Per compiere le loro atrocità i terroristi di Hamas sfruttano tutto ciò che è sacro e inviolabile

Una parte dell’opinione pubblica mondiale (quella non avvelenata dal pregiudizio) inizia forse a chiedersi come mai un ospedale a Jenin fungeva da covo per terroristi che progettavano nuovi attentati in stile 7 ottobre

Di Herb Keinon

Herb Keinon, autore di questo articolo

Il Ministero della sanità dell’Autorità Palestinese ha reagito all’audace operazione compiuta martedì dai servizi di sicurezza israeliani nell’ospedale Ibn Sina di Jenin (con l’uccisione di tre terroristi Hamas che stavano pianificando un attacco in stile 7 ottobre) invocando la protezione dell’Assemblea Generale dell’Onu e delle ong internazionali sui centri medici. “Il diritto internazionale prevede protezione generale e speciale per i siti civili, compresi gli ospedali”, ha tuonato il Ministero palestinese.

Puntuale è arrivata la solidarietà della consueta banda degli accusatori d’Israele che accusano lo stato ebraico di violare anche lo spazio sacro degli ospedali pur di uccidere i palestinesi.

Ma queste accuse potrebbero iniziare a riscuotere meno accoglienza nel mondo, dopo la carneficina del 7 ottobre. Sia chiaro: coloro che sono già pregiudizialmente convinti che Israele sia l’incarnazione di ogni male vedranno solo rafforzate le loro idee preconcette.

Ma gli altri? Le persone giuste e ragionevoli nel resto del mondo potrebbero iniziare a non prendere per oro colato le affermazioni palestinesi secondo cui gli ospedali di Jenin, Khan Yunis e Gaza sono ospedali sul modello dell’Hadassah University Hospital di Gerusalemme e del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles: istituzioni dedite a null’altro che alla cura delle malattie e alla guarigione dei malati.

Forse iniziano a rendersi conto – specie dopo quello che si è visto all’ospedale Shifa della città di Gaza– che questi centri di cure mediche molto spesso hanno un duplice scopo: quando ci sono di mezzo Hamas e Jihad Islamica Palestinese, oltre a ospitare medici e curare pazienti fungono anche da quartier generale dei terroristi, covi per uomini armati, depositi di armi e copertura per gli ingressi a tunnel terroristici costruiti – ovviamente all’insaputa dell’ospedale stesso – proprio sotto i loro pavimenti. Addirittura come luoghi dove trattenere per un certo tempo ostaggi innocenti.

30 gennaio 2024: commando israeliani in azione nell’ospedale di Jenin contro terroristi che vi si erano rintanati per preparare un attentato in stile 7 ottobre

Gli ospedali dovrebbero essere spazi sacri e inviolabili. Lo stesso dovrebbero valere per le moschee, gli asili nido, le università. Del resto, i membri della stampa dovrebbero essere solo questo: membri della stampa, e non manovratori di droni per conto di gruppi terroristici sotto la copertura del lavoro come foto reporter. E le ambulanze dovrebbero avere un unico compito: portare malati e feriti negli ospedali, non trasportare terroristi armati da un luogo all’altro.

E, cosa oggi particolarmente significativa, le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite dovrebbero essere solo questo: organizzazioni che distribuiscono aiuti, non luoghi dove i terroristi possono trovare stipendi e protezione.

L’Occidente ritiene giustamente che ospedali, università, moschee e ambulanze debbano essere spazi protetti. Ritiene che operatori sanitari e giornalisti debbano essere protetti in tempo di guerra. E una parte consistente dell’Occidente sembra credere ingenuamente che le organizzazioni terroristiche rispettino queste stesse regole. E’ la parte del mondo che ama anche pensare che i terroristi non metterebbero mai in pericolo i veri reporter travestendosi da giornalisti con indosso un giubbotto con la scritta “press”; che non metterebbero mai in pericolo i malati usando gli ospedali come covi o aree da cui lanciare attacchi con granate e razzi; che non metterebbero mai a repentaglio gli aiuti umanitari sfruttando gli operatori umanitari per commettere crimini terroristici.

