Obiettivo: minare alla base il diritto di Israele ad esistere

A questo serve negare la Shoà e i legami storici fra gli ebrei e la loro terra

Di Dan Margalit

Dan Margalit, autore di questo articolo

Dan Margalit, autore di questo articolo

Israele non è stato creato come una risposta alla Shoà, né come una compensazione per la Shoà, né tantomeno come un’assoluzione per il male fatto in Europa durante la Shoà. Israele è la realizzazione di un’aspirazione alla sovranità nella terra dei padri che risale ai tempi biblici, supportata dal diritto all’auto-determinazione nello spirito dei 14 punti del presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson e dalle decisioni adottate dalla Società delle Nazioni. E tutto questo avvenne prima della Shoà.

Israele non è frutto della tragedia più terribile nella storia del genere umano. In un certo senso è vero il contrario: è la Shoà che fu resa possibile dall’assenza di Israele. Lo stato degli ebrei arrivò troppo tardi per salvare i sei milioni di vite umane annichilite a Babi Yar, ad Auschwitz e in ciascuna delle altre infernali macchine della morte.

“L’Olocausto è una grande bugia!”, “Preparatevi per il vero Olocausto!” – La negazione delle pietre miliari della storia ebraica serve delineare l’ingiustizia che si intende fare agli ebrei di oggi

La Shoà è stata la peggiore di tutte le persecuzioni subite dagli ebrei nel corso della storia, quando erano deboli e indifesi. Non fu l’unico sterminio, ma fu unico nelle sue modalità e proporzioni. E si è ancorato nella vita quotidiana d’Israele in un modo cruciale: il primo compito dello stato ebraico è quello di impedire il ripetersi di aggressioni e tormenti arbitrari.

Se tutto quello che era accaduto prima della Shoà chiarisce e giustifica la necessità di difendersi del popolo ebraico, la Shoà ha portato tale necessità al massimo livello possibile: sino al punto di legittimare il fatto che persino le armi nucleari facciano parte dello scudo che si sono dati gli ebrei.

Pertanto, la negazione della Shoà non è un argomento di discussione accademica come un altro, così come non sono parte di una semplice e legittima discussione tra storici e archeologi le ripetute negazioni di ogni legame storico e culturale fra ebrei e Terra d’Israele. Un tema di discussione può essere quali fossero esattamente le dimensioni dei regni d’Israele, o quando esattamente i nazisti vararono il piano di sterminio della soluzione finale. Invece lo scopo della negazione della Shoà e dei legami fra ebrei e Terra d’Israele è un altro: è quello di cancellare l’ingiustizia fatta agli ebrei e cancellare i loro diritti, con il risultato di minare il diritto di Israele ad esistere come entità sovrana forte, entro confini sicuri e riconosciuti. La falsificazione, in tutte le sue forme, delle pietre miliari della storia e dell’esperienza ebraica fa parte dello sforzo complessivo – anche se non necessariamente organizzato – di mettere in discussione la giustezza e la legittimità dell’esistenza di Israele.

Questa è la perfida ricetta che sta dietro alla calunnia secondo cui sionismo e nazismo avrebbero basi comuni. Una calunnia che si aggrappa sempre agli stessi appigli. Il cosiddetto accordo Haavara degli anni ’30, che in effetti non fu altro che un debole tentativo di arginare i danni dell’espulsione forzata degli ebrei tedeschi dal loro paese e del sequestro dei loro beni, altro che cooperazione. E la tragica vicenda di Rudolf Israel Kastner, processato in Israele nel 1954 per aver disperatamente trattato con Adolf Eichmann e i suoi gorilla il rilascio in Svizzera, in cambio di oro e denaro, di un treno che trasportava 1.684 ebrei ungheresi. Lo stesso Kastner raccontò al procuratore Shmuel Tamir e al giudice Benjamin Halevy che aveva chiesto ad Eichmann se alcuni di quegli ebrei potevano essere inviati in Israele, e si era sentito rispondere da Eichmann che non poteva farlo perché a Gerusalemme nel 1937 aveva promesso al Gran Mufti Haj Amin al-Husseini che la Germania non avrebbe mandato nessun ebreo in Israele. Ma di che diavolo di collaborazione fra sionisti e nazisti vanno dunque cianciando questi farabutti?

Tutte queste diatribe – dalla negazione della realtà storica e archeologica ebraica in Terra d’Israele alla negazione dello sterminio subito dal popolo ebraico durante la Shoà – non hanno lo scopo di delineare i giusti contorni di eventi passati: hanno lo scopo di delineare i contorni dell’ingiustizia che si intende fare agli ebrei di oggi. La minaccia non è tramontata.

(Da: Israel HaYom, 4.5.16)