa israeliane caduti nella guerra contro Hamas a Gaza.

“Stiamo combattendo una campagna per ripristinare la sicurezza dei nostri cittadini, donne e uomini, anziani e bambini – ha continuato Herzog – Un intero popolo che Hamas non si è limitato a dichiarare di voler cancellare dalla faccia della terra, ma che per distruggerlo ha anche perpetrato uno spietato massacro, e sta ancora facendo di tutto per farlo”.

Sottolineando che Israele ha “il pieno diritto all’autodifesa”, Herzog ha affermato che “tutte le persone con un minimo di buon senso possono vedere che Israele agisce in conformità con il diritto internazionale”. Ed ha aggiunto: “Il fatto stesso che alla vigilia della Giornata internazionale della memoria della Shoà si sia tenuta l’udienza presso la Corte dell’Aia per giudicare se lo stato democratico, morale e responsabile d’Israele, risorto dalle ceneri dell’Olocausto con il supporto della grande maggioranza della famiglia delle nazioni, si sia reso colpevole di genocidio, costituisce una calunnia che mina i valori stessi su cui è stata fondata quella Corte”.

Herzog ha anche accusato la Corte d’aver distorto le sue parole “pur di sostenere una tesi giuridica infondata”. “C’è qualcosa di scioccante – ha detto – nel vedere come il fenomeno della ‘post-verità’ permea anche le istituzioni più importanti. Anche a livello personale, sono rimasto disgustato dal modo in cui hanno distorto le mie parole utilizzando citazioni molto, molto parziali e frammentate”. Nella sentenza, la Corte cita delle frasi di Herzog presentandole come una dichiarazione, mentre erano un montaggio di diverse parti di una conferenza stampa riportate senza contesto.

Herzog ha concluso ribadendo che Israele, senza alcun bisogno delle ingiunzioni della Corte dell’Aja, era ed è impegnato a garantire che gli aiuti umanitari continuino ad entrare a Gaza, ed è “profondamente addolorato” per la tragedia che stanno attraversando i palestinesi innocenti di Gaza per colpa dei terroristi di Hamas.
(Da: Times of Israel, 28.1.24)