Lettera aperta di un occidentale al suo primo ministro: “Il nostro paese accetterebbe di vivere sotto la costante minaccia di un 7 ottobre?”

“Lei sicuramente sa, signor primo ministro, che Hamas ha giurato che ci sarà un secondo, un terzo e un milione di altri 7 ottobre fino all’annientamento di Israele”

Di Dotan Rousso

Dotan Rousso, autore di questo articolo

Signor Primo Ministro, lo scorso 7 ottobre la nazione d’Israele ha subito l’evento più orribile dalla sua fondazione nel 1948. Quella mattina, circa 3.000 operativi e sostenitori di Hamas hanno sfondato la recinzione di confine e hanno preso d’assalto i villaggi e le città vicine, hanno torturato e stuprato molte persone, hanno trucidato 1.200 innocenti tra cui neonati e bambini e anziani.

Hamas non ha cercato di nascondere le sue gesta. Anzi, ha voluto che tutti le vedessimo. I terroristi hanno scattato un’infinità di foto e video che documentano la loro condotta sadica e disumana, e li hanno condivisi con il mondo intero, alcuni in tempo reale. Ma non è tutto. Durante e dopo la loro aggressione di indicibile crudeltà, hanno rapito e deportato a Gaza come ostaggi 240 persone di ogni le età, compresi 90enni sopravvissuti alla Shoà e decine di minorenni e bambini. Tra questi, persino dei neonati e dei bambini di pochi anni deportati come ostaggi dopo che avevano visto uccidere i loro genitori. Tutto questo in un solo giorno.

Al momento in cui le scrivo vi sono ancora 129 persone tenute in ostaggio, tra cui donne e bambini (senza visite della Croce Rossa, senza medicine, senza notizie ndr).

Per quanto sia difficile da credere, anche se stupri massacri e rapimenti di massa sono stati perpetrati da poche migliaia di persone, in tutta la striscia di Gaza gran parte della popolazione ha celebrato il 7 ottobre come un gioioso evento. La gente si è filmata mentre festeggiava, si scambiavano dolci e manifestavano grande soddisfazione e gratitudine verso coloro che avevano commesso le atrocità.

Tuttavia, come lei sicuramente saprà, signor Primo Ministro, il 7 ottobre non è stato pensato per essere un evento singolo. Come hanno dichiarato i portavoce di Hamas, il 7 ottobre è solo il primo, poi ci sarà “un secondo, un terzo e un milione di altri 7 ottobre fino all’annientamento di Israele”.

Hamas: “Ripeteremo l’attacco del 7 ottobre più e più volte finché Israele sarà annientato” (clicca per il video)

Nonostante ciò il suo governo, come tanti altri, chiede insistentemente, non a Hamas, ma a Israele di porre subito fine alla guerra, invocando un “cessate il fuoco duraturo” che sapete molto bene cosa significherebbe: significherebbe la fine della controffensiva israeliana, il che consentirebbe a Hamas di trattenere gli ostaggi finché vuole, di rimanere al potere, di continuare a predicare e praticare la sua ideologia assassina contro gli ebrei.

Signor Primo Ministro, come è noto, a parte le ragioni umanitarie, i più comuni argomenti a sostegno di questi appelli per la fine immediata della guerra sono principalmente due. Il primo è che Israele occupa terre palestinesi e che Hamas sarebbe un movimento di “resistenza” che si batte contro l’occupante (alcuni si spingono a sostenere che Israele, in quanto occupante, è responsabile degli eventi del 7 ottobre). Il secondo è che, se pure Israele ha diritto di difendersi, le sue azioni a Gaza sono “sproporzionate” e devono essere fermate, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione.

Per quanto riguarda il primo argomento, mi consenta di ripetere ciò che lei, primo ministro, sa molto bene: Hamas e la gente che la sostiene proclamano chiaramente che l’unica “soluzione” al conflitto israelo-palestinese è l’eliminazione di Israele. Lo statuto originale di Hamas definisce un dovere religioso di ogni musulmano uccidere qualsiasi ebreo che incontra (in Israele o altrove). Tutta la loro opera di propaganda e indottrinamento mira con estrema coerenza all’annientamento dello stato ebraico e dei suoi abitanti. Dunque, non si tratta di “occupazione” (Hamas definisce “occupazione” l’esistenza stessa di Israele ndr). Si tratta di un’ideologia che vede il proprio obiettivo nell’uccisione di qualsiasi ebreo e di ogni israeliano, esattamene come hanno fatto il 7 ottobre.

Circa il secondo argomento, la domanda è: quale sarebbe una “reazione proporzionata” a un attacco terroristico senza precedenti contro civili, dimostrazione concreta di cosa intendono fare a tutto Israele appena ne avranno l’occasione? A terroristi che tengono ancora in ostaggio (in ostaggio!) neonati e novantenni? Quale paese al mondo permetterebbe a un’organizzazione terroristica di questo tipo di rimanere installata in forze appena al di là del confine, a pochi chilometri, addirittura poche centinaia di metri dalla propria popolazione sotto la minaccia di simili massacri? Lei, Primo Ministro, accetterebbe che il suo paese fosse costretto a vivere sotto l’incombere costante di una tale carneficina?

