La nuova legge irachena dalla parte sbagliata della storia e contro la pace

L'Iraq ha approvato una legge contro la normalizzazione delle relazioni con Israele che fa del male innanzitutto agli stessi iracheni

Editoriale del Jerusalem Post

Baghdad, 9 gennaio 2022: parlamentari iracheni presenziano alla sessione inaugurale del nuovo parlamento. Hamas e Jihad Islamica Palestinese hanno celebrato come “nobile e decisiva” la nuova legge che punisce qualunque normalizzazione con Israele

Nonostante tensioni e difficoltà, una buona parte del Medio Oriente si sta muovendo verso la pace con Israele attraverso relazioni esplicite o rapporti taciti. Per questo è stato particolarmente sconfortante vedere il parlamento iracheno schierarsi in controtendenza, la scorsa settimana, quando ha approvato una legge che condanna come un grave reato qualsiasi tentativo di normalizzare le relazioni con lo stato ebraico. La legge, ufficialmente intitolata “Criminalizzazione della normalizzazione e dell’instaurazione di relazioni con l’entità sionista”, è stata approvata giovedì scorso con il voto favorevole di 275 parlamentari su 329. La violazione della nuova legge è punita con l’ergastolo o persino la pena di morte.

E’ stato fatto notare che il parlamento iracheno che ha approvato questa legge non è stato capace finora di convenire su nessun’altra questione, non essendo riuscito nemmeno a eleggere un nuovo presidente né a varare un nuovo governo in un periodo di paralisi politica. In altre parole, l’unico tema su cui il parlamento iracheno si è trovato largamente d’accordo è stato promulgare una legge contro Israele e contro ogni possibilità di pace. La tempistica, poi, dell’approvazione della nuova legge anti-israeliana è stata particolarmente infelice, essendo avvenuta a ridosso dell’anniversario del Farhud, il sanguinoso pogrom di ispirazione nazista scatenato a Baghdad il primo giugno 1941, con il sostegno del mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini: più di 180 ebrei persero la vita in due giorni di gratuite violenze anti-ebraiche in coincidenza con la festività di Shavuot.

Sebbene Israele intrattenga rapporti cordiali con la regione autonoma curda indipendente (nel nord-est dell’Iraq), l’Iraq in quanto tale non ha mai riconosciuto lo stato d’Israele e ai cittadini e alle aziende irachene non è consentito recarsi nello stato ebraico. La nuova legge fa un ulteriore passo avanti, in particolare criminalizzando qualsiasi tentativo di normalizzare i rapporti con Israele, e stando a quanto viene riferito sarà applicata anche al Kurdistan autonomo.

Membri della Forza di mobilitazione popolare irachena calpestano e bruciano bandiere statunitensi e israeliane durante la Giornata al-Quds (Gerusalemme)

Lo scorso settembre, circa 300 coraggiosi leader iracheni, inclusi importanti esponenti sunniti e sciiti, si erano incontrati per una conferenza organizzata dal Center for Peace Communications, un think tank con sede a New York. Il convegno, che si è svolto a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, ha auspicato la normalizzazione dei rapporti con Israele come parte degli Accordi di Abramo. Sebbene molti di quei leader abbiano poi subito rappresaglie, il loro gesto è rimasto come un segnale che nella popolazione e nella leadership irachena non mancano voci ragionevoli determinate a progredire e operare per un mondo migliore. La legge anti-normalizzazione è stata proposta dal chierico sciita populista Muqtada al-Sadr il cui partito, che detiene la maggioranza nel parlamento iracheno, si oppone ai rapporti sia con Israele che con gli Stati Uniti. In effetti, il voto sulla legge anti-israeliana appare come un messaggio diretto principalmente all’Iran e alla base sciita di Muqtada al-Sadr.

Il Ministero degli esteri israeliano ha denunciato la nuova norma: “E’ una legge che disconnette l’Iraq e il popolo iracheno dalla realtà e li mette dalla parte sbagliata della storia – ha twittato venerdì il portavoce del Ministero, Lior Haiat – I leader che scelgono un percorso di odio e istigazione fanno del male innanzitutto al loro stesso popolo. Chiediamo al popolo iracheno di non sostenere questa posizione estremista”. Anche il portavoce del Dipartimento di stato americano, Ned Price, ha deplorato la nuova legge irachena sottolineando che mette in pericolo la “libertà di espressione” e promuove “un ambiente antisemita”. “Questa legge – ha aggiunto Price – si pone in netto contrasto con i progressi compiuti dai vicini dell’Iraq, che costruiscono ponti e normalizzano le relazioni con Israele creando nuove opportunità per le popolazioni in tutta la regione”.

