“Non mi fermerò finché Israele non sarà distrutto”

Lo ha detto alla France Presse Samir Kuntar, il terrorista infanticida scarcerato da Israele

image_2298Tre mesi dopo essere stato scarcerato da Israele sotto ricatto (in cambio delle salme di due ostaggi israeliani assassinati), il terrorista e infanticida libanese Samir Kuntar, 46 anni, ha dichiarato d’essere più che mai votato a lottare per la cancellazione dello stato di Israele dalla carta geografica. “Finché c’è qualcosa chiamato Israele in questa regione – ha detto all’agenzia France Presse – io sono pronto a partecipare a qualunque missione della resistenza”.
Considerato uno dei peggiori criminali in Israele, dove venne condannato per l’uccisione di un civile preso in ostaggio, Danny Haran, della figlia di questi Einat, di quattro anni, e di un agente di polizia nel corso di un famigerato attentato terroristico a Nahariya quasi trent’anni fa, Kuntar viene invece osannato come un eroe in Libano dove ha ricevuto un’accoglienza trionfale dopo la sua scarcerazione, lo scorso luglio.
Parlando ai giornalisti in un appartamento vicino al mare nella periferia di Beirut pieno di medaglie, onorificenze e fotografie del suo idolo Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah, Samir Kuntar racconta che ora passa per lo più il suo tempo in riunioni relative all’attività di Hezbollah, aggiungendo di essere convinto che Israele stia preparando un grande attacco contro il Libano. “Non capiscono – dice – cosa abbiamo in serbo per loro. Israele soffrirà grandi perdite e perderà di sicuro. L’idea di Israele come di uno stato sicuro e invincibile è solo un mito tramontato”.
Kuntar dice che, se anche Israele si ritirasse dalla zona contesa delle Fattorie Shebaa (rivendicate dal Libano benché catturate da Israele alla Siria nel 1967), Hezbollah continuerebbe la sua lotta per eliminare lo stato ebraico: “La resistenza finirà solo quando l’entità sionista sarà scomparsa”, assicura.
A proposito dell’attentato oltreconfine che lo fece finire in un carcere israeliano nel 1979, quando aveva 17 anni e faceva parte del Fronte Popolare di George Habbash, Kuntar dice di non avere alcun rimorso: nega naturalmente d’aver ucciso Haran e la bambina, ma ammette implicitamente d’essersene fatto scudo. “Il padre [preso in ostaggio] non voleva mollare la piccola – racconta Kuntar – e ci fece perdere tempo prezioso. Le stava avvinghiato, era come impazzito”. Secondo la versione di Kuntar, padre e figlia sarebbero poi finiti nel fuoco incrociato mentre i terroristi cercavano di fuggire portandoli con sé come ostaggi.
Al processo, invece, prove autoptiche e testimonianze oculari confermarono che Kuntar e i suoi complici uccisero Haran a bruciapelo e poi la figlia, sfondandole la testa col calcio del fucile.

(Da: Jerusalem Post, 24.10.08)