La doppia Nakba

Un’agenda in nove punti per rendere giustizia ai profughi ebrei dai paesi arabi. In nome della pace

Da un articolo di Irwin Cotler

image_2229Recentemente ho parlato a un convegno annuale di avvocati del Quebec sul tema: “La Convenzione sul Genocidio e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sessanta’anni dopo: che cosa abbiamo imparato? Che cosa dobbiamo fare?”.
Dopo l’intervento, un avvocato mi chiese perché non avessi parlato della “sofferenza dei palestinesi” e della lezione della loro “Nakba” (lett. catastrofe) di sessant’anni fa. Le risposi: “Ha ragione, il popolo palestinese ha sofferto, e sta ancora soffrendo, ed è vero che hanno subito una Nakba sessant’anni fa, e che c’è un’importante lezione da imparare. Ma la lezione da imparare non è che la Nakba fu il risultato della creazione dello stato d’Israele. Semmai fu il risultato del fatto che le leadership palestinese e araba rifiutarono la risoluzione ONU che stabiliva la creazione di uno stato ebraico e di uno stato arabo-palestinese. La leadership ebraica accettò la risoluzione, ma quelle palestinese e araba non la accettarono, come peraltro avevano diritto di fare. Quello che non era loro diritto era aggredire il neonato stato ebraico con l’obiettivo, come all’epoca riconobbero esplicitamente, di avviare una ‘guerra di sterminio’. Il risultato fu, quindi, una doppia Nakba: non solo sofferenza per arabi palestinesi e la creazione del problema dei profughi palestinesi, ma anche, con l’aggressione a Israele e agli ebrei dei paesi arabi, la creazione di un secondo gruppo di profughi, molto meno noto: i profughi ebrei dai paesi arabi”.
È tragico constatare come, se la risoluzione di spartizione fosse stata accettata sessant’anni fa, non ci sarebbe stata nessuna guerra arabo-israeliana, nessun profugo ebreo o arabo, e nessuna delle tragedie che ne sono seguite. E quest’anno avremmo celebrato il 60esimo anniversario sia dello stato d’Israele che dello stato arabo-palestinese.
Di più: quel “doppio rifiuto” con cui la leadership araba fu pronta a rinunciare alla creazione di uno stato palestinese se questo significava tollerare l’esistenza di uno stato ebraico entro qualsivoglia confini, non solo trovò la sua espressione sessant’anni fa, ma è ciò che da allora ha perpetuato il conflitto arabo-israelo-palestinese.
Malgrado ciò la narrazione revisionista mediorientale – deleteria per una autentica riconciliazione e pace tra i popoli, oltre che tra gli stati – continua a sostenere che vi fu una sola popolazione vittima, i profughi palestinesi, e che Israele fu responsabile della Nakba palestinese del 1948. Il risultato è che la sofferenza e la tragedia di 850.000 ebrei sradicati dai paesi arabi – il vero esodo dimenticato – sono stati oscurati e cancellati dalla narrazione su pace e giustizia del Medio Oriente per tutti questi sessant’anni.
E infatti l’ONU ancora una volta ha commemorato la Giornata Internazionale della Solidarietà con il Popolo Palestinese nel 60esimo anniversario della Risoluzione ONU di Spartizione del 29 Novembre 1947, e ha continuato a ignorare totalmente il dramma dei profughi ebrei in questa ricorrenza commemorativa, avallando e incoraggiando in questo modo il revisionismo mediorientale: una narrazione revisionista che non solo ha nascosto e cancellato dalla memoria e dal ricordo l’esodo dimenticato, ma che nega persino che sia stato un esodo forzato, causato sia dal doppio rifiuto che dalla doppia aggressione. Questa è la vera Nakba: la vera doppia catastrofe. Detto in parole povere, i paesi arabi non solo rifiutarono uno stato palestinese e scatenarono una guerra per distruggere il nascente stato ebraico, ma presero anche di mira i cittadini ebrei che vivevano nei loro vari paesi, creando così due popolazioni di profughi: la popolazione di profughi palestinesi frutto della guerra araba contro Israele, e i profughi ebrei frutto dell’aggressione araba contro i propri connazionali ebrei.
Le prove contenute in un recente rapporto intitolato “Jewish Refugees from Arab Countries: The Case for Rights And Redress” documenta per la prima volta lo schema di repressione e persecuzione sanzionato dai regimi dei paesi arabi – con tanto di leggi simili a quelle di Norimberga – che prendeva di mira la loro stessa popolazione ebraica sfociando in denazionalizzazione, espulsioni forzate, sequestri illegali di proprietà, arresti e detenzioni arbitrarie, torture e assassinii: insomma, pogrom antisemiti. Sebbene la narrazione ebraica si sia spesso riferita ai pogrom come ad aggressioni europee contro cittadini ebrei europei, essa stessa ha per lo più ignorato le aggressioni arabo-musulmane contro i cittadini ebrei di quei paesi.
Ma, come documenta il rapporto citato, quelle massicce violazioni dei diritti umani furono non solo il risultato di uno schema repressivo sancito dallo stato nei singoli paesi arabi, ma riflettevano un progetto coordinato, come emerge dalla Draft Law of the Political Committee of the League of Arab States (testo di legge redatto dal Comitato politico della Lega Araba, volta a governare lo status legale degli abitanti ebrei nei paesi membri della Lega).
Ecco una storia che non è stata ancora ascoltata, una storia che non è stata ancora raccontata; una storia che adesso deve essere riconosciuta.
