La martellante diffamazione che non conosce vergogna (ma genera odio e violenza)

Ogni anno la propaganda palestinese ripete la calunnia che furono ebrei e Israele a incendiare la moschea al-Aqsa nel 1969

Di Nan Jacques Zilberdik

Nan Jacques Zilberdik, autrice di questo articolo

Ogni anno, l’Autorità Palestinese commemora l’incendio del pulpito della moschea di al-Aqsa avvenuto nel 1969. E ogni anno l’Autorità Palestinese ripete la menzogna secondo cui il fuoco sarebbe stato appiccato dagli ebrei. In questo modo, ogni anno l’Autorità Palestinese – senza vergogna – alimenta rancori infondati e odio anti-ebraico nella popolazione palestinese.

In realtà, ad appiccare l’incendio che il 21 agosto 1969 distrusse il pulpito ligneo nella moschea sul Monte del Tempio di Gerusalemme fu un 28enne cristiano australiano affetto da disturbi mentali di nome Michael Rohan. Lo sa tutto il mondo, ma i fatti non hanno nessuna importanza per l’Autorità Palestinese che ogni anno, regolarmente, approfitta della ricorrenza per demonizzare Israele e gli ebrei spacciando Rohan per ebreo, e gettare ulteriore benzina su quell’altro “fuoco” che la propaganda palestinese non smette mai di attizzare sotto la cenere sin dai tempi del mufti Amin al-Husseini: la calunnia che Israele e gli ebrei cercherebbe in continuazione di “distruggere la moschea di al-Aqsa e costruire al suo posto il loro presunto Tempio ebraico”.

Quest’anno non ha fatto eccezione. Ecco cosa ha detto il narratore della TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, con la voce sinistra di chi vuole trasmettere un senso di minaccia incombente:

Narratore della TV ufficiale dell’Autorità Palestinese: “Accadde un disastro quando gli ebrei vennero a bruciare la moschea di al-Aqsa nel 1969. Il magnifico pulpito venne divorato dal brutale fuoco dell’odio… Dall’occupazione di Gerusalemme nel 1967 fino ad oggi, [gli ebrei] non hanno mai cessato i tentativi di giudaizzare il sito, di prenderne il controllo per distruggere la moschea al-Aqsa e costruire al suo posto il presunto Tempio”.
(da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 22 agosto 2021)

Allo stesso modo Ramzi Khouri, capo del Comitato presidenziale dell’Autorità Palestinese per gli affari ecclesiastici nonché Direttore generale del Fondo nazionale palestinese, ha diffamato Israele sostenendo che il piromane Rohan era un “colono estremista terrorista” e che Israele è tuttora guidato dallo stesso “pensiero e ideologia estremista” che mira alla distruzione della al-Aqsa:

“Il pensiero e l’ideologia estremisti che hanno spinto questo criminale a commettere ciò che ha commesso esistono ancora e alimentano gli ebrei ultra-estremisti, che sono sostenuti da un governo di estrema destra per realizzare il loro obiettivo di distruggere la moschea di al-Aqsa e costruire al suo posto il cosiddetto presunto Tempio”.
(da: Al-Hayat Al-Jadida, giornale ufficiale dell’Autorità Palestinese, 21 agosto 2021)

L’Autorità Palestinese non smette mai di dire ai palestinesi che Gerusalemme e in particolare la moschea al-Aqsa sono in pericolo. Come “Palestinian Media Watch” ha più volte documentato, questo è uno degli espedienti più tipici con cui l’Autorità Palestinese istiga i palestinesi a usare la violenza e a compiere attacchi terroristici contro ebrei e Israele per “difendere” la moschea. L’Autorità Palestinese tiene sempre accesa questa calunnia sotto le ceneri per riattizzarla nei momenti in cui vuole incoraggiare disordini e terrorismo.

