Donne costrette al terrorismo per “riabilitare” l’onore della famiglia

Rapporto dei servizi israeliani: più di 240 attentati sventati dall'inizio dell’anno; impossibile per i palestinesi ribellarsi al regime di Hamas a Gaza

Nadav Argaman

Nadav Argaman, direttore generale dei servizi di sicurezza israeliani dal febbraio 2016

Sono più di 40 le donne che hanno effettuato o tentato di effettuare attacchi terroristici nella recente ondata di terrorismo anti-israeliano, e quasi ognuna di esse lo ha fatto per ripristinare “l’onore” della famiglia, tanto che in diversi casi sono state portate sul luogo dell’attentato da membri maschi della famiglia stessa. Lo ha detto il direttore generale dei servizi di sicurezza israeliani Nadav Argaman presentando la settimana scorsa il suo primo rapporto sulla situazione alla Commissione esteri e difesa della Knesset. Argaman ha spiegato che queste donne vengono mandate a morire per “espiare” qualcosa di “disonorevole” che hanno fatto e restituire in questo modo l’onore a tutta la famiglia, insieme ai soldi che essa riceverà da parte dell’Autorità Palestinese.

Secondo le informazioni presentate da Argaman, le ondate di attacchi terroristici dei mesi scorsi erano strettamente collegate alle tensioni provocate sul Monte del Tempio di Gerusalemme. Argaman ha avvertito che, se la situazione sul Monte del Tempio dovesse tornare a infiammarsi (con le relative campagne di propaganda incendiaria), bisognerebbe mettere in conto nuove ondate di attacchi.

Argaman ha poi aggiunto che Hamas sta attraversando una crisi strategica, per cui in questa fase non ha intenzione di scatenare una guerra contro Israele. Ha anche sottolineato che, sul terreno, le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese cooperano con quelle israeliane contro le attività di Hamas in Cisgiordania. In questo contesto, il capo dei servizi israeliani ha ribadito l’importanza di continuare a rilasciare permessi di lavoro in  Israele ai palestinesi di Cisgiordania, come fa il governo di Gerusalemme, giacché questo contribuisce a placare la situazione. Attualmente, ha ricordato Argaman, sono circa 120.000 i palestinesi che lavorano in Israele, legalmente o illegalmente, procurando reddito a un terzo dei palestinesi di Cisgiordania.

Esaltazione della terrorista donna nella propaganda palestinese

Esaltazione della donna terrorista nella propaganda palestinese

Nell’illustrare il bilancio delle attività dei servizi di sicurezza, Argaman ha detto che, tra gennaio e maggio 2016, sono stati sventati 240 importanti attacchi terroristici, compresi 11 attentati suicidi, 10 tentativi di sequestro di persona e più di 60 attacchi simili a quello perpetrato nel centro commerciale Sarona di Tel Aviv (4 morti). La maggior parte di tali attacchi erano stati pianificati da Hamas.

Dall’inizio di quest’ultima ondata terroristica scoppiata nell’ottobre 2015, si sono registrati più di 300 attacchi (esclusi i lanci di bombe Molotov). Fra questi, 180 attacchi con armi bianche, più di 90 con armi da fuoco e circa 30 attacchi con veicoli deliberatamente lanciati contro pedoni. La maggior parte di questi attacchi sono stati effettuati da terroristi singoli.

Argaman ha poi spiegato che la ragione della diminuzione del numero di attentati nelle ultime settimane è dovuto, fra l’altro, all’elevato numero di attacchi sventati in tempo e alle misure di deterrenza adottate contro gli attentatori solitari. Tuttavia, nonostante la diminuzione del numero di attacchi, il numero delle minacce provenienti dalla Cisgiordania non è affatto diminuito, il che indica come la situazione in Cisgiordania sia comunque altamente infiammabile. Secondo il rapporto di Argaman, in Cisgiordania c’è la diffusa sensazione che l’epoca del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) sia ormai al tramonto e che si stia entrando in un periodo di transizione verso una nuova dirigenza, con tutti i rischi che ciò comporta.

Per quanto riguarda la striscia di Gaza, Argaman ha detto che l’apparente impressione di calma è fuorviante. In realtà, per via della situazione economica e civile, a Gaza cresce il malcontento verso la dirigenza di Hamas. Tuttavia, nonostante le critiche diffuse, i servizi israeliani non credono che al momento possa scoppiare una rivolta contro Hamas a causa del terrore che l’organizzazione incute, della dipendenza finanziaria di molta gente da Hamas stessa e per il fatto che l’unico altro gruppo con uomini e risorse in grado di prendere il potere in modo efficace nella striscia di Gaza sarebbe l’ISIS, un’eventualità che il grosso degli abitanti di Gaza non vuole.

(Da: YnetNews, 17.7.16)