Sconfiggere i terroristi jihadisti è più importante dell’approvazione internazionale

Israele non sacrificherà la vita dei propri soldati, e le future vite di civili esposti ad ulteriori attacchi terroristici, per placare le persone che manifestano in Europa e America contro l’esistenza dello stato ebraico

Di Uri Pilichowski

Uri Pilichowski, autore dell’articolo qui sintetizzato

Oggi a Gaza e in Israele si combattono due guerre. La prima è la guerra nelle strade e fra le case della striscia di Gaza. E’ una guerra che Hamas e altri palestinesi hanno scatenato con la disumana carneficina perpetrata in Israele il 7 ottobre, festa ebraica di Simchat Torah. Si tratta di una guerra brutale con molte ramificazioni di vasta portata. La morte di migliaia di israeliani e palestinesi è una tragica conseguenza di questa guerra, voluta e perpetuata dai terroristi palestinesi.

La seconda guerra si combatte nei tribunali dell’opinione pubblica. La guerra delle parole si combatte nei mass-media mainstream, sui social network, nelle aule universitarie.

Israele sta vincendo la prima guerra, ma sembra che i terroristi palestinesi e i loro padrini iraniani stiano vincendo la seconda.

Queste due guerre non sono così separate come potrebbe sembrare. Israele viene giudicato sulla scena mondiale e potrebbe essere severamente sanzionato se continuerà a combattere la guerra per la propria sopravvivenza senza sostegno globale.

Quanto dovrebbe preoccuparsi Israele della seconda guerra, quella per l’opinione pubblica? Delle due guerre che Israele sta combattendo, la priorità deve essere data alla guerra nella striscia di Gaza contro i terroristi di Hamas & co. I terroristi palestinesi rappresentano una concretissima minaccia alla vita in Israele. Se verrà permesso loro di cavarsela e andare avanti oltre questa guerra, Israele resterà esposto a ulteriori attacchi come quello che si è visto il 7 ottobre: un esito inaccettabile.

New York, 25 dicembre 2023. Sullo striscione “da Gaza a Jenin” l’immancabile mappa della “Palestina” che cancella Israele dalla carta geografica. Uri Pilichowski: “Israele non sacrificherà la vita dei propri soldati e civili per placare coloro che manifestano in Europa e America contro l’esistenza dello stato ebraico”

Pur nel rispetto delle norme di guerra, Israele ha il dovere nei confronti dei propri cittadini e soldati di fare ricorso ad attacchi aerei che causano seri danni al nemico prima di inviare le forze di terra ad annientarlo. Mentre le operazioni di terra limitano il numero delle vittime civili involontariamente causate sul fronte nemico, esse aumentano il numero dei caduti e feriti tra i soldati israeliani. Ben pochi in Israele sono disposti ad accettare che Israele (che ha già perso più di 160 giovani dall’inizio delle operazioni di terra) mandi allo sbaraglio i propri soldati allo scopo di limitare il numero di vittime fra i civili di cui si fanno scudo i terroristi.

Tanti attaccano Israele per la sua condotta della guerra, ma nessuno offre alternative concrete e praticabili che non comportino un grave aumento delle vittime israeliane, militari e civili.

La percezione dell’opinione pubblica mondiale è importante. Ma Israele non sacrificherà la vita dei propri soldati, e le future vite di civili esposti ad ulteriori attacchi terroristici, allo scopo di placare le persone che marciano nelle strade d’Europa e d’America manifestando contro l’esistenza dello stato ebraico, o per ottenere più like su Facebook e Instagram o più Tweet condivisi. La guerra non è un gioco di numeri. La guerra si combatte, a caro prezzo, per garantire la sopravvivenza e la sicurezza della propria popolazione.

(Da: Jerusalem Post, 24.12.23)

 

Il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, Herzi Halevi, durante la conferenza stampa del 26 dicembre

“Abbiamo eliminato molti terroristi e loro comandanti, alcuni di loro si sono arresi alle nostre forze e abbiamo fatto centinaia di prigionieri. Abbiamo distrutto molte infrastrutture e armi sotterranee”. Lo ha detto martedì il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, Herzi Halevi, in una conferenza stampa nel sud di Israele. Ma questa guerra, ha avvertito Halevi, durerà “ancora parecchi mesi”.

E’ una guerra molto difficile, ha ricordato il generale, che si combatte “in una densa area urbana, dove i terroristi sono vestiti da civili. Probabilmente incontreremo ancora combattenti in quest’area e continueremo a dar loro la caccia e ad attaccarli e in vari modi – ha aggiunto, riferendosi al nord della striscia di Gaza dove i combattimenti potrebbero scalare una volta debellato l’ultimo battaglione di Hamas nella zona – Ora stiamo concentrando i nostri sforzi nel sud della striscia di Gaza, a Khan Younis, nei campi del centro e altrove. E continueremo a mantenere e consolidare i risultati ottenuti nel nord”.

Halevi ha affermato che le Forze di Difesa israeliane “non permetteranno un ritorno alla situazione di prima del 7 ottobre, e non permetteranno che un simile evento si ripeta”.

Affrontando la preoccupazione sollevata in Israele che le forze di terra siano esposte a troppi rischi senza sufficiente supporto aereo, il capo di stato maggiore ha assicurato che “l’aeronautica continua a colpire senza sosta. Un edificio cade quando è un obiettivo nemico, un edificio cade quando rappresenta un pericolo per le nostre forze. Le operazioni delle Forze di Difesa israeliane sono concentrate e precise. Ovunque le nostre forze attaccano, sono accompagnate da un massiccio fuoco dall’aria, dal mare e da terra. In ogni operazione in cui le nostre forze necessitano di potenza di fuoco, ricevono al meglio la copertura necessaria”.

Le forze di terra, ha spiegato Halevi, stanno demolendo le strutture di Hamas che “non si possono distruggere dal cielo”, e queste operazioni portano a scontri diretti e ravvicinati con agenti terroristici. “Facciamo un uso professionale, razionale e calcolato delle risorse a nostra disposizione e ci prepariamo per la continuazione dei combattimenti in tutte le arene. Questa guerra – ha continuato Halevi – deve conseguire obiettivi indispensabili, ma non facili, e si svolge in un territorio complesso. Ecco perché andrà avanti ancora per parecchi mesi e opereremo con modalità diverse in modo che i risultati ottenuti possano essere mantenuti per lungo tempo”. Le Forze di Difesa israeliane, ha detto il generale, adattano costantemente i loro metodi di combattimento a ciascuna area in cui operano: “non esistono ricette magiche, né scorciatoie” per smantellare completamente un’organizzazione terroristica così radicata da decenni nel territorio. “Ma noi siamo molto, molto determinati – ha detto Halevi – e le Forze di Difesa israeliane raggiungeranno i capi di Hamas che ci voglia una settimana o che ci vogliano mesi”.

“Aumentiamo la pressione militare in diversi modi ed è questa pressione che consentirà di realizzare gli obiettivi della guerra: smantellare Hamas e portare a casa gli ostaggi. Il nostro impegno per la restituzione degli ostaggi resta intatto, faremo di tutto per riportarli a casa. Stiamo combattendo una guerra giusta come nessun’altra, ma comporta un prezzo pesante e doloroso – ha concluso Halevi – Alcuni dei nostri migliori figli e figlie sono caduti nella battaglia per garantire la sicurezza del paese. Noi garantiremo che il loro sacrificio non sia stato vano”.

(Da: Times of Israel, 26.12.23)