Due anni fa i ministri di Abu Mazen si sono aumentati gli stipendi in segreto

Documenti recentemente trapelati attestano generosi aumenti e benefit, mentre l'Autorità Palestinese taglia i salari dei suoi dipendenti (continuando a incolpare Israele)

Rami Hamdallah (a sinistra), primo ministro palestinese dal 2013 al 2019, con il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen)

Il fatto di lamentare in ogni sede le infelici condizioni del mercato del lavoro palestinese in Cisgiordania, con la disoccupazione sempre alta e la crescita economica in costante rallentamento, non ha impedito al governo dell’Autorità Palestinese di concedersi in segreto svariati benefit e generosi aumenti di stipendio fino al 67%. Per due anni sono riusciti a mantenere il segreto, ma la notizia della decisione è trapelata questa settimana grazie a una serie di documenti che sono stati pubblicati anonimamente sui social network.

Le rivelazioni hanno scioccato l’opinione pubblica in Cisgiordania, dove il governo palestinese ha recentemente decurtato le retribuzioni dei suoi dipendenti a causa della lamentata crisi finanziaria. “I membri del governo si sono comportati come se il governo fosse un loro negozio privato, dove possono prendere tutto ciò che vogliono senza rendere conto a nessuno”, ha denunciato il commentatore politico Ehab Jareri.

Secondo uno dei documenti trapelati, gli stipendi mensili per i ministri dell’Autorità Palestinese sono aumentati da 3.000 a 5.000 dollari, mentre quello del primo ministro è stato portato a 6.000 dollari (lo stipendio dei dipendenti pubblici palestinesi si aggira fra i 700 e i 1.000 dollari al mese). Secondo due alti funzionari dell’Autorità Palestinese gli aumenti, tenuti segreti al pubblico, sono stati approvati dal presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ignorando una legge del 2004 che ne stabiliva l’ammontare. Stando ai funzionari, gli aumenti decisi nel 2017 sono stati resi retroattivi fino al 2014, anno in cui si era insediato il governo allora in carica, riconoscendo ai ministri bonus extra di decine di migliaia di dollari.

Il presidente palestinese Abu Mazen (ottavo da sinistra) in una foto di gruppo con il nuovo governo palestinese in carica dallo scorso aprile

I benefit non finiscono qui. Secondo un altro documento, i ministri che vivono fuori Ramallah, sede dell’Autorità Palestinese, hanno ricevuto 10.000 dollari all’anno per le spese di affitto nella città. Ma anche i funzionari che già possedevano una casa a Ramallah hanno ricevuto bonus vantaggiosi. Come non bastasse, il governo ha gonfiato il tasso di cambio, riconoscendo un premio extra di circa il 17% al momento di convertire gli stipendi in shekel israeliani (valuta correntemente usata nell’Autorità Palestinese).

I documenti trapelati – esaminati dalla Associated Press e autenticati da funzionari palestinesi – hanno suscitato viva indignazione sui social network palestinesi. Il primo ministro da poco in carica Mohammad Shtayyeh, consigliere di lunga data di Abu Mazen, si è affrettato a congelare gli aumenti demandando la questione ad Abu Mazen “per un riesame e l’adozione di provvedimenti legali”. L’ex primo ministro Rami Hamdallah, il cui governo tecnocratico ha promulgato i benefit due anni fa, si è difeso affermando in una dichiarazione che “i ministri hanno chiesto l’aumento nel 2017 al presidente Abu Mazen, che l’ha approvato tenendo in considerazione l’aumento del costo della vita”.

I documenti trapelati offrono uno spaccato della corruzione che affligge il funzionamento dell’amministrazione dell’Autorità Palestinese. “Penso che questa sia solo la punta dell’iceberg considerando che non possiamo avere accesso ad altre e più importanti informazioni” ha dichiarato Majdi Abu Zeid, ricercatore presso il gruppo di monitoraggio anti-corruzione Aman. Di recente il gruppo Aman ha diffuso un rapporto i cui afferma d’aver scoperto che l’Autorità Palestinese ha impropriamente coperto posti di lavoro governativi senza annunci né bandi, ha nominato ad alte cariche i parenti di funzionari e si è rifiutato di rivelare i budget dell’ufficio presidenziale e delle forze di sicurezza.

Eletto nel gennaio 2005 per un mandato di cinque anni, il presidente Abu Mazen è rimasto da allora in carica prorogando unilateralmente la durata del mandato senza mai indire elezioni.

(Da: Times of Israel, israele.net, 5.6.19)