Il rapporto dell’inviato Onu che cancella le vittime israeliane del terrorismo

Il dolore e lo sconcerto del vedovo di Laura Yitzhak, uccisa a coltellate mentre faceva benzina a Beersheva

I famigliari di Laura Itzhak, vittima del terrorismo palestinese

Tal Yitzhak, il vedovo di Laura Yitzhak uccisa in un attacco terroristico a Be’er Sheva lo scorso marzo, dice di essere rimasto sconvolto e disgustato nell’apprendere che le Nazioni Unite, nel loro rapporto più recente, non hanno annoverato sua moglie fra le vittime del terrorismo. “Qui c’è qualcosa di sbagliato – dice – e purtroppo noi siamo come cavie. L’ostilità delle Nazioni Unite ha toccato vette non ancora raggiunte. Non ha senso che considerino i terroristi palestinesi come vittime innocenti e non noi, famiglie e bambini che hanno perso la cosa più preziosa di tutte, solo perché siamo ebrei”.

Yitzhak esprime la sua protesta reagendo al rapporto annuale pubblicato giovedì scorso dal coordinatore delle Nazioni Unite in Medio Oriente, Tor Wennesland, che cancella 12 vittime israeliane uccise in attentati con ordigni, armi bianche o armi da da fuoco. Riferendo al Consiglio di Sicurezza, l’inviato ha parlato di una ventina vittime israeliane uccise nell’ambito del conflitto israelo-palestinese dall’inizio del 2022: un numero inferiore a quello dichiarato da Israele. Secondo il Ministero degli esteri israeliano, Wennesland si è basato su dati dell’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), che ha riconosciuto solo 19 vittime israeliane in attacchi terroristici nel 2022, mentre Israele ha registrato 31 persone, fra israeliani e lavoratori stranieri, uccise in attacchi terroristici. L’agenzia delle Nazioni Unite declassa 12 uccisioni come dovute a causa controversa o a esecutori ancora latitanti.

Tra le vittime di attacchi terroristici ignorate dal rapporto Onu figurano Aryeh Shchupak e Tadese Tashume, uccisi in un attentato dinamitardo a Gerusalemme lo scorso novembre (lunedì i servizi di sicurezza hanno annunciato l’arresto del responsabile); Shulamit Rachel Ovadia, uccisa da un terrorista palestinese a settembre; Victor Sorokopot e Dima Mitrik, uccisi in un attacco terroristico a Bnei Brak lo scorso marzo; Ivan Tarnovksy, ucciso in un attacco all’arma bianca a Gerusalemme a marzo; il rabbino Moshe Kravitsky, Doris Yahbas, Menach Yehezkel e, appunto, Laura Itzhak, uccisi in un attacco terroristico a Be’er Sheva sempre a marzo; infine, gli agenti della polizia di frontiera Shirel Abukarat e Yezen Falah, uccisi in un attacco terroristico a Hadera lo stesso mese.

Nel rapporto sullo stesso lasso di tempo, l’inviato Onu riporta 150 vittime descritte come “civili palestinesi” senza menzionare che più dell’80% di loro erano terroristi o militanti armati.

Il vedovo Tal Yitzhak, che dice d’aver saputo da un servizio di YnetNews della cancellazione della moglie dall’elenco Onu delle vittime del terrorismo, spiega che a nove mesi dalla morte di Laura la famiglia sta ancora cercando di metabolizzare il trauma. “Laura era una donna fantastica e felice che amava la vita – ricorda – Siamo uno stato sovrano e dire che non riconoscono il terrorismo solo perché siamo ebrei è scioccante, è una cosa antisemita. Ogni attacco terroristico che avviene qui è diretto contro innocenti. Mia moglie, quando è incappata in un terrorista, era uscita per fare il pieno alla macchina, non era andata in guerra o roba del genere”.

(Da: YnetNews, 12-26.12.22)