Portata a casa la legge di bilancio, la coalizione di governo deve ora procedere con cautela

Com’è normale, maggioranza e opposizione esprimono valutazioni opposte sul budget biennale approvato dalla Knesset. Ma i progetti di riforma giudiziaria sono altra cosa e necessitano di dialogo e compromesso

Editoriale del Jerusalem Post

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con ministri e deputati della sua coalizione, dopo l’approvazione mercoledì scorso della legge di bilancio

Indipendentemente da ciò che si può pensare della coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu, non si può negare che l’approvazione della legge di bilancio sia stata un’impresa notevole. Il bilancio biennale, approvato nella notte fra martedì e mercoledì con 64 voti favorevoli e 55 contrari, ammonta a 484 miliardi di shekel (ca. 120,9 miliardi di euro) per il 2023 e 514 miliardi di shekel (128,3 miliardi di euro) per il 2024, e si configura come il budget più grande nella storia del paese.

Il budget di quest’anno include anche 14 miliardi di shekel di stanziamenti speciali destinati a specifiche esigenze dei partiti che fanno parte della coalizione.

Alcuni elementi del bilancio suscitano preoccupazione. Tra le misure approvate nella collegata legge sulla Gestione Economica figurava il controverso Fondo Arnona (tassa sugli immobili) che convoglierà imposte comunali dalle città relativamente ricche a quelle con redditi molto più bassi (ma, secondo i critici, a vantaggio più delle comunità elettoralmente convenienti per la coalizione che non di quelle veramente bisognose ndr). Il budget comprende anche circa 3,7 miliardi di shekel destinati alle scuole haredi (ultra-ortodosse) private o semi-private e alle yeshivot (seminari talmudici), dove non si insegnano materie considerate fondamentali per la formazione laica, nonché altri programmi – come buoni alimentari ed esenzioni fiscali – che disincentivano gli uomini ultra-ortodossi dall’entrare nel mercato del lavoro (anziché dedicarsi a tempo pieno agli studi religiosi contando sui sussidi statali per il proprio mantenimento ndr). Gli effetti a lungo termine di queste scelte non andranno a beneficio né della stessa comunità haredi, né dell’economia generale del paese, né dei contribuenti israeliani chiamati a sopportare il peso maggiore per colmare la differenza.

Come ha scritto Eliav Breuer sul Jerusalem Post, il governo e l’opposizione danno due valutazioni radicalmente diverse della legge di bilancio approvata. Netanyahu ha elencato alcuni conseguimenti: maggiori sussidi per gli asili nido; un certo aumento del budget del Ministero della sicurezza nazionale che permetterà alla polizia israeliana di ampliarsi; aumento dei finanziamenti per gli studi accademici dei soldati congedati; aumento di 7 miliardi di shekel del bilancio del Ministero della salute per il periodo 2023-2024.

21esima manifestazione settimanale di protesta contro la riforma giudiziaria, sabato scorso, a Tel Aviv

Dal canto suo, il leader dell’opposizione Yair Lapid ha criticato Netanyahu dicendo che il primo ministro è “scollegato dalla realtà”. Lapid  ha affermato che parte di ciò che Netanyahu aveva garantito che vi sarebbe stato nel budget in realtà non si è visto, come l’istruzione gratuita per i bambini di età compresa tra 0 e 3 anni, l’aumento promesso di 9 miliardi di shekel nel budget del Ministero della sicurezza nazionale, programmi significativi per tagliare l’alto costo di vita. Lapid ha anche sottolineato che i 13,6 miliardi di shekel in fondi destinati a finanziare gli accordi fra partiti della coalizione sono di più dell’intero budget per gli ospedali pubblici (12,4 miliardi di shekel) o per l’istruzione superiore (12,6 miliardi di shekel).

Comunque, indipendentemente dalle diverse opinioni sulla legge di bilancio e le varie assegnazioni, il punto cruciale della sua approvazione è che garantisce alla coalizione un anno e mezzo di relativa stabilità fino a quando la Knesset non dovrà approvare un altro bilancio, e consente a Netanyahu e al suo governo di tornare a concentrarsi sul progetto di radicale riforma del sistema giudiziario che ha attanagliato il paese sin dalla ascesa al governo di questa coalizione. Quando è stato chiesto a Netanyahu se l’approvazione del bilancio spingerà il governo ad abbandonare le trattative in corso, sotto l’egida del presidente Isaac Herzog, per arrivare a una riforma giudiziaria concordata, il primo ministro ha risposto: “Naturalmente continueremo con gli sforzi per arrivare a un accordo di ampio consenso, per quanto possibile, sulla questione della riforma giudiziaria”.

Netanyahu ha ora in mano il timone per determinare il ritmo della riforma e, di conseguenza, l’intensità delle proteste settimanali contro di essa. Non può abbandonare totalmente il progetto perché si alienerebbe e farebbe infuriare i membri della coalizione e anche del suo partito. Tuttavia, anche se il passaggio della legge di bilancio dimostra che la coalizione è in grado di approvare ciò che vuole, Netanyahu deve mostrare moderazione e continuare a sostenere appieno le trattative per arrivare a un accordo su una riforma che non sia così estremista come quella proposta da alcuni membri della sua coalizione. Questo è il percorso corretto da intraprendere. Israele non ha alcun bisogno di “una estate del nostro scontento” nelle piazze di tutto il paese e Netanyahu dovrebbe dare ascolto al suo rivale Benny Gantz, che ha twittato: “Ricordo a Netanyahu che è sciocco ripetere la stessa azione e aspettarsi risultati diversi. Se il golpe giudiziario torna sul tappeto, scuoteremo il paese e lo bloccheremo”.

La coalizione ha diritto al suo giro d’onore alla luce del successo della sua legge di bilancio. Non è cosa da poco. Ma ora dovrebbe procedere con cautela, poiché il resto del paese non se ne starà fermo a guardare se la coalizione dovesse decidere di sospendere le trattative e spianare il sistema giudiziario attraverso la Knesset. L’unica strada da percorrere è quella di un compromesso negoziato.

(Da: Jerusalem Post, 28.5.23)