Da “Israele nazista” a Ucraina da “de-nazificare”: la continuità di Putin, uomo del KGB

Accusare di fascismo e nazismo gli oppositori politici, le democrazie liberali e soprattutto Israele è una menzogna che affonda le sue radici nella storia politica dell'Unione Sovietica

Di Jeffrey Herf

Jeffrey Herf . autore di questo articolo

L’aggressione di Vladimir Putin contro l’Ucraina e la resistenza dell’Ucraina hanno confermato alcuni consolidati assunti, infranto illusioni diffuse e innescato una risposta notevole da parte delle democrazie. Oltre a tutto questo, quell’aggressione offre anche un’ulteriore esemplificazione delle disastrose conseguenze dell’antisemitismo emerso e alimentato in Unione Sovietica e sopravvissuto per decenni alla scomparsa dell’Urss.

Putin ha cercato di giustificare la sua aggressione contro l’Ucraina con una palese menzogna. L’Ucraina, ha detto, deve essere “de-nazificata”. L’Ucraina oggi è l’unico stato al mondo, oltre Israele, che ha un presidente e un ministro degli esteri ebrei.

Accusare di fascismo e nazismo gli oppositori politici interni, le democrazie liberali al di fuori del blocco (ex)sovietico e Israele è una menzogna che affonda le sue profonde radici nella storia politica dell’Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Nelle “purghe” (epurazioni) antisemite e “anti-cosmopolite” del 1949-1953, l’Unione Sovietica scagliò questa accusa contro gli oppositori politici che rifiutavano il partito unico comunista e contro gli stessi comunisti che sostenevano lo stato d’Israele. Durante la Guerra Fredda, l’Unione Sovietica denunciò ripetutamente gli Stati Uniti e la Germania Ovest come fascisti o nazisti. Nel 1961, quando la Germania dell’est costruì il Muro di Berlino, il muro che trasformò quel paese in una prigione con diciassette milioni di detenuti venne definito “il muro di protezione antifascista”.

La fandonia di Israele come stato “nazista” si è diffusa nella sinistra radicale di tutto il mondo

Nel 1967, l’ambasciatore sovietico alle Nazioni Unite Nikolai Fedorenko descrisse le operazioni militari israeliane come esempi di “aggressione fascista”. Durante la guerra dello Yom Kippur del 1973 il suo successore, Jakob Malik, paragonò la risposta di Israele all’attacco di stati arabi all’aggressione nazista in Europa durante la seconda guerra mondiale.

La fandonia di Israele come stato “nazista” si è diffusa nella sinistra radicale di tutto il mondo. In Germania occidentale servì all’estrema sinistra per giustificare gli attentati terroristici contro gli israeliani come una forma di “antifascismo rivoluzionario”. Tali falsità sulla democrazia israeliana hanno giocato un ruolo importante negli attacchi islamisti e della sinistra radicale contro Israele.

Questo rovesciamento e stravolgimento del significato dell’antifascismo rispetto a ciò che significava negli anni prima e durante la seconda guerra mondiale e la Shoà, era perfettamente conseguente: conferiva un’apparente legittimità a quelle che erano, di fatto, teorie antisemite e false teorie complottiste sulle politiche di Israele. Purtroppo, la propaganda “Israele nazista” dell’Unione Sovietica ottenne un enorme successo. La commistione degli attacchi allo stato ebraico con il lessico dell’antifascismo ha costituito un fattore cruciale nel riemergere dell’antisemitismo e nel conferirgli una rinnovata “rispettabilità” nella sinistra radicale internazionale durante e dopo la Guerra Fredda.

Dunque non sorprende affatto che Putin, le cui radici ideologiche e psicologiche affondano nei servizi di intelligence del KGB dell’era sovietica, cerchi di giustificare l’aggressione all’Ucraina definendola uno stato di nazisti e fascisti.

(Da: Times of Israel, 11.3.22)