Da nove a quattro figli di media

Le donne musulmane non si sentono più macchine per produrre figli

Da un articolo di Smadar Shir (cantante israeliana)

image_2086Sono stata abbastanza incoraggiata dai recenti dati del Central Bureau of Statistics che indicano che il tasso di nascite tra le donne arabe ha subito un forte calo, da una media di nove figli a quattro. No, non è per la nuvola nera della incombente minaccia demografica che avrebbe improvvisamente cominciato a dissolversi.
Queste statistiche mi danno sollievo, almeno un poco: sono lieta di scoprire che le donne arabe, come si vede da queste cifre in calo, non credono più alla propaganda secondo la quale devono partorire quanti più figli possibile per combattere il nemico sionista. Questo è quello che le donne musulmane hanno sempre fatto: calme e obbedienti, come bravi soldati della battaglia demografica. Una “buona musulmana” partoriva mediamente nove figli.
Col tempo, tuttavia, le donne musulmane hanno scoperto – e dolorosamente – che l’ideologia non compra da mangiare, e che gli assegni famigliari non bastano nemmeno per mantenere una persona, figuriamoci nove. Nel 2005, le donne arabe hanno partorito una media di 3,7 figli, contro i 2,7 delle loro controparti ebree. Queste statistiche, apparentemente aride, sono invece da festeggiare.
Le donne arabe, a quanto pare, hanno finalmente capito quello che anche molte ebree ancora stentano a capire: le donne non sono incubatrici o macchine riproduttrici. Si tratta di un fatto basilare non collegato ad appartenenza nazionale, religione o istruzione. Gli ovuli di una donna non sono un’arma: sono suoi e deve poterne disporre come che vuole. Non appartengono ai religiosi, ai politici, alla sua famiglia e nemmeno a suo marito, che potrebbe ad esempio spingerla a “continuare a provare” per avere un figlio maschio dopo sette femmine.
Troppe donne partoriscono perché credono sia loro dovere, perché è stato loro insegnato che si tratta della loro unica funzione e vocazione. Troppe donne si allargano e si restringono come fisarmoniche in nome della fede o dell’ideologia. Troppe donne hanno il seno pieno di latte, ma non d’amore.
Quando non c’è amore ed è già in arrivo la prossima gravidanza, com’è possibile che le donne non abbiano un esaurimento nervoso? Come è possibile che donne esauste, madri di dieci figli, non se la prendano con i bambini nei momenti di nera disperazione? Non hanno più l’energia per partorire e allevare figli. Riescono appena a respirare, altro che spiegare perché non ne possono più. Tutto quello che chiedono queste donne è qualche minuto di benedetto silenzio e di pace.
Un figlio dovrebbe venire dall’amore, e dovrebbe nascere in un ambiente amorevole. Questo è il nostro sogno. Questa la nostra speranza. Quando i figli vengono al mondo per le ragioni giuste, c’è una piccola possibilità che possano vivere in un mondo migliore, un mondo più sensato, più amorevole e più tollerante.

(Da: YnetNews, 8.04.08)