Il linguaggio volutamente ingannevole di Omar Barghouti e dei BDS

Il leader dei boicottatori anti-Israele imbroglia sistematicamente il pubblico sulle sue vere intenzioni

Di Ari Ingel

Ari Ingel, autore di questo articolo

In un recente editoriale su The Nation intitolato “Perché gli americani dovrebbero sostenere il BDS”, Omar Barghouti, uno dei fondatori e massimi esponenti della campagna per il boicottaggio e le sanzioni contro Israele, ancora una volta imbroglia il pubblico occidentale sulle sue vere intenzioni usando un linguaggio volutamente ambiguo e ingannevole. Barghouti presenta il movimento BDS al pubblico occidentale come un movimento per la giustizia sociale quando in realtà è un movimento politico che persegue la distruzione di Israele.

Il signor Barghouti afferma che il movimento BDS non prende mai di mira singoli individui, e invece sono ben noti i casi di atleti come Lionel Messi o artisti come Paul McCartney che hanno subito pesanti campagne di pressione mirate e persino minacce di morte ad opera di attivisti BDS, per il semplice fatto d’aver programmato di recarsi in Israele per giocare una partita di calcio amichevole o esibirsi in un concerto.

Il signor Barghouti descrive Israele come uno stato da apartheid, sminuendo e screditando il vero e doloroso significato di quel termine. Israele non ha mai praticato nessuna forma di segregazione razziale verso i suoi 1,8 milioni di cittadini arabi, che rappresentano quasi il 20% della popolazione.

Omar Barghouti: (Il boicottaggio è necessario perché) il diritto del nostro popolo alle terre del 1948 (=Israele) è in pericolo”

Israele è anzi l’unica vera democrazia in Medio Oriente dove cittadini arabi votano e vengono eletti liberamente e siedono come giudici nella Corte Suprema, dove oltre il 22% del corpo studentesco di un’istituzione come il Technion, versione israeliana del MIT, sono studenti arabi. Israele è anche all’avanguardia con le sue leggi e la sua giurisprudenza in materia di libertà di parola e di culto, di uguaglianza di genere e diritti LGBTQ.

Il signor Barghouti parla spesso e volentieri dell’autodeterminazione palestinese, ma non ha mai riconosciuto agli ebrei un pari diritto all’autodeterminazione, sostenendo che solo gli arabi palestinesi hanno un “diritto inalienabile” all’autodeterminazione mentre gli ebrei israeliani – che lui etichetta come una “popolazione di colonizzatori colonialisti” nonostante gli oltre tremila anni di legami storici con questa terra – a suo dire hanno al massimo un “diritto acquisito” di risiedervi. Non potrebbe essere più chiaro quando afferma: “Sicuramente e senza alcun dubbio ci opponiamo a uno stato ebraico in qualsiasi parte della Palestina. Nessun palestinese, nessun palestinese raziocinante, nessun palestinese che non sia un venduto accetterà mai uno stato ebraico in Palestina”. E la “Palestina”, per il signor Barghouti, comprende quelli che oggi sono Israele, Gaza e Cisgiordania.

Omar Barghouti: “Se questo (il ritorno dei profughi e dei loro discendenti) distrugge un certo ordine suprematista (=lo stato dove gli ebrei esercitano la loro autodeterminazione), dov’è il problema?”

Quando parla del “diritto al ritorno” dei palestinesi, il suo punto di vista è un insulto a qualunque prospettiva di accordo di pace almeno quanto lo sono i coloni massimalisti che rivendicano per Israele la totalità del territorio. Il signor Barghouti di fatto pretende come palestinese tutta la terra dal fiume al mare quando afferma lucidamente: “Se i profughi dovessero tornare, non si avrebbe una soluzione a due stati: si avrebbe una Palestina accanto a una Palestina”. E aggiunge senza remore: “Non c’è motivo perché non debba essere ribattezzata Palestina”. I suoi discorsi su una soluzione a un solo stato come via per la pace sono solo vuota retorica, quando poi dichiara: “Sono completamente e categoricamente contrario al bi-nazionalismo perché presuppone che vi siano due nazioni con pari rivendicazioni morali nei confronti della terra”.

Il signor Barghouti parla di convivenza, ma la Carta PACBI, che egli ha contribuito a redigere, rifiuta espressamente la convivenza tra arabi ed ebrei e predica piuttosto una sola “co-resistenza” che rifiuta persino di “cooperare con i sionisti (leggi: ebrei) di sinistra che prendono parte alle manifestazioni o si definiscono attivisti per la pace. A quei sionisti (ebrei) di sinistra non interessano i diritti dei palestinesi”. Anziché sforzarsi di far incontrare le persone e impegnarsi nel dialogo, con la sua politica anti-normalizzazione il movimento BDS cerca di bloccare qualsiasi interazione tra arabi palestinesi ed ebrei.

La vera pace tra israeliani e palestinesi arriverà solo quando persone come il signor Barghouti si renderanno conto che lo stato di Israele è un dato di fatto e di diritto, e invece di perseguire la sua distruzione e cancellazione cercheranno di promuovere un’autentica pace basata sul riconoscimento reciproco e su una vera soluzione a due stati.

(Da: Times of Israel, 1.8.19)