La morte di qualsiasi civile e di bambini in particolare (sebbene dovuta principalmente al fatto che i terroristi li usano come scudi umani) è una tragedia, e Israele sta facendo più di qualsiasi altro esercito al mondo abbia fatto, o farebbe in circostanze simili, per ridurre il numero di vittime innocenti (sono sicuro che non devo ricordarle il numero di civili uccisi dai paesi democratici quando si sono sentiti aggrediti, dalla seconda guerra mondiale in poi fino all’Iraq e all’Afghanistan).

Considerato tutto questo, Israele non può e non vuole porre fine alla sua controffensiva finché non avrà realizzato il suo giustificato e legittimo diritto a difendersi e a garantire che non si ricreino le condizioni per il ripetersi di un 7 ottobre.

Nessun governo democratico responsabile lo farebbe. Neppure il suo, signor primo ministro.

(Da: Israel HaYom, 26.12.23)

 

Sì, l’esercito israeliano è il più morale del mondo

Avi Garfinkel

Scrive Avi Garfinkel (sintesi di un articolo su Ha’aretz): Tre cose sono certe in questo mondo: la morte, le tasse e le accuse di immoralità alle Forze di Difesa israeliane. Non importa quali siano le circostanze, non importa quali siano gli atti criminali e le dichiarate intenzioni genocide di Hamas, quanti volantini di preavvertimento vengano lanciati dagli israeliani o quanti appelli facciano per sollecitare i civili a sgomberare dalle zone dove sono asserragliati i terroristi. Israele e le Forze di Difesa israeliane saranno sempre accusati di crimini di guerra.

Il New York Times scrive che il “tasso di aumento” dei morti civili nella guerra a Gaza supera quello delle guerre americane e sovietiche in Vietnam, Iraq e Afghanistan, e non ha eguali in tutte le guerre dalla seconda guerra mondiale in poi. Ma non è vero. Durante la guerra in Iraq, ad esempio, gli americani hanno ucciso direttamente 300.000 civili e, in totale, quasi cinque milioni sono morti a causa di fame e malattie nelle aree in cui gli Stati Uniti operavano in reazione agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. I russi in Afghanistan non lanciavano volantini per avvertire i civili, ma bambole esplosive per aumentare le vittime fra i bambini afghani. Il tasso di aumento è irrilevante dato che l’attuale guerra a Gaza non durerà per decenni, come invece sono durate le guerre delle superpotenze.

È vero che anche alcuni dei nemici combattuti da America e Unione Sovietica usavano talvolta i civili come scudi umani. Ma la scala con cui commettevano quel crimine di guerra non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella di Hamas. Ed è questo che spiega il numero di morti civili palestinesi.

È anche importante ricordare che Vietnam, Afghanistan e Iraq non avevano attaccato né l’Unione Sovietica né l’America sul loro territorio, né miravano ad annientare l’America o l’Unione Sovietica. Gli ultimi nemici che osarono attaccare i paesi occidentali sul loro territorio furono la Germania nazista e il Giappone. Sappiamo quale fu la reazione degli aggrediti. E nella seconda guerra mondiale gli Alleati, a differenza di Israele a Gaza, non permettevano certo che carburante, cibo e medicine venissero forniti ai loro nemici nel pieno dei combattimenti.

In un articolo se questo stesso giornale Ha’aretz, il prof. Yagil Levy sottolinea che la proporzione delle vittime civili rispetto ai combattenti è salita dal 40% dei precedenti conflitti contro Hamas a Gaza a circa il 60% nel conflitto attualmente in corso. Le cifre di Levy in realtà confermano la moralità delle Forze di Difesa israeliane, giacché ad esempio in Iraq gli americani hanno ucciso dieci volte più civili che soldati, non “solo” una volta e mezza di più. E comunque il dato è irrilevante per la questione della “proporzionalità”. Secondo le leggi di guerra, la proporzionalità si misura sulla necessità di un attacco militare rispetto al probabile danno a civili. La necessità dell’offensiva delle Forze di Difesa israeliane è mettere il nemico nell’impossibilità di realizzare la sua dichiarata intenzione di annientare Israele. Un obiettivo che ha ampiamente dimostrato di voler perseguire coi fatti e che potrebbe essere realizzabile se, il cielo non voglia, a Hamas dovessero unirsi l’Iran, Hezbollah, gli Houthi, gruppi armati arabi della Cisgiordania e forse anche altri paesi musulmani.

