Arabo, musulmano e pro-Israele

«In quanto libertario, la libertà è il valore che tengo più caro, il principio-guida che uso per capire come stanno realmente le cose»

Di Abdel Bioud

Abdel Bioud, autore di questo articolo

Abdel Bioud, autore di questo articolo

Lo so, lo so, state già pensando: “Oddio, un altro articolo sul conflitto israelo-palestinese, con gli stessi vecchi argomenti già ripetuti mille volte da sessant’anni”. Beh, non è così, concedetemi un po’ di pazienza.

Mi chiamo Abdel. Sono nato in Algeria, dove ho vissuto per poco più di dieci anni. Durante quel periodo ho avuto il particolarissimo privilegio di patire una feroce guerra civile nella quale gli islamisti (supportati finanziariamente e moralmente da Hamas, Iran e Arabia Saudita) cercavano di impadronirsi di tutto il paese per imporre a tutti gli altri la loro visione del mondo. Amici e membri della mia familiari sono stati uccisi e il paese è stato sull’orlo della totale rovina. I miei genitori, che a quell’epoca erano due dirigenti, si impegnarono anche politicamente. In particolare, furono alla testa di partiti politici che cercavano di tenere la religione fuori dalla politica: nel bel mezzo di una insurrezione islamista. Si può immaginare quanto divenne problematica la loro situazione personale e familiare: regolari minacce di morte, porta di casa a prova di proiettile, percorsi e orari diversi per andare al lavoro e via dicendo. Insomma: un inferno.

La foto-simbolo della guerra civile algerina (1991-1999) scattata dal fotografo Hocine Zaourar, della France Presse, il 23 settembre 1997 nell'ospedale di Zmirli, ad Algeri, che ritrae il dolore di una donna che ha appena perso marito e figlio nel massacro di Bentalha (252 tra uomini, donne e bambini uccisi dal GIA (Gruppo Armato Islamico)

La foto-simbolo della guerra civile algerina (1991-1999) scattata dal fotografo Hocine Zaourar, della France Presse, il 23 settembre 1997 nell’ospedale di Zmirli, ad Algeri, che ritrae il dolore di una donna che ha appena perso marito e figlio nel massacro di Bentalha (252 tra uomini, donne e bambini uccisi dal GIA, Gruppo Armato Islamico)

Ah, forse non ho ancora detto che io sono il vice presidente della comunicazione dell’Associazione Studenti per Israele presso l’Università McGill (Montreal). Come mai? Perché mai un ragazzo nato in un paese che non riconosce nemmeno lo stato di Israele arriva a sostenerlo? Eccovi allora le ragioni di Israele viste dal punto di vista di chi è cresciuto e vissuto in un paese che si proclama arabo e musulmano.

In quanto libertario, la libertà in generale e le libertà individuali sono valori che tengo molto cari. Quindi, quando devo analizzare una situazione uso questi due valori come principi-guida per capire come stanno realmente le cose. Applicando il filtro della libertà al conflitto arabo-israeliano, si ottiene quanto segue.

Tutti i paesi arabi sono dittature. Cioè, hanno al vertice famiglie di gangster che spadroneggiano esercitando il loro monopolio della violenza (attraverso i militari) per imprigionare e/o uccidere chiunque metta in discussione i loro affari. E i loro affari consistono in questo:

1.Usare la forza per conservare il potere e far vivere nella paura gli esseri umani indifesi.

2. Mandare i bambini nelle scuole controllate dal governo in modo che possano essere indottrinati su quattro cose: a) la famiglia imperante al potere è ottima (à la Kim Jung Il); b) il loro paese è il migliore del mondo; c) la causa palestinese è parte integrante della loro identità; d) sottoporli ad un’alimentazione forzata di islam in modo che esso possa essere utilizzato come strumento di controllo (uso il termine “alimentazione forzata” perché io stesso sono stato forzatamente nutrito di islam nella scuola statale algerina sin dal primo giorno).

3. Mentre la gente vive nella paura ed è sottoposta al lavaggio del cervello, mercanteggiare sulle percentuali nei contratti su risorse e costruzioni.

4. Profittarne.

Non è certo una sorpresa che il risultato di un mix così disastroso possa essere solo il caos. Da un lato ci sono le psicopatiche famiglie al potere che cercano di rubare quanto più denaro possibile usando la violenza contro il proprio popolo. Dall’altro, si ha il sottoprodotto di questa follia: gli islamisti. Vale a dire, persone confuse la cui visione della realtà è completamente distorta dal sistema in cui sono nati. Questo circolo vizioso è andato avanti per decenni e il risultato è stata la cosiddetta primavera araba o inverno arabo (cioè: l’effetto collaterale del sistema, gli islamisti, sta prendendo il sopravvento). Chiaramente questo circo dei folli andrà avanti per un altro decennio, se non di più.

Una cittadina araba israeliana al voto

Una cittadina araba israeliana al voto

Ora, che dire di Israele? Se sei un cittadino israeliano le tue libertà fondamentali sono rispettate. Puoi vivere in pace, crescere una famiglia e mandare i tuoi figli in università concorrenziali e riconosciute a livello mondiale. Questo semplice rispetto basilare della dignità umana li pone anni luce più avanti di qualsiasi stato arabo. Per un essere umano che cerca di migliorare se stesso, Israele è una scelta logica. È l’unico posto in Medio Oriente dove puoi pienamente esprimere il tuo potenziale. Sulla base dei valori che rappresenta e difende, e dei principi su cui è stato fondato, Israele è una forza positiva per quella regione e per il mondo.

E badate, chi lo dice non è un ebreo o un israeliano: lo dice qualcuno che porta un nome musulmano e una faccia araba (neanche tanto male, tra l’altro), qualcuno che ha realmente vissuto ed è stato cresciuto in un paese arabo. Non parlo di cose che non conosco né di fantasticherie fatte a cinquemila chilometri di distanza, come fa la maggior parte della gente.

Da un punto di vista individuale e razionale è difficile controbattere a quello che ho appena detto. Ma quand’anche si eliminasse qualsiasi giudizio razionale preferendo su questo tema un approccio tribale, resta il fatto che il popolo ebraico è composto da cugini degli arabi. Se i vostri cugini venissero perseguitati e massacrati in tutto il mondo (basti ricordare la St. Louis, la nave piena di profughi ebrei che, alla vigilia della seconda guerra mondiale, venne respinta da Canada e Stati Uniti e dovette tornare in Europa), non li accogliereste a braccia aperte? Gli ebrei hanno sofferto enormemente e le prime persone al mondo che avrebbero dovuto accoglierli e proteggerli erano i loro cugini, gli arabi. Gli ebrei non avevano alcuna possibilità di fuggire in un paese “ebraico”, come esiste per i paesi cosiddetti musulmani e cristiani. Trovarono ovunque le porte chiuse, sul pianeta Terra. Ci si rende pienamente conto delle dimensioni di tutto questo?

La conclusione è che esiste un’occasione storica per ricominciare, ma questa volta con il piede giusto: un’occasione per scrivere la storia come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio. Non lasciamo che questa opportunità vada sprecata: potrebbe non essercene più un’altra.

(Da: Times of Israel, 11.2.14)