Il congressman musulmano: “Sono venuto per imparare”

Da Keith Ellison, primo membro islamico del Congresso Usa, una lezione di stile e di metodo democratico

image_1798Nella sua qualità di primo membro islamico del Congresso degli Stati Uniti, Keith Ellison sa bene che ogni sua parola sul conflitto arabo-israeliano è destinata ad essere scrupolosamente analizzata sia in America che in Medio Oriente. A maggior ragione un viaggio in Israele si presenta per il neo congressista del Minnesota pieno di possibili trabocchetti. Ma Ellison non si è tirato indietro e sabato scorso è ripartito da Israele dopo avervi compiuto una visita di sette giorni nel quadro di una delegazione di congressisti del partito democratico organizzata dalla American Israel Education Foundation, organizzazione non-profit affiliata ad AIPAC (America Israel Public Affairs Committee). Per Ellison si trattava della seconda visita in Israele da quando è stato eletto, nove mesi fa.
Durante la visita, Ellison ha abilmente schivato le potenziali trappole adottando una posizione incentrata su due punti: tenersi lontano dai riflettori e affermare d’essere venuto soprattutto ad imparare. E in un’intervista esclusiva concessa al Jerusalem Post dice che, a suo parere, dovrebbero essere pochi i politici disposti a rilasciare dichiarazioni su qualunque argomento. “Io non sono esperto, sto ancora apprendendo – risponde alla domanda se, in quanto musulmano, ritiene d’essere portatore di un punto di vista diverso da quello dei suoi colleghi nella delegazione – Ho bisogno di acquisire conoscenza e consapevolezza. Sono nella posizione di apprendere, come chiunque altro. Finché non si raggiunge un certo livello di competenza – aggiunge – è da irresponsabili dire al mondo cosa si deve fare. Ho bisogno di capire le dinamiche di questa regione e di conoscere meglio le questioni e i protagonisti”.
Circa la sua eventuale maggiore sensibilità, in quanto musulmano, per il punto di vista degli arabi, Ellison spiega: “Conosco l’islam, conosco la religione, leggo ogni giorno il Corano. Quando sono andato alla moschea di al-Aqsa (a Gerusalemme), non è stata solo una visita turistica: per me è un luogo santo. Ho percepito questa affinità”. Ma quelli che non riesce a capire, sottolinea con passione, sono coloro – da lui definiti “pazzi” – che leggono il suo stesso Corano e ne traggono una sorta di licenza per uccidere. “Gli assassini e gli estremisti – dice – sono in una dimensione che mi è del tutto estranea. Non so come possano leggere ciò che leggono e poi fare quello che fanno. Non mi considererebbero nemmeno un musulmano perché sono americano, perché credo nell’unità della gente e che siamo tutti su questo pianeta per operare insieme. Quelli che hanno fatto l’11 settembre sono nemici di tutti e in effetti, se non sei musulmano come vogliono loro, sono ben lieti di ucciderti. Ai loro occhi io non sono nemmeno musulmano perché sono per la tolleranza e per l’apertura, mentre loro sono contro un islam inclusivo”.
Da quando è diventato il primo congressman musulmano, giurando su una copia del Corano appartenuta a Thomas Jefferson, Ellison si è comprensibilmente ritrovato sotto la luce dei riflettori. Tuttavia, a differenza di come è stato descritto da alcuni, non si considera affatto un simbolo dei musulmani americani, men che meno degli arabi americani. “Non sono un simbolo – afferma, rimarcando il fatto che la sua candidatura è stata sostenuta anche dal quotidiano ebraico di Minneapolis – La gente del mio collegio elettorale non mi conosce come un congressista musulmano: per loro sono solo Keith Ellison”.
Prima di essere eletto al Congresso federale in un collegio di Minneapolis con una forte presenza ebraica, Ellison era stato parlamentare dello stato del Minnesota. “La religione non ha mai influito – ribadisce – Non mi considero né un leader né un esponente religioso. Non rappresento i musulmani. Io rappresento i musulmani, gli ebrei, i cristiani, gli indù e i non credenti del mio collegio elettorale. In fin dei conti, il motivo principale per cui sono venuto in Israele è per poter parlare con cognizione di causa agli elettori del mio collegio di un argomento che sta a cuore a tanta gente, vale a dire ciò che accade in Israele e nell’Autorità Palestinese”.
Ellison dice di non aver mai cercato di presentarsi come il primo congressman musulmano, anche se non nega che gli farebbe piacere se la sua elezione incoraggiasse altri musulmani americani a pensare di potere essere eletti al Congresso e che “la religione non impedirà loro di mettersi al servizio del loro paese”. “Ma non è il mio scopo – si affretta ad aggiungere – Non vado in giro con questa etichetta”. Quando tornerà dai suoi elettori per farsi rieleggere, spiega, non andrà a parlare loro di religione, bensì delle posizioni che ha preso “per la pace, sui problemi della middle class, dell’ambiente, dei diritti umani e civili, e delle proposte di legge avviate. Non parlerò di religione, non sarebbe appropriato. Ognuno di noi sperimenta il divino in modo unico, e ci sono diversi modi di essere musulmano, ebreo, cristiano. Nessuno è riducibile a una categoria”.
La delegazione di 18 congressisti di cui Ellison faceva parte ha incontrato leader sia israeliani che palestinesi, fra cui il primo ministro israeliano Ehud Olmert e il primo ministro palestinese Salaam Fayad.

(Da: Jerusalem Post, 20.08.07)

Nella foto in alto: Il congressista Keith Ellison