Purtroppo anche l’ONU porta una chiara e costante responsabilità per questa distorta narrazione del Medio Oriente e della sua (mancata) pace. Dal 1948 ci sono state oltre 130 risoluzioni ONU che hanno trattato in modo specifico del problema dei profughi palestinesi. Eppure non una di queste risoluzioni fa riferimento o esprime preoccupazione per il dramma degli 850.000 ebrei cacciati dai paesi arabi. Né alcuno dei paesi arabi implicati – o la leadership palestinese – ha mai espresso un minimo segno di riconoscimento, per non parlare di rincrescimento, per quei dolori e quelle sofferenze, né per le loro rispettive responsabilità in essi.
Come si può rimediare a questa storica ingiustizia di così lunga data? Quali sono i diritti e i provvedimenti disponibili secondo il diritto internazionale e umanitario? E quali sono i doveri e gli obblighi corrispondenti che spettano all’ONU, ai paesi arabi e ai membri della comunità internazionale? Quello che segue è un ordine del giorno in nove punti sul piano dei diritti umani internazionali.
• Primo: deve essere chiaro che, sebbene la giustizia sia stata a lungo rimandata, oggi non deve più essere negata. È venuto il momento di rimediare a questa ingiustizia storica e di ristabilire il dramma e la verità dell’esodo dimenticato degli ebrei dai paesi arabi nella narrazione mediorientale da cui sono stati rimossi e cancellati per tutti questi sessant’anni.
• Secondo: i provvedimenti a favore delle popolazioni di profughi – ivi compresi il diritto al ricordo, alla verità, alla giustizia e alla riparazione, previsti dal diritto umanitario – devono ora essere invocati per gli ebrei dispersi dai paesi arabi.
• Terzo: per quanto riguarda doveri e responsabilità, ciascuno dei paesi arabi e la Lega degli Stati Arabi devono riconoscere il loro ruolo e la loro responsabilità nella doppia aggressione consistente nello scatenare una guerra contro l’esistenza di Israele e nel perpetrare violazioni dei diritti umani contro i loro rispettivi connazionali ebrei. La cultura dell’impunità deve finire.
• Quarto: il piano di pace della Lega Araba del 2002 (il cosiddetto piano saudita) deve incorporare la questione dei profughi ebrei dai paesi arabi come parte della sua narrativa per una pace israelo-araba, proprio come la narrativa israeliana oggi incorpora il problema dei profughi palestinesi nella sua visione di una pace israelo-araba.
• Quinto: a livello internazionale l’Assemblea Generale dell’ONU, in nome della giustizia e dell’equità, deve inserire un riferimento ai profughi ebrei nelle sue risoluzioni annuali; il Consiglio per i Diritti Umani deve affrontare, cosa che non ha ancora fatto, il problema dei profughi ebrei oltre a quello dei palestinesi; le agenzie ONU che si occupano di compensazioni per i profughi palestinesi devono occuparsi anche dei profughi ebrei dai paesi arabi.
• Sesto: l’annuale commemorazione del 29 novembre fatta all’ONU come Giornata Internazionale di Solidarietà con il popolo palestinese deve essere trasformata in una Giornata Internazionale a sostegno della soluzione due popoli-due stati, come era negli intenti originari della risoluzione di spartizione del 1947, comprendendo anche la solidarietà con tutti i profughi creati dal rifiuto di quella spartizione e dunque dal conflitto israelo-palestinese.
• Settimo: la giurisdizione sui profughi palestinesi deve essere trasferita dall’UNWRA all’Alto Commissario ONU per i profughi (come è per tutte le altre popolazioni di profughi del mondo). Non c’era giustificazione allora, e ce n’è ancor meno oggi, per l’esistenza di un ente separato che si occupa solo di profughi palestinesi, specie quando quell’ente risulta esso stesso gravemente compromesso dalla sua opera di istigazione all’odio e alla violenza, oltre che dal suo indottrinamento revisionista sulla narrazione di pace e giustizia in Medio Oriente.
• Ottavo: qualunque negoziato bilaterale israelo-palestinese – che si spera conduca a una pace giusta e duratura – deve contemplare anche i profughi ebrei, oltre a quelli palestinesi, in appositi incontri allargati.
• Nono: durante ogni e qualunque discussione sul Medio Oriente, del Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu) come di altri, qualunque riferimento esplicito ai profughi palestinesi deve essere accompagnato da un parallelo riferimento ai profughi ebrei dai paesi arabi.
L’esclusione e la negazione del diritto e della riparazione per i profughi ebrei dai paesi arabi costituisce un ostacolo a negoziati autentici tra le parti, minando la giustizia e la legittimità di qualunque accordo. Bisogna che sia chiaro: dove non c’è memoria, non c’è verità; dove non c’è verità, non ci sarà giustizia e non ci sarà riconciliazione. E dove non c’è riconciliazione, non ci sarà la pace, che è ciò che noi tutti desideriamo.

(Da: Jerusalem Post, 30.06.08)

Nella foto in alto: La mappa della “Palestina” (senza Israele) esibita all’Onu il 29 novembre 2005 durante la Giornata Internazionale di Solidarietà per il Popolo Palestinese, in occasione dell’anniversario della risoluzione Onu 181 che sanciva la nascita di due stati, uno ebraico e uno arabo

Vedi anche:

Brani (in inglese) della Draft Law of the Political Committee of the League of Arab States

http://www.zionism-israel.com/hdoc/Arab_League_Law_Jews.htm