Il premier di Abu Mazen accusa i soldati israeliani d’essere “untori” dell’epidemia da coronavirus

Alti dirigenti palestinesi non perdono l'occasione per diffondere odio e calunnie, mentre gli enti internazionali citano come esempio positivo la cooperazione sanitaria fra israeliani e palestinesi

10 marzo 2018: Mohammed Shtayyeh (a sinistra) riceve la lettera di designazione a primo ministro dal presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen

Il primo ministro dell’Autorità Palestinese, Mohammed Shtayyeh, ha accusato domenica i soldati delle Forze di Difesa israeliane di diffondere deliberatamente il coronavirus tra la popolazione palestinese di Cisgiordania. Reiterando una classica calunnia del più vieto antisemitismo, Shtayyeh ha affermato: “Abbiamo sentito testimonianze su soldati israeliani che cercano di diffondere il virus sulle maniglie delle automobili. Questo è razzismo e odio da parte di gente che vuole la morte degli altri. Lo registreremo nell’elenco dei crimini [di Israele]”. Shtayyeh ha poi lamentato “l’odiosa occupazione che non conosce nessuna umanità” e “la comunità internazionale che sarebbe tenuta a frenare queste pratiche illegali”.

Di tutt’altro tenore le parole che giungono da altri enti e soggetti internazionali. Martedì scorso la succursale palestinese dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, generalmente nota per essere sempre molto critica verso le attività del governo israeliano, ha pubblicato il suo primo “Rapporto sulla situazione d’emergenza” nel quale segnala “una cooperazione senza precedenti” tra autorità israeliane e palestinesi negli sforzi volti a contenere l’epidemia. “Rappresentanti di entrambi i Ministeri della salute nonché del Coordinatore israeliano per le attività governative nei Territori – afferma il rapporto – si incontrano regolarmente per concordare questioni di reciproco interesse, come ad esempio le intese riguardanti i lavoratori pendolari palestinesi impiegati in Israele. Nel quadro di questi sforzi, il Coordinatore israeliano per le attività governative nei Territori sta promuovendo quattro corsi di formazione per squadre mediche e paramediche palestinesi, e il Ministero della salute israeliano ha donato a Cisgiordania e Gaza oltre 1.000 kit tampone e migliaia di dispositivi di protezione individuale”.

Il capo del Coordinamento israeliano per le attività governative con la striscia di Gaza, Iyad Sarhan, ha affermato lunedì che il suo ufficio di Coordinamento “si sta adoperando 24 ore su 24, in collaborazione con organizzazioni ed enti internazionali, nello sforzo di aiutare il sistema sanitario di Gaza a garantire il supporto necessario ai residenti della striscia. Questa attività – ha aggiunto Sarhan – non è che una parte dell’azione a largo raggio svolta da ufficiali, soldati e altri funzionari del Coordinamento, il quale continuerà a collaborare con le organizzazioni internazionali che operano nella striscia di Gaza, giacché solo tutti insieme riusciremo nella nostra missione comune: fermare la diffusione dell’epidemia da coronavirus”.

Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres: “Per fare un esempio, nel combattere covid-19 Autorità Palestinese e Israele sono state capaci di lavorare insieme” (clicca l’immagine per il video in inglese)

Mercoledì, durante la conferenza stampa per il lancio del “Piano di risposta umanitaria globale contro covid-19”, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha citato in particolare l’esempio positivo della stretta cooperazione tra Gerusalemme e Ramallah. “Vedo diverse parti di un conflitto cooperare per rispondere a questa drammatica situazione – ha detto Guterres – Per fare un esempio, nel combattere covid-19 Autorità Palestinese e Israele sono state capaci di lavorare insieme, anche se conosciamo l’estrema divisione che esiste politicamente tra le due parti”.

Due giorni dopo, il Coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Nickolay Mladenov, ha informato i membri del Quartetto per il Medio Oriente (Onu, Usa, Unione Europea e Russia) sugli effetti del coronavirus nella situazione di Gaza. Mladenov ha sottolineato “l’eccellente coordinamento e la cooperazione che si è stabilita con tutti gli interlocutori israeliani e palestinesi. Le autorità israeliane e palestinesi continuano a coordinare le loro risposte strettamente e in modo costruttivo, un fattore importante nel contenimento finora conseguito”. Mladenov ha poi sottolineando che Israele ha facilitato l’ingresso di “forniture e attrezzature cruciali” nella striscia di Gaza controllata da Hamas: “Tra le forniture cruciali – ha specificato Mladenov – tamponi per la raccolta di campioni e altri materiali di laboratorio necessari per i test covid-19 e dispositivi di protezione individuale per proteggere gli operatori sanitari: il che va ad aggiungersi alla cooperazione di Israele volta a consentire il movimento da e verso Cisgiordania e Gaza del personale impegnato nella risposta al coronavirus”. Sabato, le Nazioni Unite hanno pubblicato un comunicato stampa dettagliato sul briefing del Coordinatore speciale Onu per il Medio Oriente, sottolineando di nuovo l’elogio formulato da Mladenov al coordinamento israelo-palestinese nella lotta contro la pandemia.

Domenica il vice di Mladenov, Jamie McGoldrick, incaricato di coordinare sul campo l’assistenza umanitaria delle Nazioni Unite ai palestinesi, ha usato Twitter per “elogiare le autorità palestinesi e israeliane per i loro sforzi nell’affrontare covid-19, e per i livelli esemplari di collaborazione. Il loro stretto coordinamento e le loro azioni tempestive salveranno vite umane”, ha concluso McGoldrick.

(Da: ynetNews, Times of Israel, Jerusalem Post, 30.3.20)