La nuova escalation di Hamas

Il predominio di Hamas a Gaza è un formidabile ostacolo a qualunque sostanziale accordo di pace.

Editoriale del Jerusalem Post

image_3016Due anni fa, a fine dicembre, Israele era sul punto di lanciarsi nei 22 giorni dell’operazione anti-Hamas “Piombo fuso” nella striscia di Gaza. I combattimenti iniziarono alle 11.30 del mattino del 27 dicembre 2008 con un’ondata missioni degli F-16 sulle roccaforti di Hamas: l’obiettivo era quello di porre fine agli irriducibile fuoco di Hamas da oltre confine che facevano vivere nel terrore la popolazione delle città e dei villaggi del sud di Israele. Ora, dopo due anni di relativa quiete, la situazione al cinfine con Gaza sembra tornare a infiammarsi.
Lunedì scorso il capo di stato maggiore israeliano Gabi Ashkenazi ha ordinato alle forze aeree di colpire otto obiettivi terroristi nella striscia di Gaza, fra i quali un campo di addestramento di Hamas e un tunnel usato per il traffico di armi ed esplosivi, come reazione alla sequela di attacchi delle due scorse settimane dalla striscia di Gaza contro militari e civili israeliani. Alzando ulteriormente la posta, martedì mattina i terroristi di Gaza hanno lanciato un razzo Qassam su un asilo d’infanzia presso Ashkelon, ferendo una ragazza e causando il ricovero di altre due persone sotto shock. Più tardi, nella stessa giornata, puntuali le forze aeree israeliane hanno di nuovo colpito obiettivi terroristi.
Fonti delle Forze di Difesa israeliane dicono che Hamas non è realmente interessata ad un’escalation su vasta scala. Sembra tuttavia che una escalation limitata rientri negli interessi per come li percepisce Hamas, in parte come strumento per sviare la crescente frustrazione dovuta al manato conseguimento di obiettivi politici a lungo promessi, come la scarcerazione dei detenuti dalle carceri israeliane in cambio dell’ostaggio Gilad Schalit.
Due anni dopo l’operazione “Piombo fuso”, la rinnovata attività terroristica dalla striscia di Gaza ci fa ricordare la spaccatura che si è verificata nella dirigenza palestinese negli anni scorsi. Mentre l’Autorità Palestinese dominata da Fatah si batte mantiene a stento il controllo sulla Cisgiordania e per muovere verso l’indipendenza statale, Hamas dalla striscia di Gaza persegue una lugubre politica di terrorismo a bassa intensità.
La vittoria di Hamas alle elezioni parlamentari palestinesi del gennaio 2006 rappresentò il culmine di un lungo processo che marcò la fine ufficiale di mezzo secolo durante il quale il movimento nazionale palestinese era stato dominato da una cultura politica estremista, ma più laica. Come ebbe a proclamare Nizar Rayyan, un capo di Hamas a Gaza ucciso nei combattimenti del gennaio 2009, la lotta di Hamas contro Fatah mira a “sradicare il secolarismo da Gaza”. Non è un segreto che Hamas aspira ad estendere il suo controllo sulla Cisgiordania. E, come ha sottolineato l’accademico israeliano Asher Susser nel suo “The Rise of Hamas in Palestine” (L’ascesa di Hamas in Palestina), il crescente islamismo non si limita certo a questi territori: rientra piuttosto in un processo di ascesa islamica e di re-islamizzazione della società e della politica che ha ben più ampia portata, estendendosi dall’Egitto alla Giordania, all’Iraq, alla Siria.
Parte del successo elettorale di Hamas si dovette al disgusto per la corruzione e il clientelismo sfrenati che permeavano Fatah e la sua dirigenza. Ma c’era anche fra i palestinesi la convinzione che gli spietati metodi di Hamas fossero più efficaci contro Israele. Come ha scritto Azzam Tamimi nel suo “Hamas: A History from Within” (Hamas: una storia dall’interno), il ritiro unilaterale di Israele dalla striscia di Gaza nell’estate 2005, alcuni mesi prima delle elezioni palestinesi del 2006, venne largamente considerato come una dimostrazione che violenza e terrorismo avevano dato risultati laddove l’abbandono della “lotta armata” professato dall’Olp e a vantaggio dei negoziati aveva fallito.
Alla vittoria elettorale fece seguito, un anno e mezzo più tardi, un violento colpo di stato col quale i miliziani di Hamas cacciarono Fatah dalla striscia di Gaza. Benché il disimpegno del 2005 significasse che non vi era più alcuna presenza civile o militare israeliana in tutta la striscia di Gaza, i lanci di razzi contro Israele non fecero che aumentare e Israele si trovò costretto suo malgrado a lanciarsi nell’operazione “Piombo fuso” contro gli islamisti.
Alcuni analisti sono convinti che Hamas stia perdendo popolarità fra i palestinesi i quali può darsi che stiano interiorizzando la devastazione che quel loro “governo” ha fatto piombare sulla striscia di Gaza costringendo Israele all’operazione militare di due anni fa. Alcuni sostengono inoltre che gli abitanti di Gaza stiano iniziando a guardare dall’altra parte del confine a quella Cisgiordania dove stabilità e coordinamento economico con Israele stanno producendo un’atmosfera molto migliore per la vita di tutti i giorni. Infine, c’è chi suggerisce che anche i progressivi sforzi di Hamas volti ad imporre nella striscia di Gaza un quadro fondamentalista islamico stiano producendo una crescente disaffezione.
Quale che sia il grado di esattezza di queste valutazioni, resta tuttavia il fatto che non si intravedono segnali significativi di un allentamento della presa di Hamas sulla striscia di Gaza. Dopo aver capitalizzato sul sostegno delle urne per ideare architettare la sua violenta presa del potere, Hamas non sarà disposta a cedere il controllo tanto facilmente.
Le possibilità che i negoziati israelo-palestiensi si traducano in una svolta di pace sono assai tenui: il predominio di Hamas sulla striscia di Gaza rappresenta un formidabile ostacolo all’attuazione di qualunque accordo sostanziale.
Più nell’immediato, la “leggera” escalation di fuoco attualmente in arrivo da Gaza mette in evidenza la potenziale capacità di cui dispone Hamas di seminare distruzione nel sud di Israele con i mortai, i razzi e i missili che ha continuato incessantemente ad acquisire dalla fine dell’operazione “Piombo fuso”. Per due anni il vigore di quell’operazione è evidentemente servito come deterrente contro questo genere di attacchi da oltre confine. Per quanto Hamas consideri salda la sua presa su Gaza, sembrerebbe stupido da parte sua correre il rischio di costringere Israele a far ricorso ancora una volta a un tale dispiegamento di forza.

(Da: Jerusalem Post, 21.12.10)

Nella foto in alto: Bambini israeliani corrono verso un rifugio durante un’esercitazione nel kibbutz il cui asilo è stato colpito martedì da un Qassam palestinese

Si veda anche:

Hamas ammette: “I morti a Gaza erano nostri combattenti”

https://www.israele.net/articolo,2975.htm

Donne oppresse a Gaza, e donne che sostengono i loro oppressori

https://www.israele.net/articolo,2879.htm

Uno staterello jihadista, terrorista, antioccidentale e antisemita sulle coste del Mediterraneo

https://www.israele.net/articolo,2872.htm