Rivlin sollecita alleanze non convenzionali per la formazione del governo

Secca la reazione del Likud secondo il quale il presidente è tenuto dalla consuetudine, se non dalla legge, a conferire l’incarico al leader del partito di maggiorana relativa

Il presidente d’Israele Reuven Rivlin (a destra) riceve i risultati ufficiali delle elezioni dal presidente della Commissione Elettorale Centrale, giudice Uzi Vogelman

Il presidente d’Israele Reuven Rivlin ha suscitato vivaci polemiche quando, mercoledì, ha esortato i partiti eletti nella 24esima Knesset a formare alleanze inedite pur di dare un governo stabile al paese, lasciando intendere che potrebbe conferire il mandato al candidato che ha maggiori probabilità di riuscire nel compito anziché al candidato che riceve il maggior numero di raccomandazioni dai colleghi parlamentari.

Parlando presso la residenza presidenziale dopo aver ricevuto i risultati ufficiali delle elezioni del 23 marzo dalla mani del giudice della Corte Suprema Uzi Vogelman, presidente della Commissione Elettorale Centrale, Rivlin ha affermato che la crisi politica da tempo in corso ha indebolito la democrazia israeliana, ma certamente non la potrà abbattere. “Siamo più forti e la società israeliana è più forte [della crisi]” ha detto Rivlin. Ed ha aggiunto: “Mi auguro che i nostri rappresentanti eletti saranno abbastanza saggi da ascoltare la popolazione d’Israele e la sua richiesta di alleanze non convenzionali, di cooperazione fra settori trasversali, di un lavoro serio e dedicato al bene di tutti i cittadini d’Israele”. In particolare, Rivlin ha espressamente auspicato un governo che “approvi la legge di bilancio, sovrintenda al risanamento dei sistemi e dei cittadini colpiti [dalla pandemia] e tuteli gli organi statali dall’impasse politica in cui siamo caduti nel momento in cui la gente ha bisogno più che mai di tali organismi”.

Secca la reazione del partito di maggioranza relativa Likud, che ha risposto a Rivlin per bocca di Yariv Levin, presidente della Knesset, e dei due ministriYuval Steinitz e Amir Ohana: “Non è il presidente che decide i risultati delle elezioni – hanno affermato in una dichiarazione congiunta – Al presidente è proibito farsi attore politico. Sin dall’istituzione dello stato, tutti i presidenti d’Israele hanno conferito il primo incarico di formare il governo al candidato che riceve il maggior numero di segnalazioni [dai parlamentari], e così deve essere anche questa volta”.

I principali contendenti di Benjamin Netanyahu per la premiership in Israele: da sinistra: Naftali Bennett (Yamina), Yair Lapid (Yesh Atid), Gideon Saar (Nuova Speranza)

Se un candidato sarà segnalato da almeno 61 dei 120 parlamentari, è praticamente certo che Rivlin gli  conferirà l’incarico. La questione diventa più complicata se nessun parlamentare verrà indicato dalla maggioranza della Knesset, giacché la legge non vincola in alcun modo la scelta del presidente.

L’Ufficio del presidente ha rilasciato una dichiarazione in cui ci si rammarica delle critiche del Likud, “che era meglio non fossero fatte”, e si fa notare che Rivlin non ha l’obbligo di nominare il candidato che riceve il maggior numero di raccomandazioni, sottolineando inoltre che il presidente non intende accettare pressioni di alcun tipo. “Come ha detto il presidente – si legge nella nota – la considerazione principale che lo guiderà nella scelta del candidato a cui affidare l’incarico riguarda le possibilità che ha il candidato di formare un governo che ottenga la fiducia della Knesset. Questo è ciò che tutti i presidenti di Israele hanno fatto per generazioni ed è così che si è comportato il presidente in tutte le precedenti elezioni”. Già nel suo discorso della mattina, Rivlin aveva detto che la sua principale considerazione sarebbe stata la concreta “possibilità di formare un governo che ottenga l’approvazione della Knesset”: una frase che è stata letta come la possibile indicazione che non intenda necessariamente conferire l’incarico al parlamentare che riceve il maggior numero di segnalazioni.

All’inizio del discorso, Rivlin, che ha sempre lamentato il fatto che Israele abbia dovuto tenere quattro elezioni in meno di due anni, aveva ribadito il concetto dicendo che, durante il suo mandato settennale non ancora concluso, questa è già la quinta volta che riceve i risultati ufficiali delle elezioni. “Non dobbiamo mai dimenticare – ha aggiunto Rivlin – che le elezioni sono la prima manifestazione della nostra statualità, il sancta sanctorum della nostra democrazia: sono il modo più chiaro con cui il pubblico può far sentire la propria voce ed eleggere i propri rappresentanti”.

Molto forti, come prevedibile, i toni con cui hanno reagito alle critiche del Likud i partiti che fanno parte del blocco anti-Netanyahu. “L’attacco del Likud al presidente è un’ulteriore prova che ci sono solo due opzioni – ha dichiarato il leader di Yesh Atid, Yair Lapid – O continuare con il governo Netanyahu e l’attacco sfrenato alle istituzioni statali, o coalizzarsi nel blocco del cambiamento e sostituire il governo”. Il leader di Nuova Esperienza, Gideon Sa’ar, ha affermato che “il brutale attacco del Likud al presidente pochi giorni prima che prenda la sua decisione in base all’autorità che gli conferisce la legge è un’altra tappa della campagna di Netanyahu contro tutti i cardini dello stato. È ora che Netanyahu si faccia da parte e permetta a Israele di tornare se stesso”.

Rivlin inizierà lunedì le consultazioni e due giorni dopo annuncerà il nome della persona incaricata di formare il nuovo governo.

(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, YnetNews, 31.3.21)