Invece questo è esattamente ciò che fanno i terroristi.

Gli israeliani lo hanno capito da molti anni. Forse anche il resto del mondo sta cominciando a rendersene conto, come testimonia l’indignazione suscitata nei giorni scorsi in Occidente e la sospensione temporanea dei finanziamenti all’Unrwa decisa da più di una dozzina di paesi a causa della notizia che diversi dei suoi dipendenti hanno attivamente partecipato alle atrocità del 7 ottobre e che il 10% dei 13.000 dipendenti Unrwa a Gaza è affiliato a qualche organizzazione terroristica.

Il direttore generale dell’Unrwa Philippe Lazzarini, nella vignetta su Ha’aretz: “Poverino, ha chiesto un passaggio al kibbutz Be’eri”

Hamas approfitta e abusa delle istituzioni che sa essere sacre per l’Occidente – ospedali, università, moschee, agenzie umanitarie – sapendo che se Israele reagisce contro di loro, sarà Israele a dover subire la condanna e il disprezzo internazionale.

E spesso è proprio questo ciò che accade. Giusto per fare un esempio. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla casa, Balakrishnan Rajagopal, ha recentemente attaccato Israele su X per aver fatto saltare in aria degli edifici universitari a Gaza: “Nuovo crimine internazionale a Gaza – ha scritto – l’educaricidio o uccisione dell’istruzione, da aggiungere alla lista dei crimini di diritto internazionale quando scuole e università vengono distrutte”.

Hamas conta molto su persone come Rajagopal. Secondo quelli come Rajagopal, poiché le università in Occidente sono stimate e consacrate istituzioni di istruzione superiore e di ricerca della conoscenza, questo deve essere per forza vero anche nella Gaza da 17 anni sotto il controllo assoluto dei jihadisti di Hamas. Quindi, se Israele fa saltare in aria gli edifici universitari non è perché, come spiegano le Forze di Difesa israeliane, quegli edifici venivano sistematicamente utilizzati per addestrare agenti di Hamas, sviluppare e produrre armi, attaccare i soldati ma per adempiere a un turpe piano israeliano volto a perpetrare “educaricidio”. Esatto, il genocidio non è più sufficiente, ora vengono inventate nuove atrocità da scagliare contro lo stato ebraico.

I propagandisti palestinesi che fanno circolare il video con gli agenti di sicurezza israeliani sotto copertura travestiti da medici, pazienti e donne con (finto) bambino nell’ospedale Ibn Sina, si aspettano che le persone guardando quel video restino inorridite e si chiedano come osa Israele violare un ospedale in quel modo. E, naturalmente, ci saranno miriadi di persone – quelle la cui mente è già avvelenata dalla propaganda contro Israele – che reagiranno proprio così.

Ma c’è da sperare che altre persone guardando i filmati delle telecamere a circuito chiuso si chiederanno: come mai un ospedale protegge e nasconde dei terroristi? Come mai un ospedale funge da covo sicuro per i terroristi? Saranno le stesse persone che iniziano a chiedersi sempre più spesso come mai un’organizzazione umanitaria delle Nazioni Unite, finanziata dai contribuenti di tutto il mondo, impiega e offre copertura a centinaia di terroristi.

Il 7 ottobre ha rivelato al mondo ciò che gli israeliani sanno da sempre: che Hamas è un’organizzazione sanguinaria e spietata che ama e persegue il massacro di innocenti. Lentamente, una parte del mondo sta arrivando a capire anche qualcos’altro che gli israeliani sanno da tempo: che questa organizzazione sfrutterà tutto ciò che è sacro e inviolabile per compiere le sue atrocità.

(Da: Jerusalem Post, 30.1.24)