27 marzo 2015

“Al crescere del coinvolgimento dell’Iran in paesi come Iraq, Siria, Libano e Yemen – ha scritto giovedì Avi Issacharoff su Times of Israel – aumenta il potere contrattuale di Teheran con americani ed europei sul numero di centrifughe che potrà possedere e la natura dei controlli Onu nei suoi impianti nucleari. I politici in Israele ritengono che gli americani non abbiano alcuna intenzione di esigere dall’Iran la cessazione del suo attivismo militare e degli attacchi terroristici in altri paesi. Ma le preoccupazioni di Israele per l’avanzata della milizia filo-iraniana Houthi nello Yemen non sono nulla in confronto al profondo malcontento di Riad e altre capitali arabe, alla luce dell’offensiva iraniana in tutto il Medio Oriente e dell’immobilismo degli Usa. L’intervento militare saudita potrebbe non essere decisivo, ma riflette bene la frustrazione di sauditi, giordani ed egiziani. La loro collera non è diretta contro l’Iran, che fa più o meno quello che ci si aspettava, ma soprattutto verso Washington. E’ difficile crederlo, ma nel momento in cui la Casa Bianca sta negoziando con l’Iran per arrivare a un accordo sul programma nucleare di Teheran entro i prossimi cinque giorni, gli sciiti iraniani hanno contribuito a rovesciare un regime a maggioranza sunnita e hanno fatto ulteriori conquiste territoriali. E lo Yemen ha un lungo confine non sorvegliato con l’Arabia Saudita, che è il principale avversario regionale dell’Iran”.