Divisi sugli obiettivi prioritari della guerra, gli israeliani concordano sulla pressione militare da esercitare contro Hamas

Tutti i sondaggi danno in calo la coalizione al governo e in crescita le opposizioni, ma resta forte il sostegno alle operazioni militari contro i terroristi a Gaza

Il ministro Benny Gantz. Alle sue spalle, il primo ministro Benjamin Netanyahu

Secondo un recente sondaggio “Panels” condotto martedì e mercoledì scorsi, gli israeliani si dividono sulla domanda se l’obiettivo più importante della guerra sia garantire il rilascio degli ostaggi o sconfiggere Hamas, ma sono ampiamente concordi nel ritenere che la cosa da fare per liberare gli ostaggi sia mantenere la forte pressione militare contro l’organizzazione terrorista.

Alla domanda su cosa sia più importante, se ottenere il rilascio degli ostaggi trattenuti a Gaza o sconfiggere Hamas, una leggera maggioranza pari al 46,6% risponde che è prioritario che vengano rilasciati gli ostaggi. Appena sotto questa percentuale, il 44,8% ritiene che la cosa più importante sia vincere la guerra contro Hamas.

Nonostante la divergenza, tuttavia, entrambi i gruppi concordano sul fatto che il modo migliore per garantire il rilascio degli ostaggi sia esercitare forte pressione militare su Hamas finché non concede termini accettabili per il rilascio degli ostaggi: più di quattro quinti degli intervistati (81,5%) ritengono che esercitare pressione militare su Hamas sia il modo migliore per ottenere il rilascio degli ostaggi; solo il 10% ritiene che la soluzione migliore sia cessare le attività militari e tentare di negoziare con Hamas.

Allo stesso modo, nonostante la leggera preferenza per la liberazione degli ostaggi rispetto alla sconfitta di Hamas, la grande maggioranza degli intervistati afferma che Israele non deve accettare tutte le pretese di Hamas per la liberazione degli ostaggi: lo affermano quasi tre quarti degli intervistati (72,9%), mentre solo il 12,4% ritiene che Israele dovrebbe accettare tutte le richieste di Hamas.

Un soldato israeliano 22enne rimasto ferito nei combattimenti contro Hamas in riabilitazione presso lo Sheba Hospital di Ramat Gan

Una maggioranza degli intervistati (70,5%) ritiene anche che Israele non debba accettare di ritirare le truppe da Gaza per ottenere il rilascio degli ostaggi, rispetto al 18,5% che pensa invece che dovrebbe accettare.

Quasi quattro quinti degli intervistati (79,4%) ritengono che Israele non debba accettare di consentire a Hamas di rimanere al potere per ottenere il rilascio degli ostaggi. Solo l’8,1% dice che dovrebbe acconsentire.

Anche qui, nonostante una leggera maggioranza affermi che l’obiettivo primario della guerra contro Hamas sia garantire il rilascio degli ostaggi, una percentuale maggiore (47,2%) afferma che Israele non deve accettare un cessate il fuoco a lungo termine allo scopo di raggiungere questo obiettivo, contro il 38,7% secondo cui Israele dovrebbe invece puntare a un accordo in questi termini.

La maggior parte degli intervistati (84,3%) conviene che un cessate il fuoco a lungo termine renderebbe molto o abbastanza difficile ottenere la sconfitta militare di Hamas. Solo il 9,6% degli intervistati ritiene che un cessate il fuoco a lungo termine non influirebbe in modo particolare su una futura vittoria.

Con una netta maggioranza del 71,9%, la maggior parte degli intervistati si dice convinta che un cessate il fuoco a lungo termine attuato per garantire il rilascio degli ostaggi comporterebbe più vittime tra i soldati quando le ostilità riprenderanno. Solo il 7,9% non la pensa così.
(Da: Jerusalem Post, 19.1.24)

E’ importante sottolineare che le opinioni rilevate dal sondaggio circa le priorità della guerra, la necessità di mantenere la pressione militare contro Hamas e le condizioni più o meno accettabili per la liberazione degli ostaggi sono separate e indipendenti dalle intenzioni di voto espresse attualmente dagli israeliani nei sondaggi.

Recenti sondaggi pubblicati da Maariv e Canale 12 hanno confermano la crescente insoddisfazione dell’opinione pubblica nei confronti del primo ministro Benjamin Netanyahu e dei suoi alleati di estrema destra, in particolare per la loro gestione degli eventi dopo il 7 ottobre.

Secondo Maariv, i partiti della coalizione pre-bellica di Netanyahu oggi otterrebbero solo 44 seggi alla Knesset, rispetto ai 64 ottenuti nelle elezioni del novembre 2022, e due in meno rispetto a un precedente sondaggio dello stesso quotidiano, mentre i partiti della precedente coalizione di governo (Bennett-Lapid) otterrebbero una netta maggioranza di 71 seggi (su 120). Analogamente, il sondaggio di Canale 12 colloca i partiti sostenitori di Netanyahu a 48 seggi, contro i 67 seggi della coalizione precedente.

Entrambi i sondaggi mostrano che il partito Unità Nazionale di Benny Gantz, che è entrato temporaneamente nel governo d’emergenza sotto Netanyahu per la durata della guerra, sarebbe oggi il primo partito alla Knesset con 39 seggi secondo Maariv, 35 seggi secondo Canale 12, in forte aumento rispetto ai suoi attuali 12 seggi.

Secondo Maariv, il partito Likud di Netanyahu otterrebbe solo 16 seggi (18 secondo Canale 12), in forte calo rispetto agli attuali 32.

Il partito Unità Nazionale di Benny Gantz era in aumento nei sondaggi già prima del 7 ottobre. In un sondaggio effettuato un mese prima dell’inizio della guerra, Unità Nazionale risultava già in vantaggio sul Likud 29 a 26, con la coalizione di Netanyahu che scendeva a 52 seggi mentre i suoi oppositori salivano a 63.

Una volta scoppiata la guerra, i sondaggi successivi hanno registrato un continuo calo del sostegno al Likud. mentre aumentava rapidamente quello a Unità Nazionale.

Secondo Maariv, oggi solo il 28% degli intervistati ritiene che Netanyahu sia adatto a ricoprire la carica di primo ministro, contro il 51% che ritiene Gantz l’uomo giusto per il ruolo. L’ex primo ministro Naftali Bennett ottiene il gradimento del 31% degli intervistati, contro il 30% di Netanyahu.
(Da: Times of Israel, 12.1.24)