Ma anche chi continua stupidamente a ignorare questa semplice e terrificante verità, tuttavia sa bene che i capi di Hamas hanno già ripetutamente giurato che ripeteranno la mattanza del 7 ottobre in Israele alla prima occasione possibile. Chi può garantire che non lo faranno? Chi può garantire che la prossima volta non riusciranno a trucidare, seviziare, rapire molte migliaia di israeliani? Che non riusciranno ad aprirsi la strada fino a Tel Aviv e all’aeroporto Ben Gurion? A causare l’abbandono permanente delle comunità del sud e del nord di Israele (che già oggi sono sfollate a centinaia di migliaia ndr) e a distruggere l’economia israeliana? Chi lo garantirà?

Nello spietato dilemma che Hamas gli ha deliberatamente imposto, Israele ha il diritto e perfino l’obbligo morale di dare priorità alla vita dei propri cittadini rispetto a quella dei palestinesi. Questa definizione delle priorità non giustifica l’uccisione negligente di innocenti. Ma alcuni casi di non rispetto degli ordini e delle regole d’ingaggio non sono sufficienti per sostenere che le Forze di Difesa israeliane agiscono sistematicamente in modo immorale.

E i generici appelli per un cessate il fuoco, senza proporre uno scenario realistico che garantisca davvero la sicurezza dei civili israeliani, non sono una presa di posizione altamente morale, ma solo chiacchiere vuote per mettersi a posto la coscienza.

Se la comunità internazionale avesse permesso a Israele di reagire adeguatamente agli attacchi di Hamas nei precedenti scontri puntualmente scatenati dai terroristi nei decenni scorsi, molte vite – israeliane e palestinesi – sarebbero state risparmiate. Quindi, a tutti coloro che oggi predicano moralità a Israele bisognerebbe dire due cose. Primo: lasciate perdere, avete già dato abbastanza consigli sbagliati. Secondo: le Forze di Difesa israeliane rimangono di gran lunga uno degli eserciti più morali al mondo, costretto dai suoi nemici in condizioni quasi impossibili.

(Da: Ha’aretz, 26.12.23)

Omer Tischler, capo di stato maggiore delle forze aeree israeliane

In un video diffuso mercoledì, il generale Omer Tischler, capo di stato maggiore delle forze aeree israeliane, risponde alle “ingannevoli” accuse secondo cui gli attacchi aerei di Israele nella striscia di Gaza sarebbero “indiscriminati” e spiega le procedure “selettive, mirate e precise” che vengono seguite prima di colpire ciascun obiettivo

“La nostra pianificazione si basa sui seguenti principi – dice il generale – 1. Colpire obiettivi sulla base di informazioni di intelligence e sulla necessità militare per il supporto aereo ravvicinato. 2. Sforzi per lo sgombero, che ci consentono di manovrare e colpire in aree con una presenza minima di civili. 3. Selezionare le munizioni giuste per ridurre al minimo i danni collaterali: questo ci consente di colpire con precisione Hamas anche se opera all’interno di aree civili. 4. Monitoraggio in tempo reale: durante l’attacco, monitoriamo l’area interessata. Se non è conforme alle nostre procedure operative standard, interrompiamo l’operazione”.

Tischler affronta anche alcune questioni sollevate sui mass-media. “Per cominciare, l’utilizzo delle cosiddette bombe stupide. Il termine bombe stupide si riferisce a munizioni che non sono guidate. Si tratta di munizioni standard utilizzate regolarmente dagli eserciti di tutto il mondo. L’affermazione che tali munizioni siano indiscriminate o causino danni incontrollabili è ingannevole. Anche se queste munizioni non sono guidate dal GPS, vengono comunque utilizzate in modo accurato. Vengono sganciate in un punto di rilascio specifico, calcolato dal sistema dell’aereo per consentire al pilota di colpire un bersaglio con precisione”.

Tischler risponde poi alle domande sui grandi crateri segnalati nella striscia di Gaza dopo attacchi aerei. “Le munizioni pesanti – dice – vengono fatte esplodere nel sottosuolo, prevenendo la frammentazione e riducendo significativamente l’onda d’urto e i detriti. In questi attacchi, il cratere risultante visibile nelle immagini satellitari indica che la detonazione sotterranea è effettivamente avvenuta su un obiettivo militare e ha minimizzato direttamente i danni alle aree circostanti. Inoltre, in molti casi utilizziamo piccole PGM (munizioni a guida di precisione) per colpire obiettivi vicino ad aree sensibili. Tali obiettivi includono lanciarazzi, capi terroristi, tunnel e centri di comando e controllo, che si trovano in tutta la striscia di Gaza”.

“Ma voglio essere molto chiaro – ha concluso Tischler – In guerra possono verificarsi errori. Sebbene siano eccezioni, comunque vengono commessi. Li studiamo, impariamo e di conseguenza apportiamo modifiche alle nostre procedure”.

(Da: Times of Israel, 27.12.23)