Di Anna Ahronheim

Anna Ahronheim, autrice di questo articolo

Ci sono almeno 28 siti di lancio di missili appartenenti a Hezbollah collocati nel mezzo di aree civili di Beirut, la capitale libanese. E’ quanto afferma un rapporto dell’ALMA Research and Education Center, un centro dedicato alla ricerca e sensibilizzazione sulle sfide alla sicurezza che Israele deve affrontare ai suoi confini settentrionali.

La ricerca rivela che i siti, finora mai pubblicati, sono concentrati principalmente nelle aree di Beirut dominate da Hezbollah e sono collegati alla produzione, allo stoccaggio e al lancio di missili a medio raggio del gruppo Fateh 110/M600, gli stessi che sono al centro del progetto missilistico a guida di precisione portato avanti da Hezbollah.

“Il mondo deve capire e sapere che questi siti di lancio sono situati nel cuore delle infrastrutture civili e urbane” ha detto al Jerusalem Post Tal Beeri, capo del Dipartimento ricerca presso il Centro ALMA. Hezbollah, ha spiegato, “usa la popolazione di Beirut come scudi umani e non esita a posizionare i suoi siti di lancio vicino a edifici pubblici, istituti scolastici, fabbriche e altro”.

Secondo il rapporto, Hezbollah dispone di circa 600 missili del tipo Fateh 110/M600 che hanno una gittata fino a 300 km, mentre i modelli migliorati chiamati “D-Al-Ficar” arrivano fino a 700 km. Sebbene i siti rivelati siano concentrati a Beirut, il rapporto afferma che molti altri siti di lancio sono concentrati nel Libano meridionale e nella valle della Bekaa, entrambe roccaforti di Hezbollah. I siti, che comprendono anche strutture di comando e controllo di assemblaggio di missili, siti di stoccaggio del carburante per missili e bunker per missili, sono stati rintracciati accanto a scuole superiori, ambulatori, ospedali, golf club e campi da calcio, nonché vicino all’ambasciata iraniana e al Ministero della difesa libanese.

Sospetta rampa di lancio Hezbollah collocata tra una scuola e un ristorante fast food di Beirut (clicca per ingrandire)

“Quasi tutti questi siti si trovano a Beirut sud, un’area controllata da Hezbollah – si legge nel rapporto – e sono collocati in quartieri residenziali, all’interno di case private, centri medici, chiese, siti industriali, uffici pubblici, catene di fast food nonché in spazi aperti nelle strette vicinanze: quindi rispondono esattamente alla tattica di usare la popolazione civile come scudo umano”. Aggiunge il rapporto: “In base a ciò che sappiamo dei modelli d’azione di Hezbollah, questi siti sono pronti per un uso operativo immediato”.

Il rapporto si basa su dati di intelligence open source postati su Wikimapia.org, definiti sostanzialmente accurati, anche se alcune delle posizioni sono state successivamente cancellate da un altro utente che hanno identificato come Dalany_ Mokus e che, secondo gli autori del rapporto, è probabilmente un russo sostenitore del regime siriano di Bashar Assad e del suo alleato Hezbollah. L’utente che ha postato le posizioni Hezbollah non è noto, ma secondo il rapporto di ALMA si tratta probabilmente di un governo o di una agenzia di intelligence “che desidera divulgare le informazioni ottenute attraverso rapporti di intelligence”, sebbene “non si possa escludere la possibilità che l’utente sia un privato con informazioni indipendenti interessato a denunciare Hezbollah”.

Hezbollah ha ampliato il suo arsenale fino a contare più di 130.000 razzi e missili, con tutta una serie di diverse gittate e testate. Per la maggior parte si tratta di razzi e missili terra-terra relativamente piccoli, portatili e non guidati, con una gittata tra i 10 e i 500 km, ma Hezbollah continua a lavorare al suo progetto per grandi missili di precisione. Israele ha ribadito più volte di considerare un limite invalicabile il trasferimento a Hezbollah di armamenti sofisticati. Il progetto di Hezbollah volto a costruire missili più potenti e precisi, portato avanti grazie a know-how, finanziamenti e comando iraniani, è stato preso di mira da Israele in numerose occasioni in Siria, e secondo rapporti stranieri anche in Iraq e in Libano.

(Da: Jerusalem Post, 13.7.20)

15 Luglio 2020 Attualità