Molto probabile un nuovo stallo politico dopo le elezioni per la Knesset del 23 marzo

Per entrambi i blocchi pro e anti Netanyahu potrebbero essere determinanti le formazioni minori sull’orlo del quorum minimo d’ingresso e a rischio di dispendere voti

A poco più di una settimana dalle elezioni il presidente di Yesh Atid, Yair Lapid, ha impresso domenica un ardito cambio di direzione nella sua campagna inviando a tarda sera una serie di messaggi di testo ai potenziali sostenitori in cui avverte che i partiti che si prevede ottengano solo pochi seggi alla Knesset non potranno fare davvero la differenza.

“Partiti con cinque seggi non cambiano il governo e partiti con sei seggi non salvano la democrazia” si legge in un testo inviato da Lapid a centinaia di migliaia di persone, con evidente allusione ai partiti Blu-Bianco e Laburista che al momento, stando ai sondaggi, rientrano in questo range di risultati. “Un grande cambiamento può essere fatto solo con un grande Yesh Atid” ha dichiarato Lapid, al cui partito attualmente vengono attribuiti circa 20 seggi. Puntando il dito direttamente contro Blu-Bianco, con il quale Yesh Atid si era alleato ma dal quale si è separato l’anno scorso quando il leader Benny Gantz ha accettato di formare un governo con Benjamin Netanyahu come primo ministro, Lapid ha affermato: “Tutti coloro che sono coinvolti in questo governo pletorico e dispendioso hanno mantenuto Netanyahu in Via Balfour”, la sede del primo ministro.

Anche il partito di sinistra Meretz risulta quotato attualmente da alcuni sondaggi a soli quattro seggi, mentre secondo altri non riuscirà a varcare la soglia elettorale. Tuttavia, una fonte di Yesh Atid ha detto a Times of Israel che il messaggio di Lapid contro i partiti piccoli non era diretto al Meretz. “Secondo i nostri dati – ha detto la fonte – Meretz supererà il quorum e noi non stiamo cercando di sottrarre voti al Meretz. Non è il Meretz che stiamo prendendo di mira”.

Il 23 marzo gli israeliani sono chiamati a eleggere la Knesset per la quarta volta in meno di due anni

I messaggi di Yesh Atid, e l’affermazione che non sono rivolti al Meretz, mettono in luce la partita ad alto rischio che sta giocando Yesh Atid, e in generale il campo del centro-sinistra: se Blu-Bianco, Laburisti o Meretz non riescono a varcare la soglia minima, diventa improbabile che il blocco anti-Netanyahu riesca a raggiungere la fatidica maggioranza di 61 seggi alla Knesset. Blu-Bianco ha sottolineato questo punto rispondendo ai messaggi di Lapid. “Dal momento che Lapid sa bene che nessuno dei partiti del blocco di sinistra si ritirerà prima delle elezioni – dice una fonte del partito – è chiaro che tutta la sua manovra volta a sottrarre voti a questi partiti non fa che mettere a rischio di dispersione centinaia di migliaia di voti del blocco”.

Anche i laburisti affermano che, così impostata, la campagna di Lapid sta indebolendo l’intero blocco. “Mentre Netanyahu si adopera perché Itamar Ben Gvir [leader della formazione di estrema destra Sionismo Religioso] superi la soglia elettorale e rafforzi il suo blocco – dice il partito laburista in un comunicato – dal canto suo Lapid si dà da fare per rimanere senza blocco”.

Per la verità anche Netanyahu, a parte Ben Gvir, ha aumentato la pressione per sottrarre voti a un suo possibile partner, il partito Yamina di Naftali Bennett. Secondo l’emittente pubblica Kan, l’entourage del primo ministro ha dato disposizione agli alti esponenti del partito Likud di attaccare Bennett e tentare di sottrargli sostenitori, sottolineano che Bennett sarà costretto a collaborare con Lapid e il suo blocco di centro-sinistra se vorrà formare un governo senza Netanyahu. Durante lo scorso fine settimana, Netanyahu ha pubblicato due video che attaccano Bennett e domenica è intervenuto a una conferenza del giornale religioso-sionista B’Sheva prima di trascorrere un’intera giornata in visita in alcuni insediamenti di Cisgiordania. Secondo fonti del Likud citate da Canale 12, queste mosse hanno l’obiettivo di togliere voti a Yamina. Allo stesso tempo Netanyahu, parlando alla conferenza B’Sheva, ha detto chiaramente che gli sta bene se le persone votano per il partito Sionismo Religioso di Ben Gvir, che deve necessariamente superare la soglia elettorale perché Netanyahu possa sperare di contare su una maggioranza di 61 seggi. “Il partito Sionismo Religioso sarà con noi in ogni caso – ha detto Netanyahu – Non ho problemi se decidete di votare per loro”.

