Sharon: Il disimpegno rafforzerà Israele

Non vogliamo governare su milioni di palestinesi. Israele vuole essere una democrazia e non può farlo.

image_416“Non vogliamo governare su milioni di palestinesi la cui popolazione raddoppia a ogni generazione. Israele vuole essere una democrazia e non può farlo. Il disimpegno apre le porte verso nuove realtà”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Ariel Sharon lunedì pomeriggio durante il discorso con cui ha avviato lunedì il dibattito alla Knesset sul suo piano di disimpegno da tutta la striscia di Gaza e parte della Cisgiordania settentrionale.
Sharon ha detto di capire i sentimenti dei coloni contrari al suo piano di sgombero di tutti gli ebrei dalla striscia di Gaza, ma ha anche aggiunto che molti coloni hanno sviluppato una sorta di complesso messianico: “Siete gente meravigliosa – ha detto – ma avete una punto debole: un complesso messianico che si è sviluppato al vostro interno”.
“Israele– ha detto Sharon – si trova di fronte a un momento fatidico la cui importanza per la nostra futura presenza in questa regione è pari al dolore che proviamo. Porto la mia responsabilità con un peso sul cuore. Tutta la nazione ci guarda e ascolta ogni singola parola che viene pronunciata oggi in questo parlamento. E’ la nazione che ha saputo resistere a estreme avversità, generazione dopo generazione, quando scuole, alberghi e autobus venivano fatti bersaglio da un terrorismo spietato. La nazione oggi vuole sapere che decisione prenderà il parlamento alla fine di questo infuocato dibattito. Per me personalmente, come combattente, politico, ministro e primo ministro, non ho mai dovuto prendere una decisione più difficile di questa. So cosa significa questa decisione per migliaia di israeliani che vivono da molti anni nella striscia di Gaza. Vi sono stati mandati da governi israeliani. Vi hanno cresciuto i loro figli, che non conoscono un’altra casa”.
“Questo disimpegno– ha continuato Sharon – rafforzerà Israele e ci farà fare un passo avanti lungo la strada verso la pace con i palestinesi e il resto dei nostri vicini. Vengo accusato d’aver ingannato il paese e i suoi rappresentanti. E’ falso. Sia in campagna elettorale che da primo ministro, ho più volte affermato pubblicamente che sono a favore della creazione di uno stato palestinese a che sono pronto a fare concessioni dolorose allo scopo di porre fine al conflitto. Farò tutto ciò che è in mio potere pur di arrivare alla pace. Già nel 1988, durante un incontro con i ministri del partito Likud, dissi che se non vogliamo essere spinti di nuovo sulle linee precedenti il 1967 [le linee armistiziali fra Israele e vicini arabi tra il 1949 e il 1967], dobbiamo arrivare a dividere la terra”.
“Ho imparato che è impossibile vivere solo con la spada – ha detto il primo ministro israeliano – Purtroppo non esiste un partner palestinese per la pace che conti davvero. Anche ex capi di stato israeliani che erano pronti a fare concessioni molto dolorose si sono trovati davanti a violenza e terrorismo. Arafat ha scelto la via del sangue, del fuoco e del “martirio”. Vuole trasformare un conflitto nazionale, con una possibile soluzione negoziata, in una guerra di religione fra islam ed ebraismo, minacciando anche gli ebrei che vivono lontano da qui. Il piano di disimpegno non sostituisce i negoziati. E’ solo un passo necessario in un periodo in cui i negoziato non sono possibili. Tutto resta aperto rispetto a un accordo negoziato, che arriverà solo quando avrà fine questo efferato terrorismo. Il piano di disimpegno porta con sé la possibilità di aprire la porta a diverse realtà. Ai nostri vicini arabi voglio ricordare che durante la guerra di indipendenza, durante quelle battaglie, scrivemmo la nostra dichiarazione di indipendenza nella quale si faceva appello agli arabi che vivono nello stato di Israele perché prendessero parte allo sviluppo di questo paese sulla base di eguali diritti”.
“L’Iran – ha ricordato Sharon – sta facendo di tutto per dotarsi di armi nucleari e missili balistici, e sta approntando una enorme rete terroristica con la Siria e il Libano. Chiedo al popolo d’Israele di unirsi, in questo momento fatidico e cruciale. Dobbiamo trovare un comune denominatore e vi chiedo di appoggiarmi in questo sforzo”.

(Da: Jerusalem Post, Ha’aretz, 25.10.04)