Il vero ostacolo allo stato palestinese non è Netanyahu, è la falsa narrativa araba palestinese

Non ha senso parlare di soluzione a due stati se non si affronta il rifiuto palestinese di qualunque stato ebraico e le indispensabili garanzie di sicurezza per Israele

Di Fred Maroun

Fred Maroun, autore di questo articolo

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sostiene di essere lui il principale ostacolo alla creazione di uno stato palestinese. Ha detto: “Chiunque parli del ‘giorno dopo Netanyahu’ sta essenzialmente parlando della creazione di uno stato palestinese con l’Autorità Palestinese”, come a dire che un ritiro di Netanyahu dal governo porterebbe magicamente alla creazione di uno stato palestinese.

L’aspetto ironico è che molti dei suoi critici al di fuori di Israele sembrano condividere la stessa idea. Invece sbagliano, sia lui che gli altri.

La ragione per cui finora non è nato uno stato palestinese (accanto a Israele) è che i palestinesi non hanno mai accettato di crearne uno.

Oggi, tuttavia, quand’anche i palestinesi dicessero di accettarlo, gli israeliani non sarebbero d’accordo. Ma non è a causa di Netanyahu. E’ a causa del 7 ottobre e di tutti gli attentati terroristici palestinesi contro Israele, prima e dopo.

Gli israeliani non hanno nessuna voglia di avere ai loro confini un altro stato terrorista gregario dell’Iran. Ne hanno già uno, il Libano. Uno stato palestinese rappresenterebbe una minaccia ancora peggiore perché sarebbe molto più vicino al cuore di Israele.

Può essere che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden senta il bisogno di sostenere la soluzione a due stati durante un anno elettorale, ma probabilmente comprende la questione meglio di quanto lascia credere. Infatti, ha ammesso che una soluzione a due stati non è impossibile mentre Netanyahu è primo ministro, lasciando intendere che Netanyahu non è l’ostacolo principale. Ma chiaramente è riluttante a dire qual sia realmente l’ostacolo.

Manifestazione davanti alla Casa Bianca. Il cartello piccolo chiede di “stare dalla parte della Palestina” e “porre fine all’occupazione adesso”. Il cartello grande chiarisce cosa significa fine all’occupazione: “Palestina libera dal fiume al mare”, cioè: eliminazione dello stato ebraico d’Israele

Non ci vuole una laurea in astrofisica. Coloro che vogliono uno stato palestinese dovrebbero capire che il fatto che Netanyahu sia o meno al potere ha poca importanza sulla questione. Il presidente Isaac Herzog, che è molto più a sinistra di Netanyahu, ha affermato senza mezzi termini: “Nessun israeliano sano di mente è disposto a pensare adesso a quale sarà la soluzione degli accordi di pace, perché tutti vogliono sapere: ci può essere garantita una vera sicurezza in futuro?”.

Il rappresentate della politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, medita di “imporre” a Israele uno stato palestinese, il che indica che ha totalmente perso il contatto con la realtà. Se uno stato palestinese deve essere imposto a qualcuno, è ai palestinesi che bisogna imporlo. Il loro comportamento sin dall’indipendenza di Israele nel 1948 e il loro attuale sostegno a Hamas (dentro e fuori Gaza) dimostra che non vogliono uno stato palestinese a meno che ciò non significhi la distruzione di Israele.

Stiamo assistendo ancora una volta a una totale mancanza di comprensione, o perlomeno una mancanza di ammissione da parte della comunità mondiale delle radici del conflitto. Che sono da sempre, e sono tuttora, il rifiuto arabo di accettare l’esistenza di uno stato ebraico. Sono da sempre la narrazione inventata secondo cui gli ebrei in Terra di Israele sono stranieri (coloni, usurpatori, occupanti…). Questa narrazione fittizia convince da sempre i palestinesi che l’unica cosa che devono fare è combattere ossessivamente Israele per tutto il tempo necessario, con qualunque mezzo e a qualunque costo.

Curiosamente, Netanyahu ha contraddetto la sua stessa affermazione d’essere lui ciò che ostacola uno stato palestinese quando ha detto che la questione non riguarda “la mancanza di uno stato, lo stato palestinese, bensì l’esistenza di uno stato, lo stato ebraico”. Il che è vero, ma fa capire che anche lui accetterebbe uno stato palestinese se non costituisse una minaccia per Israele.

Ma questa non è una sorpresa per gli israeliani. Loro capiscono molto bene la questione. La vivono ogni giorno. Hanno gli ostaggi, i morti, i feriti e gli sfollati che gliela ricordano ogni giorno.

Agli israeliani ovviamente andrebbe bene avere un altro stato arabo accanto a loro se ciò significasse niente più guerre, attentati, minacce. Ma sanno altrettanto bene che, nelle circostanze attuali, si tratta solo di una pia illusione.

L’ho scritto molte volte, ma è necessario ripeterlo finché il mondo non lo capirà: se si vuole risolvere il conflitto, è necessario affrontarne la causa principale, ovvero la falsa e inventata narrativa anti-israeliana. Di nuovo, non ci vuole una laurea in astrofisica.

(Da: Times of Israel, 20.1.24)

“Il tentativo di creare uno stato di Palestina libero e democratico ci esploderebbe in faccia esattamente come è successo in Afghanistan e Iraq”.
Yair Ansbacher, esperto di sicurezza presso l’Institute for Zionist Strategies Misgav.
(Da: israelnationalnews.com, 21.1.24)

Si veda anche Come arrivare alla pace? Forse, continuare a dire che è tutto molto complicato serve solo per nascondere una semplice verità