Dieci domande cruciali sul futuro stato palestinese

Prima di fare pressioni su Israele, il mondo dovrebbe esigere dai palestinesi risposte chiare su una serie di questioni chiave per capire se la soluzione a due stati promuoverà davvero la causa della pace

Di Steven E. Zipperstein

Steven E. Zipperstein, autore di questo articolo

Secondo un’opinione molto diffusa, se solo Israele accettasse la soluzione a due stati l’intero conflitto sarebbe risolto. L’amministrazione Biden, l’Unione Europea, mass-media e organismi internazionali abbracciano tutti la soluzione a due stati come la panacea che stabilizzerà l’intero Medio Oriente. E insistono che Israele dovrebbe assumersi l’onere di compiere “passi coraggiosi” per aprire la strada allo stato palestinese, anche se i dettagli sulla natura di tale stato rimangono molto nebulosi o mancano del tutto.

Ammettendo che vi sia del vero in questa opinione così diffusa, tuttavia un sano approccio politico richiederebbe che i palestinesi elaborassero piani un po’ più dettagliati circa il loro futuro stato, in modo da potersi fare un’idea abbastanza chiara su ciò che si va promuovendo. Benché da decenni si parli di soluzione a due stati, i palestinesi non hanno mai fornito particolari specifici su come funzionerebbe il loro futuro stato, quali istituzioni e politiche adotterebbe, quali garanzie potrebbe dare ai suoi vicini.

Oltretutto, il clamoroso fallimento dell’Autorità Palestinese nel gestire un regime passabilmente democratico e funzionate nelle aree della Cisgiordania che sono sotto il suo controllo sin dai tempi dell’Accordo Oslo Due del 1995 (per non dire della perdita della striscia di Gaza a favore dei terroristi di Hamas sfociata nella carneficina del 7 ottobre ndr) dovrebbe suggerire ancora di più a Stati Uniti e resto del mondo la necessità di capire più precisamente cosa intendono fare i palestinesi, una volta che avranno ottenuta la piena sovranità.

Verosimilmente i palestinesi si devono essere fatti un’idea piuttosto precisa di come verrebbe governato il loro stato e che tipo di politiche adotterebbe. Rivelare questi particolari contribuirebbe notevolmente a convincere dubbiosi e scettici, in Israele e altrove, sulla bontà della soluzione a due stati.

Dunque i palestinesi dovrebbero rispondere, come minimo e sin d’ora, alle seguenti domande per aiutare il mondo a capire cosa deve aspettarsi dal primo giorno della loro indipendenza in avanti.

Lo stato di Palestina continuerà ad alimentare l’aspirazione irredentista “dal fiume al mare” che significa l’eliminazione dello stato ebraico d’Israele?

1. Lo stato di Palestina firmerà un trattato di pace con Israele sin dal primo giorno? Oppure continuerà a considerare Israele un nemico con cui la “partita” è ancora aperta?

2. Lo stato di Palestina sarà una democrazia o un’autocrazia? Sarà laico o teocratico? Hamas, Jihad Islamica Palestinese e altre organizzazioni terroristiche saranno bandite o sarà loro consentito di svolgere un ruolo nelle istituzioni e nel governo dello stato di Palestina?

3. Lo stato di Palestina avrà un esercito o accetterà di essere smilitarizzato?

4. Lo stato di Palestina rispetterà l’impegno assunto dall’Olp con gli Accordi di Oslo di rinunciare a violenza e terrorismo? Lo stato di Palestina continuerà ad applicare la politica attuale dell’Autorità Palestinese detta “pagati per uccidere”, che premia i terroristi e le loro famiglie con vitalizi (tanto più consistenti quanto più sanguinosi gli attentati compiuti ndr)?

5. Lo stato di Palestina coltiverà relazioni commerciali e altre relazioni economiche e culturali con Israele? Ricuserà il movimento BDS per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele?

6. Lo stato di Palestina smetterà di insegnare ai suoi alunni e studenti a odiare gli ebrei e perseguire la distruzione dello stato ebraico?

7. Lo stato di Palestina continuerà ad alimentare l’aspirazione irredentista di confini che si estendono “dal fiume al mare”? Oppure accetterà una volta per tutte e ufficialmente uno stato che comprenda solo territori concordati in Cisgiordania e striscia di Gaza?

8. Lo stato di Palestina abbandonerà le varie cause intentate contro Israele nei tribunali internazionali?

9. Lo stato di Palestina stringerà alleanze con l’Iran, la Corea del Nord, gli Hezbollah libanesi e gli Houthi dello Yemen?

10. Lo stato di Palestina accetterà ispezioni internazionali regolari e approfondite volte a garantire che non stia scavando tunnel d’attacco e che non stia acquisendo o costruendo razzi e altre armi da guerra né intraprendendo qualsiasi forma di potenziale azione militare o terroristica contro Israele?

L’amministrazione americana e la comunità internazionale dovrebbero chiedere ai palestinesi di rispondere con chiarezza a queste domande, prima di esercitare ulteriori pressioni su Israele affinché accetti la soluzione a due stati.

Solo allora sapremo se stiamo promuovendo un progetto che promuoverà davvero la causa della pace nella regione.

(Da: Times of Israel, 31.1.24)