Il relax che Israele non può permettersi

Finché Teheran minaccia Israele, conta poco cosa pensano i servizi Usa sul nucleare iraniano

Da un editoriale di Ha’aretz

image_1929Finché l’Iran continua a minacciaredi la distruzione di Israele, resta irrilevante cosa pensi l’intelligence americana delle capacità nucleari iraniane. Non sono frutto di fantasia né di paranoia le minacce concrete che sentiamo regolarmente da Teheran. Alle orecchie del resto del mondo quelle minacce possono suonare come un ronzio di sottofondo ormai abituale, ma per Israele è imperativo convincere il mondo ad ascoltarle con attenzione.
Il presidente iraniano non ha mai detto d’essere disposto ad accettare lo stato sionista quando firmerà un accordo di pace con i palestinesi: non c’è alcun collegamento fra l’occupazione dei territori e la minaccia iraniana di cancellare Israele. Certo, si possono anche considerare le invettive di Mahmoud Ahmadinejad come frutto di demagogia, ma è troppo pericoloso sottovalutare le sue intenzioni esplicitamente dichiarate.
Pertanto la questione se l’Iran otterrà la capacità nucleare di distruggere Israele nell’arco di due o di sette anni non è poi così rilevante.
Israele rischia di fare la figura del nudnik, del petulante insistente, ora che l’intelligence americana ha suonato il cessato-allarme. Ma Israele è il solo paese che non può permettersi di abbassare la guardia. Mentre altri paesi possono crogiolarsi nei loro affari con l’Iran domandandosi se le sanzioni rispondano o meno ai loro interessi, Israele semplicemente non può permettersi questo genere di dubbi almeno finché resta al potere a Teheran l’attuale regime.
Il rapporto dell’intelligence americana non ha sostanzialmente cambiato nulla, salvo che l’importanza strategica di Israele rispetto alla minaccia iraniana è diminuita. Il rapporto non discute cambiamenti sulla base di nuovi dati di fatto: semplicemente adotta una terminologia più vaga e valutazioni più possibiliste. Il che rende difficile capire se la minaccia è diventata più piccola, o è semplicemente rinviata di qualche anno, e se ciò necessiti di cambiamenti nella posizione politica.
Il rapporto afferma chiaramente, come già faceva quello precedente, che nell’autunno 2003 l’Iran stava sviluppando armi nucleari. Dopo di ché il quadro diventa confuso. Vi sono discrepanze fra un’agenzia di intelligence e l’altra circa il presupposto che il programma nucleare militare iraniano sia da allora bloccato.
Il rapporto afferma che non è dato sapere se l’Iran abbia o meno intenzione di riprendere lo sviluppo delle armi atomiche. E gli autori non escludono la possibilità che l’Iran abbia acquisito, o possa acquisire, armi nucleari direttamente da fonti esterne. Non vi sono informazioni che permettano di valutare le intenzioni iraniane, ma vi sono consistenti informazioni secondo cui l’Iran sta continuando in vari siti segreti il processo di arricchimento dell’uranio per fare armi nucleari, e che dispone sia delle capacità tecniche sia delle conoscenze scientifiche per fabbricare armi nucleari in qualunque momento.
Il rapporto dell’intelligence americana non aumenta né diminuisce i timori. In se stesso non giustifica un rilassamento o un cambiamento di politica. Quello che il rapporto afferma è che l’Iran, se vuole produrre la bomba, è in grado di farlo; e se non lo fa, è perché decide di non farlo.
Questa valutazione può avere un effetto limitativo sulla politica interna americana. Ma nel caso della politica israeliana dovrebbe causare anzi la reazione opposta, giacché qualunque indebolimento della posizione americana, a sua volta destinato a influenzare la posizione europea, aumenta i pericoli per Israele.

(Da: Ha’aretz, 6.12.07)

Nella foto in alto: “Israele deve esser sradicato e cancellato dalla storia” recita la scritta su un missile balistico Shahab 3 esibito durante una parata militare a Teheran.