“Gli elettori hanno parlato. Ora bisogna costruire sul consenso anziché sul conflitto”

"Il processo decisionale democratico è la forza, non la debolezza di Israele"

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

Scrive Eitan Haber su YnetNews: “I risultati elettorali presentano la nuda verità: tutti i movimenti di sinistra, i mass-media e molti elettori dell’Unione Sionista, del Meretz e altri vivono in una bolla e sanno poco o nulla della vita al di fuori della bolla. Gli esponenti della sinistra si esaltano a vicenda nei caffè, nei cineclub e nei circoli letterari di Tel Aviv. Ma le persone che vivono al di fuori di Tel Aviv e della Cineteca di Gerusalemme, al di fuori del mondo accademico e delle redazioni di giornale e tv, hanno punti di vista totalmente diversi. La sinistra ama discutere con se stessa e mostra disprezzo verso il proverbiale signor Masuda di Sderot. Il fatto è che, il giorno delle elezioni, la scheda del signor Masuda di Sderot è uguale alla scheda del rinomato accademico: ha lo stesso peso, solo che il voto è diverso”. E conclude: ”Ancora una volta abbiamo dolorosamente preso atto che il quartiere radical-chic di Tel Aviv nord fraintende completamente Sderot”.

Scrive Boaz Bismuth su Israel HaYom: “Gli elettori, con tutta la loro faccia tosta, hanno deciso che Benjamin Netanyahu guiderà per la quarta volta il governo israeliano. Come hanno osato votare in questo modo, nonostante quel che dicevano gli esperti, i giornalisti, i sondaggisti e gli ex giardinieri della residenza del primo ministro, tutti impegnati a dipingerlo come l’Uomo Nero?”. E prosegue: “Non c’è dubbio che questo paese merita di più: una migliore qualità della vita, più tempo libero, più denaro nelle tasche, mutui più bassi e più beni da tramandare. Ma la gente non è stupida e capisce bene che Israele non è un paese normale e che, con tutto il rispetto per il prezzo del budino al cioccolato, la parola “sicurezza” ha un certo peso: prima di occuparsi del carovita, bisogna difendere la vita. Proprio questo mese, le potenze mondiali potrebbero firmare con l’Iran un pessimo accordo sul nucleare che il primo ministro israeliano non è disposto ad accettare. La gente non è stupida: capisce abbastanza bene che in realtà, con tutto il rispetto per il Premio Nobel per la Pace, su questo punto Netanyahu è più affidabile”.

Risultati elettorali nella città di Gerusalemme (clicca per ingrandire)

Risultati elettorali % quasi definitivi nella città di Gerusalemme (clicca per ingrandire)

L’editoriale del Jerusalem Post osserva che ora, dopo la vittoria alle elezioni, “inizia il vero lavoro per il primo ministro Benjamin Netanyahu che deve formare la nuova coalizione”, e scrive che, benché quella appena terminata sia stata una campagna di astiosa, “ora è il momento di parlare di consenso anziché di conflitto. Israele ha molto da guadagnare dal fatto che i suoi due maggiori partiti uniscano le forze, e tutto da perdere da un approfondimento delle divisioni nella società”. E conclude: “Per questo, forse la cosa migliore per sanare queste divisioni e andare avanti sarebbe un governo di unità nazionale che comprenda sia il Likud che l’Unione Sionista”.

Secondo l’editoriale di Ha’aretz, il risultato delle elezioni pone Moshe Kahlon, leader del partito Kulanu, in una posizione unica: “E’ la persona che determinerà la natura del prossimo governo israeliano” scrive il giornale, ed esorta Kahlon a “impedire la creazione di un governo di estrema destra che provocherebbe un danno inestimabile alla posizione internazionale di Israele, al suo sistema democratico di governo e alle relazioni tra maggioranza ebraica e minoranza araba”.

Risultati elettorali quasi definitivi nella città di Tel Aviv (clicca per ingrandire)

Risultati elettorali % quasi definitivi nella città di Tel Aviv (clicca per ingrandire)

Yossi Shain scrive su Yediot Aharonot che il varo del nuovo governo comporta nuove possibilità, e afferma: “Le attuali tendenze geopolitiche richiedono che il nuovo governo d’Israele agisca nell’arena regionale e internazionale con una sofisticata combinazione di forza economica, morale e militare. Occorre promuovere una nuova iniziativa politica in Medio Oriente per preservare le nostre alleanze strategiche tradizionali con gli Stati Uniti e l’Europa, promuovere la sicurezza e la cooperazione economica in Asia e altrove, e per sottolineare il nostro impegno interno e internazionale verso la democrazia e i diritti umani”.

Scrive Kobi Michael su Yisrael Hayom: “Le elezioni hanno amplificato il forte contrasto tra la società d’Israele democratica, palpitante, pluralista, progressiva, e le società dei paesi vicini”. L’editorialista avverte che “alcuni dei vicini di Israele possono fraintendere l’essenza della nostra democrazia, della nostra la società e dello Stato di Israele in generale, e tali percezioni errate potrebbero indurre organizzazioni come Hezbollah e Hamas, o stati come l’Iran, a giungere a conclusioni problematiche e ad impegnarsi in azioni ancora più problematiche, nel presupposto che Israele sia internamente debole e internazionalmente isolato”.

Amiram Barkat su Globes invita il nuovo governo a dare “massima priorità a una decisione definitiva sulla struttura proprietaria dei giacimenti di gas israeliani”, avvertendo che ogni ulteriore ritardo in questa realizzazione costerà denaro sia all’economia nazionale che alle imprese interessate. L’editorialista commenta la tempesta in corso sui mercati globali del gas e il crollo del prezzo del gas liquido, e sottolinea che questo “può essere vento nelle vele del governo se il governo saprà mettere le vele nella direzione giusta”.

(Da: stampa israeliana, 17-18.3.15)

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