Israele si sta adoperando per ampliare gli Accordi di Abramo del 2020 grazie ai quali sono state stabilite relazioni diplomatiche con Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Marocco e Sudan. E’ vitale creare una coalizione contro il terrorismo jihadista e le minacce di un Iran quasi nucleare. Il Medio Oriente non dovrebbe essere tenuto in ostaggio dalle illusioni e dalle chimere palestinesi né dalle pretese iraniane, quando non trarrebbe altro che vantaggi dalla pace e dal progresso economico che la normalizzazione dei rapporti con Israele apporterebbe. La normalizzazione tra stati arabi e stato ebraico dovrebbe essere sostenuta da tutti coloro che sostengono veramente la pace, giacché questa è la via giusta da perseguire.

(Da: Jerusalem Post, 29.5.22)

Dubai, 31 maggio 2022: la ministra israeliana dell’economia e dell’industria Orna Barbivai (a sinistra), alla firma dell’accordo di libero scambio con il ministro dell’economia degli Emirati, Abdulla bin Touq Al-Marri

Israele ha firmato il suo primo accordo di libero scambio con uno stato arabo. La ministra israeliana dell’economia, Orna Barbivai, ha sottoscritto l’accordo martedì, negli Emirati Arabi Uniti, insieme al collega emiratino, Abdulla bin Touq Al Marri.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha definito “storico” l’accordo di libero scambio con gli Emirati sottolineando che è stato il più rapido ad essere raggiunto nella storia di Israele, e ha ringraziato il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohamed Bin Zayed, per aver accelerato il processo. La ministra Barbivai ha affermato che la sua visita a Dubai è “di importanza strategica per le relazioni economiche tra lo stato d’Israele e gli Emirati Arabi Uniti. Insieme – ha aggiunto Barbivai – rimuoveremo le barriere e promuoveremo il commercio globale e le nuove tecnologie, che formeranno una solida base per il nostro percorso comune e andranno a beneficio di tutti i cittadini”.

“L’accordo – ha detto il ministro dell’economia degli Emirati, Al-Marri – creerà un nuovo paradigma nella regione, accelererà la crescita economica e rafforzerà la convinzione comune che l’unico modo per costruire economie sostenibili in un mondo complesso è farlo insieme. L’accordo può mostrare a nazioni e governi di tutto il mondo che la collaborazione e il dialogo sono i modi migliori per trasformare le sfide in opportunità”.

Israele ed Emirati hanno stabilito piene relazioni diplomatiche nell’agosto 2020, nel quadro degli Accordi di Abramo. Attualmente Israele ha 19 accordi di libero scambio, compreso quest’ultimo con gli Emirati Arabi Uniti. Israele ha anche un accordo con la Giordania ma più limitato, mentre il nuovo accordo con gli Emirati è molto più ampio ed è simile a quelli con gli Stati Uniti e con l’Unione Europea. Per gli Emirati Arabi Uniti si tratta del secondo accordo di libero scambio dopo quello con l’India. Il nuovo accordo riguarda regolamenti, dogane, servizi, appalti pubblici, commercio elettronico e tutela dei diritti di proprietà intellettuale. In base all’accordo, circa il 96% dei prodotti scambiati tra i due paesi (tra cui alimentari, agricoltura, cosmetici, attrezzature mediche e farmaci) sarà esente da dazi doganali: alcuni immediatamente, altri gradualmente. In meno di due anni, da quando sono stati firmati gli Accordi di Abramo, l’interscambio commerciale tra Israele ed Emirati ha toccato i 2,5 miliardi di dollari. Basti pensare che nel 2021 gli scambi commerciali fra Israele ed Egitto si sono attestai a 330 milioni di dollari sebbene i due paesi siano legati da un accordo di pace sin dal 1979.

Secondo un servizio della scorsa settimana del quotidiano economico israeliano Globes, negli ultimi mesi si sono sviluppati anche i rapporti tra Israele e Arabia Saudita. Stando al reportage, decine di imprenditori tecnologici israeliani hanno potuto recentemente recarsi in Arabia Saudita, nonostante la mancanza di rapporti diplomatici ufficiali fra i due paesi, per una serie di colloqui su investimenti sauditi in società e fondi di investimento israeliani.

(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 31.5.22)