Il mondo aveva gli strumenti legali per frenare Hamas. Perché non li ha usati?

Dando luce verde a Hamas, la Corte Penale Internazionale si è rivelata non solo inutile ma dannosa

Di Shlomo Levin

Shlomo Levin, autore di questo articolo

La Corte Penale Internazionale è stata creata per garantire che coloro che commettono le atrocità più gravi vengano puniti, nella speranza che ciò possa contribuire a scoraggiare il verificarsi di questi crimini. Sfortunatamente, la Corte Penale Internazionale sta avendo l’effetto opposto. E potrebbe persino essere in parte responsabile del rapimento di ostaggi ad opera di Hamas e di altri crimini di guerra che si stanno verificando attualmente a Gaza.

La Corte Penale Internazionale ha giurisdizione solo nei paesi che vi aderiscono, cosa che Israele non ha fatto. Ma i palestinesi desiderano da tempo utilizzare i meccanismi della giustizia internazionale per imputare a Israele quelli che loro ritengono crimini di guerra. Nel 2015, l’Autorità Palestinese ha aderito alla Corte con giurisdizione risalente all’inizio della guerra a Gaza dell’estate 2014. Nel 2020, una delle camere giudiziarie del tribunale ha stabilito che l’Autorità Palestinese aveva effettivamente il diritto di farlo (cosa opinabile, non essendo essa uno Stato a tutti gli effetti ndr) e che di conseguenza il pubblico ministero avrebbe potuto indagare su eventuali presunti crimini avvenuti dal 2014 in poi sul versante palestinese del “confine” israeliano pre-1967 (che è solo la ex linea armistiziale in vigore dal 1949 al 1967, essendo ancora da stabilire il confine fra Israele e un futuro stato palestinese ndr).

Naturalmente i palestinesi vorrebbero che la Corte Penale Internazionale indagasse solo Israele, ma ciò non è consentito. La giurisdizione della Corte Penale Internazionale è territoriale: ciò significa che quando i palestinesi le hanno concesso il diritto di indagare eventuali crimini di guerra sul “loro” territorio, ciò include necessariamente tutti gli eventuali crimini che essi stessi potrebbero commettere.

Stupisce che questo non li abbia frenati. Prendere deliberatamente di mira i civili è un crimine di guerra. Sparare “a caso” con armi che non possono essere mirate, tanto da non poter minimante distinguere tra obiettivi militari e civili, è un crimine di guerra. E da anni Hamas lancia razzi indiscriminatamente sulle comunità civili in Israele. Tuttavia, vuoi perché fiduciosa che la Corte Penale Internazionale avrebbe incriminato solo Israele, vuoi perché indifferente alle eventuali conseguenze nel caso la Corte Penale Internazionale incriminasse anche loro, sta di fatto che la dirigenza palestinese ha condotto una affannosa campagna a favore delle indagini della Corte nonostante le costanti e flagranti violazioni del diritto umanitario da parte di Hamas (e non solo).

7 ottobre 2023: la giovane ebrea israeliana Noa Argamani viene sequestrata e deportata a Gaza dai terroristi palestinesi di Hamas. Shlomo Levin: “Non c’è alcun dubbio che prendere ostaggi civili sia un crimine di guerra”

E’ venuto fuori che avevano ragione. La Corte Penale Internazionale non ha fatto nulla riguardo alle continue e flagranti violazioni commesse da Hamas. Nel 2020, dopo aver impiegato anni per condurre un esame preliminare e risolvere la questione della giurisdizione, il procuratore della Corte ha infine avviato un’indagine vera e propria sulla guerra a Gaza del 2014. Da allora, non se ne ha più notizia.

C’è un’importante differenza da tenere presente tra le accuse di crimini di guerra contro Hamas e quelle contro Israele. I crimini di Hamas sono immediatamente evidenti e una causa legale sarebbe aperta e subito chiusa. La Corte Penale Internazionale potrebbe incriminare i capi di Hamas senza ulteriori discussioni. Ma non è avvenuto.

