La malattia di Sharon

Lera in cui Sharon era da solo alla testa di Israele è finita mercoledì sera.

image_1036Il ricovero d’urgenza del primo ministro israeliano Ariel Sharon, questa volta per una grave emorragia cerebrale, renderà assai difficile un suo ritorno al lavoro anche nel caso possa superare l’intervento medico in condizioni migliorate. Inoltre, anche in caso di guarigione, sarà difficile convincere l’opinione pubblica che Sharon è in grado di assolvere alla funzione di primo ministro per altri quattro anni, dopo aver sofferto due traumi di questo genere nell’arco di meno di tre settimane.
Sembra di poter affermare, con tutta la prudenza del caso, che l’era in cui Sharon stava da solo alla testa di Israele è in ogni caso drammaticamente finita mercoledì sera.
Nelle due scorse settimane gli israeliani avevano seguito con attenzione e preoccupazione la lotta di Sharon per la sua salute, forse per la sua stessa vita, e i suoi strenui tentativi di tornare al lavoro mostrando di poter riprendere un normale livello di attività. La sua agenda quotidiana era stata alleggerita e, su suggerimento del medico, erano state tagliate molte apparizioni pubbliche e molte riunioni fuori ufficio.
Mercoledì stesso, tuttavia, Sharon aveva presieduto una riunione della sicurezza sulla sorte del villaggio di Ghajar, al confine con il Libano, ed era apparso a una cerimonia per la privatizzazione della Bank Leumi. In entrambe le occasioni si era comportato del tutto normalmente. Nel pomeriggio si era ritirato a riposare nel suo Ranch Sycamore, in attesa dell’intervento di cateterizzazione cardiaca previsto per il giorno dopo.
Il cedimento della salute di Sharon lascia Israele in una strana situazione. Il vice primo ministro Ehud Olmert si trova alla guida di un governo di transizione, alla vigilia di elezioni anticipate. Il partito di governo, il neonato Kadima, non è ancora dotato di istituzioni né struttura organizzativa. E non è chiaro come possa essere trovato un sostituto di Sharon.
La corsa alla carica di primo ministro, che fino a mercoledì sembrava già decisa, è ora di nuovo aperta.

(Aluf Benn su Ha’aretz, 5.01.06)