Se ne discute in Israele

Alcuni commenti dagli editoriali della stampa israeliana di mercoledì 12 agosto

Yediot Aharonot osserva che gli americani si oppongono fortemente alle costruzioni nell’area E-1, vicino a Maaleh Adumim, perché questo non solo collegherebbe Ma’aleh Adumim con Gerusalemme, ma anche – sostengono – interromperebbe la contiguità territoriale di qualunque futuro stato palestinese. Quindi l’l’editoriale sollecita i vari parlamentari e ministri che hanno parlato in favore delle costruzioni nell’area E-1 vicino a Maaleh Adumim a tacere perché “sanno la verità: non ci saranno costruzioni nell’ E-1″.

Ma’ariv critica aspramente la richiesta del ministro dell’interno e presidente di Shas, Eli Yishai, che il presidente d’Israele Shimon Peres condoni l’ex parlamentare di Shas e ministro Shlomo Benizri, recentemente condannato per corruzione, frode, abuso di fiducia, ostacolo alla giustizia e cospirazione. Il giornale si dice “sconvolto e disgustato” dall’impudenza del capo di un partito, sette parlamentari del quale sono criminali condannati, di poter chiedere tale perdono”. Il giornale scrive: “Nessuno nega i fallimenti nel trattare con gli immigranti sefarditi nei primi anni dello Stato, con la discriminazione continuata anche dopo, e i divari che si sono creati. L’obiettivo dello Shas di combattere contro tutto questo è assolutamente legittimo. Il problema è che il partito ha apparentemente perso ogni controllo e ritiene che tutto sia valido per correggere la discriminazione e compensare il passato. Bisogna sfruttare lo Stato e prendere dallo Stato tutto il possibile e, secondo alcuni, perfino infrangere la legge. E, secondo Yishai, a quanto pare, perfino cancellare questi misfatti con un condono”.

Yisrael Hayom commenta il congresso di Fatah a Betlemme e dice che molti di quelli che sono stati eletti a posizioni di leadership– Marwan Barghouti, Jibril Rajoub, Muhammad Dahlan e Tewfik Tirawi, fra gli altri – hanno acquisito importanza durante la prima intifada. L’editoriale ritiene che la “nuova-vecchia leadership di Fatah” stia cercando di “rinnovare il suo appeal avviandosi su una nuova strada nella sua lotta continua, non con Israele, ma contro Hamas”.

Il Jerusalem Post, preoccupato che il carattere di Gerusalemme cambi in peggio a causa dell’estremismo ultraortodosso, dichiara: “Sia che si tratti di un parcheggio aperto di Shabbat, degli autobus segregati secondo il sesso o dell’applicazione della legge in modo equo, noi esortiamno le autorità a tener duro. E ci appelliamo agli ortodossi tradizionali, la maggioranza dei quali, confidiamo, non si identifica con le tattiche degli estremisti, affinché prendano la parola almeno per richiedere tolleranza, anche se la loro coscienza non permette loro di sostenere il pluralismo”.

Haaretz fa riferimento all’ammonizione publica fatta a Nadav Tamir, console generale di Israele a Boston, dopo la pubblicazione di un memoriale interno in cui Tamir metteva in guardia su una crisi nei rapporti tra Israele e Stati Uniti, e scrive che “il nostro pimo ministro e il nostro ministro degli esteri preferiscono ancora ‘quelli che hanno la nostra stessa posizione’, rifiutando l’esistenza di un servizio civile professionale le cui valutazioni differiscono dagli ordini dei politici e dalla propaganda ufficiale”. Aggiungendo che è un grave pericolo neutralizzare i professionisti e trasformarli in portavoce dei partiti al potere, l’editoriale afferma che “Netanyahu e Lieberman devono permettere ai professionisti di fare il loro lavoro”.