Rivotare già nel 2019? Potrebbe accadere

Gli ultimi sondaggi israeliani indicano come molto probabile uno stallo politico senza precedenti

Di Gil Hoffman

Gil Hoffman, autore di questo articolo

Il prossimo 9 aprile oltre sei milioni di israeliani saranno chiamati alle urne per dare il loro voto a uno dei 46 partiti attualmente in lizza per i seggi della 21esima Knesset. Ma, con tutto il rispetto per gli elettori, alla fine sarà solo uno di loro quello chiamato a decidere chi potrà tentare di diventare primo ministro formando la prossima coalizione di governo, e questo elettore è il presidente d’Israele Reuven Rivlin.

Dopo le elezioni, i leader dei partiti che avranno superato la soglia di sbarramento del 3,25% saranno convocati alla residenza presidenziale per comunicare le loro raccomandazioni, la maggior parte delle quali sarà estremamente ovvia. Likud, Nuova Destra, Shas, Ebraismo Unito della Torà, Yisrael Beytenu e l’Unione dei Partiti dell’Ala Destra hanno già annunciato che raccomanderanno un ulteriore mandato per il primo ministro Benjamin Netanyahu. Sia il leader di Kulanu, Moshe Kahlon, che la leader di Gesher, Orly Levy-Abecassis, hanno indicato che anche loro preferirebbero Netanyahu. Solo la lista Blu e Bianco, i laburisti e il Meretz raccomanderanno il leader di Blu e Bianco, Benny Gantz. Le due liste arabe non proporranno nessuno.

Tenendo presente tutto questo, i più recenti sondaggi indicano come sempre più probabile un quadro di stallo politico senza precedenti. Per la prima volta, il blocco di destra guidato da Netanyahu non arriverebbe ai 61 seggi (su 120) necessari per formare un governo. Dal canto suo, il centro-sinistra ne avrebbe 61, ma i partiti arabi hanno già detto che non entrerebbero in una coalizione guidata da Gantz più di quanto non sarebbero entrati in una di Netanyahu.

Benny Gantz (a sinistra), quando era capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, con il primo ministro Benjamin Netanyahu

Netanyahu e altri leader del Likud – riferisce Gil Hoffman in un altro articolo sul Jerusalem Post – hanno accusato Benny Gantz di mirare a costruire una coalizione con l’appoggio determinante della lista Hadash-Ta’al, co-presieduta dal parlamentare arabo Ahmed Tibi. I leader di Blu e Bianco hanno ribattuto che mireranno invece a una coalizione con il Likud dell’era post-Netanyahu. “Per qualche motivo – ha dichiarato Gantz – coloro che stanno precipitando nei sondaggi iniziano a inventare storie secondo cui noi vorremmo andare con Ahmed Tibi. Non è vero. Siamo qui per costruire un governo di unità con il Likud, che si unirà a noi, e con tutti i sionisti sensati pronti a unirsi a noi”. Il Likud ha risposto a sua volta che Blu e Bianco non potrà costruire una coalizione senza fare affidamento su una maggioranza che includa i partiti arabi. “Gantz ha escluso la possibilità di sedere in un governo con Netanyahu – ha detto il Likud – Quindi il calcolo è semplice: o Bibi o Tibi [cioè, o Netanyahu o il partito arabo ndr]: è questo che si decide in queste elezioni”. In realtà, alla domanda se sarebbe disposto a diventare ministro nel caso Gantz sconfigga Netanyahu, Ahmed Tibi ha mandato al Jerusalem Post un messaggio molto netto: “Nooooo”. (Da: Jerusalem Post, 4.3.19)

Cosa potrebbe fare il presidente Rivlin in uno scenario del genere? Secondo quanto riferito domenica sera dal corrispondente politico di Channel 12 Amit Segal, Rivlin ha detto che in quel caso potrebbe riconvocare i leader di partito per chiedere loro non chi raccomandano, ma chi non escludono a priori: chiunque ottenesse il maggior numero di non-esclusioni riceverebbe l’opportunità di formare la prossima coalizione. In tal caso i partiti Kulanu e Gesher, se supereranno il quorum, potrebbero essere conteggiati da entrambe le parti. Ma nessun altro partito appare altrettanto politicamente flessibile.

Sempre domenica sera, l’analista politico di Channel 13 Raviv Drucker ha riferito che Rivlin potrebbe a quel punto costringere Netanyahu e Gantz a formare un governo insieme, e lasciare che litighino fra di loro su chi ricoprirà per primo la carica di premier, da cedere poi all’altro in un meccanismo di rotazione.

“Speriamo solo che non si finisca con nuove elezioni anticipate” ha aggiunto Drucker. Ma Rivlin potrebbe non avere scelta. Se nessun leader di partito attraverserà il Rubicone e romperà le sue promesse elettorali schierandosi in contrasto contro la propria posizione ideologica, una seconda votazione nello stesso 2019 potrebbe essere probabile, sempre che risultino confermati gli attuali sondaggi: giacché a quel punto, sia Netanyahu che Gantz avranno avuto la possibilità – e sei settimane di tempo – per formare una coalizione. Se entrambi avranno fallito e non emergerà nessun altro candidato, Rivlin potrebbe indire nuove elezioni entro la fine di luglio con l’obiettivo di tenerle dopo una novantina di giorni. Una data potrebbe essere martedì 5 novembre, il giorno in cui si sarebbero dovute tenere sin dall’inizio le elezioni, se Netanyahu non avesse deciso di anticiparle per via delle indagini pendenti a suo carico: una scelta che potrebbe finire col rendere il processo di nomina di un nuovo primo ministro più complicato che mai.

(Da: Jerusalem Post, 4.3.19)