La diffamazione viene rilanciata anche da altri organismi. Sostenendo che il cristiano australiano Rohan era un “colono israeliano estremista”, il Consiglio islamico-cristiano dell’Olp ha dichiarato che “le fiamme infuriano ancora nella benedetta moschea di al-Aqsa e acquistano forza” e che “il pericolo circonda ancora più che mai la moschea di al-Aqsa” (da: Al-Hayat Al-Jadida, giornale ufficiale dell’Autorità Palestinese, 23 agosto 2021).

Il Consiglio nazionale palestinese, organo legislativo dell’Olp, ha definito le visite di ebrei al Monte del Tempio come “la continua aggressione che la moschea di al-Aqsa subisce da parte delle autorità di occupazione e dei coloni”, nonché una “continuazione del crimine di bruciarla 52 anni fa” (da: News della TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 20 agosto 2021).

Yahya Rabah, editorialista regolare del quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida, ha descritto l’incendio causato nel 1969 dal cristiano australiano squilibrato come “il più grande crimine commesso dagli organi terroristi nella storia dell’ebraismo sionista e dell’ebraismo messianico”. Naturalmente, l’editorialista afferma che il responsabile era un ebreo e più precisamente: “un folle accecato dall’odio e dal fanatismo, vale a dire il rabbino Kakhakh” (Al-Hayat Al-Jadida, giornale ufficiale dell’Autorità Palestinese, 23 agosto 2021). “Palestine Media Watch” non è stata in grado di trovare nessuna attestazione documentale di questo “rabbino Kakhakh”.

La stessa Presidenza dell’Autorità Palestinese ha ripetuto la menzogna secondo cui il piromane del 1969 era ebreo, e ha ribadito l’affermazione antisemita secondo cui gli ebrei che visitano la spianata sul Monte del Tempio così facendo “profanano” la moschea di al-Aqsa:

“Oggi, 21 agosto, è il 52esimo anniversario dell’incendio della moschea di al-Aqsa ad opera dell’estremista ebreo Denis Michael (sic per Michael Denis Rohan), in un momento in cui continuano ogni giorno le violazioni e gli attacchi israeliani contro la moschea di al-Aqsa e continua la sua profanazione col garantire protezione alle visite dei coloni e alle loro provocatorie preghiere talmudiche (i.e. ebraiche)”.
(da: Al-Hayat Al-Jadida, giornale ufficiale dell’Autorità Palestinese, 22 agosto 2021)

(Da: palwatch.org, 1.9.21)

Calunnie e diffamazione producono puntualmente violenza e spargimento di sangue. Ha scritto Avi Issacharoff su Times of Israel lo scorso 23 agosto (all’indomani del ferimento mortale di un soldato israeliano al confine con Gaza): «Nonostante l’accordo (sul trasferimento del denaro dal Qatar) che avrebbe dovuto placare le tensioni, Hamas ha confermato il raduno di massa al confine tra Gaza e Israele motivandolo con “l’anniversario del tentativo di incendiare la moschea di al-Aqsa”. Non ci voleva un genio per capire che la cosa sarebbe degenerata in violenze. Il riferimento era al 52esimo anniversario da quando un turista australiano cristiano diede fuoco a un pulpito dentro la moschea di al-Aqsa. Fu arrestato, processato, giudicato insano di mente e ricoverato in un ospedale psichiatrico, prima in Israele poi in Australia. Tutto ciò non ha mai fermato la propaganda palestinese. La commemorazione dell’evento appare chiaramente come un pretesto per aizzare di nuovo le folle palestinesi contro il confine con Israele. Evidentemente Hamas voleva che i civili affrontassero le truppe, sapendo benissimo che vi sarebbero stati feriti palestinesi e forse anche feriti sul versante dei soldati israeliani, come è puntualmente avvenuto. L’obiettivo era probabilmente quello di esercitare pressione su Israele per la ripresa degli aiuti del Qatar destinati agli stipendi dei dipendenti di Hamas, cosa non contemplata nell’intesa raggiunta la settimana prima.»