Le accuse secondo cui Israele prenderebbe di mira i civili o userebbe una forza “sproporzionata” sono molto più complicate da dirimere. Persino la questione fondamentale se un attacco specifico che ha ucciso civili sia stato effettivamente compiuto da Israele è spesso tutt’altro che certa, come nel caso del disastro dell’ospedale Al-Ahli di cui Hamas ha accusato Israele, mentre poi sono emerse molte prove che l’esplosione era stata il risultato del malfunzionamento di uno dei missili palestinesi. Ma anche quando Israele è indiscutibilmente responsabile, ciò non dimostra ancora un crimine di guerra. Bisogna prima rispondere a molte domande: qual era il vero obiettivo dell’attacco, di quali informazioni disponeva Israele, in quali condizioni ha dovuto agire, quali precauzioni sono state prese e così via. Ciò richiede indagini lunghe e approfondite.

Astenendosi dall’incriminare Hamas per crimini di guerra evidenti e continui, una volta stabilita la giurisdizione, la Corte Penale Internazionale ha inviato un messaggio chiaro: Hamas ha carta bianca. Se commette crimini di guerra, l’establishment giuridico internazionale se ne disinteressa. E il 7 ottobre abbiamo visto il risultato. Hamas ha capito di avere mano libera nel lanciare razzi contro civili, quindi è passata dal lancio di razzi alla presa di ostaggi e al massacro dei civili nelle loro case. …

Una cosa è sapere che c’è uno sceriffo da qualche parte là fuori che a un certo punto potrebbe presentarsi sulla scena. In tal caso devi almeno preoccuparti, se vuoi commettere un crimine. Ma se quello sceriffo arriva sul suo bel cavallo bianco, sta lì a guardare apaticamente, poi se ne va in silenzio dopo che il crimine è stato commesso sotto i suoi occhi, allora non ci sarà più paura nè rispetto della legge. Questo è ciò che ha fatto la Corte Penale Internazionale. Confermando di avere giurisdizione sui territori palestinesi per poi non fare nulla, neanche contro i crimini di guerra più evidenti e flagranti che in quei territori vengono commessi, ha rassicurato i colpevoli che non hanno nulla da temere e ha dato loro l’impressione che non stessero poi facendo nulla di tanto sbagliato.

L’attuale procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, all’inizio di dicembre ha visitato Israele dove ha incontrato le famiglie degli ostaggi. Poi ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che indagare sui crimini di guerra nell’attuale conflitto di Gaza è una priorità per il suo ufficio.

Le accuse contro Israele vanno affrontate con un’indagine adeguata. Per quanto vada fatto il più rapidamente possibile, correttezza e accuratezza implicano che le indagini richiederanno tempo, e probabilmente non potranno essere completate a guerra in corso.

Ma le accuse contro Hamas non richiedono alcuna indagine. Non c’è alcun dubbio che prendere ostaggi civili sia un crimine di guerra. È ovvio che è stato fatto con la consapevolezza e l’approvazione dei capi di Hamas, poiché quei capi hanno negoziato il loro rilascio e hanno patteggiato per liberarne alcuni durante la tregua. Quindi oggi non c’è nulla che impedisca a Karim Khan di emettere un atto d’incriminazione formale della Corte Penale Internazionale a carico degli alti dirigenti di Hamas. Non c’è stato nulla che gli abbia impedito di farlo sin dall’8 ottobre.

Non compiendo questo passo, la Corte Penale Internazionale in pratica condona la condotta di Hamas. Non dovremmo sorprenderci, quindi, che Hamas operi come se fosse esentata dal rispettare le nome più basilari del diritto umanitario.

Attribuendosi la nobile, utopistica missione di rendere il mondo un posto migliore punendo coloro che commettono atrocità, la Corte Penale Internazionale si è anche assunta la responsabilità di farlo. Se non fa il suo lavoro, la Corte Penale Internazionale non solo non rende il mondo migliore, ma venendo meno al dovere di incriminare rei confessi e orgogliosi come i capi di Hamas, la Corte Penale Internazionale lo sta rendendo peggiore.

(Da: Times of Israel, 26.12.23)