L’atroce pogrom del XXI secolo eruttato dalla striscia di Gaza, che Israele aveva ceduto al controllo palestinese

Come si potrà riproporre, adesso, la ricetta “terra in cambio di pace”?

Di Clifford D. May

Clifford D. May, autore di questo articolo

Ormai conoscete tutti i fatti fondamentali: più di millecinquecento terroristi palestinesi di Hamas hanno invaso Israele da Gaza. Hanno massacrato i gli agricoltori nei loro kibbutz, trucidato gli adolescenti che partecipavano a un concerto all’aperto, profanato i corpi di donne violentate e uccise, rapito e deportato bambini e anziani dalle loro case. In questo mega-pogrom del XXI secolo sono stati assassinati più di 1.200 israeliani, più di 3.000 feriti, più di 100 presi in ostaggio, maltrattati, umiliati ed esibiti come trofei.

Non è solo una coincidenza se questa aggressione è avvenuta nel cinquantesimo anniversario della guerra dello Yom Kippur scatenata da Egitto e Siria. Anche quell’attacco colse di sorpresa gli israeliani e arrivò a un passo dall’annientare il piccolo stato ebraico, che è l’ultima comunità ebraica sopravvissuta e fiorente in Medio Oriente.

C’è una diversità su cui vorrei attirare l’attenzione. Vladimir Putin sta conducendo una guerra criminale per costringere gli ucraini ad accettare il potere del Cremlino. Xi Jinping minaccia di lanciare una guerra devastante per costringere i taiwanesi a piegarsi al potere del partito comunista cinese. Ma Hamas non vuole soggiogare gli israeliani. Hamas vuole che gli israeliani muoiano. E cerchiamo di essere chiari: non vuole sterminarli perché israeliani, li vuole sterminare perché ebrei. La Carta di Hamas lo afferma chiaramente: “La nostra battaglia contro gli ebrei è molto lunga e dura, e richiede la dedizione di noi tutti finché il nemico sarà vinto e la vittoria di Allah assicurata”. E ancora: “Israele, in quanto stato ebraico, e i suoi ebrei sono una sfida all’islam e a tutti i musulmani”.

Dietro Hamas c’è la Repubblica Islamica dell’Iran che da tempo minaccia e aizza il genocidio contro gli ebrei israeliani. I governanti iraniani forniscono fondi, armi e addestramento non solo a Hamas ma anche a Hezbollah (libanesi sciiti ndr), alla Jihad Islamica Palestinese e a una lunga lista di altri gruppi terroristici. Ali Khamenei, la Guida Suprema della Repubblica Islamica, ha elogiato la strage giurando che “il regime sionista verrà sradicato per mano del popolo palestinese e delle forze della resistenza in tutta la regione”. I suoi accoliti urlano sempre “Morte a Israele” e, naturalmente, “Morte all’America”. I delinquenti ai suoi ordini uccidono giovani donne iraniane per “crimini” come coprirsi i capelli “in modo non corretto”. E ora Teheran fornisce droni e altre armi a Putin per aiutarlo a massacrare gli ucraini. …

Recupero delle salme a Kfar Azza, dove i terroristi palestinesi di Hamas hanno trucidato più di 200 persone, compresi 40 bambini

Hezbollah, la legione straniera di Teheran, domina il Libano dove ha installato migliaia di missili puntati su obiettivi israeliani. Hezbollah non ha ancora aperto un vero secondo fronte, ma la cosa potrebbe cambiare da un momento all’altro. Anche in Siria, Iraq e Yemen ci sono milizie sciite sponsorizzate da Teheran, smaniose di fornire sostegno a una guerra per l’annientamento di Israele.

I governanti iraniani, i loro tirapiedi, clienti, sostenitori e simpatizzanti amano dire che stanno “resistendo” all’occupazione israeliana. Ma, ovviamente, Gaza non è occupata. Nella guerra difensiva del 1967 gli israeliani presero Gaza dall’Egitto, che a sua volta aveva occupato quel territorio con la forza militare durante la guerra del 1948 contro l’indipendenza di Israele. L’Egitto non rivuole indietro Gaza. Nel 2005, in un tentativo di attuare la formula “terra in cambio di pace”, gli israeliani si ritirarono da Gaza: ogni civile, ogni soldato, ogni sinagoga, ogni tomba. A quel punto Gaza divenne, di fatto, uno stato palestinese, dove Hamas cominciò a comandare dopo aver cacciato Fatah con un sanguinoso conflitto intestino. Nel 2008 Hamas ha iniziato a lanciare razzi contro obiettivi civili israeliani. Nei giorni in cui Hamas non attaccava, Israele forniva a Gaza elettricità e faceva entrare medicine, carburante e altri rifornimenti. Migliaia di abitanti di Gaza potevano entrare in Israele per lavorare, con retribuzioni e condizioni molto migliori di quelle che potevano avere a casa loro.

Gli israeliani tentavano di impedire a Hamas di importare armi e materiali utili per il suo esercito di terroristi. E’ quello che i nemici di Israele denunciavano come un blocco, un assedio disumano, un crimine contro l’umanità. Dopo la carneficina del 7 ottobre, si è visto quando fosse severo quel blocco.

E adesso? Il primo obiettivo di Israele è ripulire il suo territorio da tutti i terroristi che ancora vi si trovano. Poi, si metta in conto che gli israeliani si impegneranno a fondo per distruggere le capacità militari di Hamas il più rapidamente possibile, salvando il maggior numero possibile di ostaggi.

Avrà fine anche il dominio di Hamas a Gaza? Difficile da dire. Come si è notato, gli israeliani non occupano Gaza e non vogliono farlo.

La prospettiva strategica è ancora più complessa. Gli israeliani sanno che Hamas, Hezbollah, la Jihad Islamica e molti altri nemici giurati sono pedine di un re la cui testa se ne sta fin troppo comoda a Teheran: una minaccia esistenziale che prima o poi dovrà essere affrontata. Si dice: meglio tardi che mai. Ma l’insegnamento di tre secoli di pogrom e persecuzioni è che, a volte, “dopo” può essere davvero troppo tardi.

(Da: jns.org, 11.10.23)