I seggi attribuiti ai vari partiti dal sondaggio condotto domenica dalla tv Canale 13 (clicca per ingrandire)

Un sondaggio della tv Canale 13 diffuso domenica prevede di nuovo lo stallo politico, dopo le elezioni del 23 marzo, con i blocchi pro e anti Netanyahu praticamente alla pari, mentre il partito islamista Ra’am (staccatosi dagli altri partiti arabi perché disponibile verso il Likud) varcherebbe di poco la soglia elettorale diventando un possibile ago della bilancia.

Il sondaggio assegna 28 seggi al Likud di Netanyahu, seguito da Yesh Atid che ne riceverebbe 20. Yamina di Naftali Bennett rimane stabile al terzo posto con 11 seggi, mentre per il partito Nuova Speranza di Gideon Sa’ar (uscito dal Likud in polemica con Netanyahu) i sondaggi continuano a prevedere seggi a una sola cifra (in questo caso 9). La Lista (araba) Congiunta otterrebbe 8 seggi, seguita dal partito laicista di Avigdor Lieberman Yisrael Beytenu che ne prenderebbe 7, così come il partito ultra-ortodosso ashkenazita Ebraismo Unito della Torà, mentre al partito ultra-ortodosso mizrahi Shas vengono attribuiti solo 6 seggi rispetto ai suoi nove attuali. Il partito di estrema destra Sionismo Religioso, che i sondaggi davano costantemente a quattro o cinque seggi, ne riceve 6 in quest’ultimo sondaggio, alla pari con il partito Laburista guidato da Merav Michaeli. A completare il sondaggio, il pareggio a tre di Meretz, Blu-Bianco e partito islamista Ra’am che otterrebbero ciascuno 4 seggi superando di poco il quorum minimo del 3,25% dei voti validi.

Se questi numeri venissero confermanti dalle urne, né Netanyahu con i suoi alleati né coloro che a lui si oppongono sarebbero in grado di formare una coalizione di maggioranza con almeno 61 seggi. Infatti Likud, Ebraismo Unito della Torà, Shas e Sionismo Religioso otterrebbero 47 seggi, che salirebbero a 58 se ad essi si unisse Yamina (i cui leader Bennett, tuttavia, punta a rivendicare per sé la carica di primo ministro). Dall’altra parte, anche il blocco anti-Netanyahu formato da Yesh Atid, Nuova Speranza, Lista (araba) Congiunta, Yisrael Beytenu, Laburisti, Blu-Bianco e Meretz arriverebbe solo a 58 seggi. Ra’am, con i suoi previsti 4 seggi, potrebbe dunque diventare il fattore determinante.

Non va comunque dimenticato che il il 38% degli intervistati nel sondaggio di Canale 13 afferma di essere indeciso o che potrebbe “cambiare idea” su chi votare prima del giorno delle elezioni.

Le prossime elezioni (quarta tornata elettorale per la Knesset in meno di due anni) sono state indette dopo che il governo della coabitazione Likud e Blu-Bianco non è riuscito a concordare una legge di bilancio entro la scadenza del 23 dicembre. Anche queste elezioni, come le tre precedenti, vengono in gran parte viste come una referendum sul governo e sulla leadership di Netanyahu, con al centro il processo in corso a carico del primo ministro per accuse di presunta corruzione e la gestione della pandemia, con le relative problematicità economiche e il successivo piano vaccinale nazionale.

(Da: Times of Israel, Israel HaYom, israele,net, 15.3.21)