Ideologi versus pragmatici

Col fallimento di Oslo i due maggiori blocchi, Laburisti e Likud, si sono divisi.

Da un articolo di Gerald Steinberg, Università Bar Ilan

image_635Martedì sera il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha ottenuto l’approvazione della legge di bilancio 2005, evitando la caduta del suo governo e rimuovendo un altro ostacolo dalla strada verso l’attuazione del piano di disimpegno. Il giorno prima aveva già ottenuto la bocciatura da parte della Knesset della proposta di indire un referendum nazionale sullo stesso piano di disimpegno.
Ma sono eventi che potrebbero offrire solo un breve respiro, forse lungo abbastanza per arrivare soltanto all’attuazione dello sgombero dalla striscia di Gaza e dall’area di Jenin nella Cisgiordania settentrionale. Viceversa, le stesse tensioni legate al disimpegno potrebbero innescare cambiamenti più importanti di quelli legati a eventuali elezioni anticipate, conducendo a una generale ricomposizione del panorama politico israeliano. Mentre il processo va avanti, infatti, il divario ideologico-emotivo fra destra e sinistra, responsabile di alcune disastrose scelte politiche israeliane, verrà rimpiazzato da un dibattito politico dominato dai pragmatici realisti.
La cornice che ha dominato la politica israeliana negli ultimi due decenni rifletteva il profondo divario emotivo sulle opzioni della pace con i palestinesi. Nel 1992 la vittoria di stretta misura di Yitzhak Rabin aprì la strada all’ottimistico processo di Oslo, e le frizioni fra i due principali campi ideologici aumentarono. Ma quando i negoziati avviati da Oslo saltarono per aria alla fine del 2000, quella cornice divenne improvvisamente insignificante. I due maggiori blocchi, Laburisti e Likud, furono lacerati al loro interno dalla campagna terroristica palestinese, ed entrambi si divisero.
I Laburisti implosero per primi quando i membri dell’ala ideologica guidata da Yossi Beilin (strettamente identificati con il processo di Oslo) vennero sconfitti nelle votazioni interne e uscirono per formare un nuovo partito insieme al Meretz, lo Yahad. Viceversa i pragmatici, compreso Shimon Peres, capirono che le cicatrici di tanto fallimento rappresentavano un pesante fardello che non sarebbe stato facilmente superato da molti elettori israeliani. Su queste basi, e nel pieno della campagna terroristica, i partito laburista lasciò cadere la ricerca di un accordo di pace messianico e nel 2001 entrò nel governo guidato da Sharon.
Quando i Laburisti abbandonarono l’ampia coalizione per tentare di guadagnare un angusto vantaggio politico-elettorale, i loro tradizionali sostenitori si ribellarono e il partito rischiò quasi di scomparire dal panorama politico israeliano. Sotto Peres, i Laburisti hanno ricuperato un po’ del terreno perduto rientrando a far parte della coalizione di Sharon con lo scopo di sostenere l’attuazione del piano di disimpegno. Ma senza una nuova leadership e una strategia politica realista, il partito laburista farà molta fatica a conservare i 22 seggi in parlamento, nonostante il diffuso malcontento verso Sharon e il Likud.
Dopo la rottura dei Laburisti, è stata la volta del blocco del Likud che si è diviso fra le sue ali ideologica e pragmatica. Come primo ministro, Sharon è stato politico accorto e razionale, arrivando gradualmente all’inevitabile logica del disimpegno unilaterale e alla costruzione della barriera di separazione. Tale posizione corrisponde all’opinione della maggioranza degli israeliani nell’era post-Oslo, e riflette la realtà politica e demografica. Molti israeliani sono tutt’altro che entusiasti del disimpegno e non corrono alle manifestazioni in sostegno del piano, ma tutti i sondaggi indicano che l’opinione pubblica riconosce che si tratta della politica più razionale date le circostanze. Come che sia, il piano di disimpegno ha però alienato lo zoccolo duro dell’elettorato di Sharon all’interno del Likud e tra i sostenitori della politica degli insediamenti. Come nel caso dei Laburisti, la spaccatura nel Likud fra ideologi e pragmatici va aumentando, come si può vedere nelle accese riunioni del partito e nei velenosi attacchi ai suoi leader. Le prossime elezioni, che potrebbero aver luogo pochi mesi dopo il disimpegno, potrebbero portare alla divisione ufficiale, con due varianti del Likud a contendersi il sostegno degli elettori. I sondaggisti stanno già cercando di saggiare lo scenario in cui un Likud ideologico, guidato da Binyamin Netanyahu, si contrapponesse a un Likud realista, guidato da Sharon.
Negli ultimi trent’anni le formazioni centriste non sono andate molto bene nella vita politica israeliana. Tuttavia gli spostamenti oggi in corso verso il pragmatismo potrebbero invertire questo schema. Lo Shinui, nato come un partito di protesta improntato a un’ideologia laicista, si è spostato verso il centro come testimonia la decisione di votare a favore della legge di bilancio, pur essendo uscito dalla coalizione, per permettere l’attuazione del disimpegno.
Intanto i partiti ideologici non scompariranno e, per essere sostenibile, la struttura post-Oslo dovrà focalizzarsi sempre più su un approccio realistico al conflitto palestinese piuttosto che sulle fallimentari soluzioni utopistiche. I grandiosi disegni messianici che promettono soluzioni immediate, sia da destra che da sinistra, rappresenteranno una sfida continua, mentre i leader del centro pragmatico dovranno porre l’enfasi sulla gestione pragmatica e non-ideologica anche delle tensioni socio-economiche e fra laici e religiosi all’interno della società israeliana.
Con quest’ordine del giorno, una così radicale ricomposizione pone una sfida formidabile alle prossima generazione della dirigenza politica israeliana. Ma il processo è già avviato e, come per il disimpegno, in mancanza di una vera alternativa non farà che andare avanti. Gli israeliani hanno già pagato un prezzo troppo alto a ideologie, su entrambi i lati dello spettro politico, che difettavano di autentiche fondamenta nella realtà.

(Da: Jerusalem Post, 29.03.05)

Nella foto in alto: il pm Ariel Sharon e il vice pm Shimon Peres durante il voto sulla legge di bilancio 2005 martedì sera alla Knesset.