Russificazione e arabizzazione: due facce della stessa medaglia

Come Putin proclama che l'Ucraina non ha il diritto di esistere come stato indipendente, allo stesso modo gli odiatori di Israele sono convinti che lo stato ebraico non abbia diritto di esistere

Di Micha Danzig

Micha Danzig, autore di questo articolo

Chiunque abbia prestato attenzione al conflitto arabo-israeliano negli ultimi vent’anni sa bene che coloro che fanno propaganda a favore della causa araba palestinese cercano regolarmente di impadronirsi di ogni altra causa o crisi nel mondo e piegarla alla loro narrazione su Israele e palestinesi. Alla luce di questa propensione, non sorprendente che tanti notori odiatori di Israele abbiano subito strumentalizzato la questione dell’Ucraina cercando di sostenere che gli ucraini che si battono contro l’invasione russa sono la stessa cosa dei terroristi di Hamas e Fatah che praticano l’assassinio di civili e militari israeliani. Eppure, prima che la Russia invadesse l’Ucraina nessuna milizia ucraina aveva mai lanciato indiscriminatamente migliaia di razzi sulla Russia, nessun leader ucraino aveva mai sostenuto che la Russia non ha diritto di esistere e che non esiste nessun legame storico fra i russi e la Russia, nessun leader ucraino istigava la propria gente ad assassinare russi a caso, garantendo compensi e vitalizi pari a otto volte lo stipendio medio di un insegnante agli ucraini che avessero perpetrato omicidi e stragi di russi.

La maggior parte delle persone capiscono che il paragone è subdolo e falso. Ciò che sorprende, tuttavia, è quanto siano poche le persone che comprendano il forte collegamento che esiste tra l’ideologia e la storia della russificazione, che anima l’ultimo sforzo di Putin e della Russia per conquistare e colonizzare l’Ucraina, e l’ideologia e la storia dell’arabizzazione, che anima da oltre un secolo il continuo e violento rifiuto della nazionalità e della sovranità ebraica in Medio Oriente.

Putin proclama apertamente che l’Ucraina non ha il diritto di esistere come stato indipendente

Nel discorso del 21 febbraio con cui annunciava la non provocata invasione dell’Ucraina, Putin ha detto: “Vorrei sottolineare ancora una volta che per noi l’Ucraina non è semplicemente un paese vicino. È parte inalienabile della nostra storia, della nostra cultura, del nostro spazio spirituale. La prima e più importante domanda è: che bisogno c’era di accondiscendere i nazionalisti, di soddisfare le ambizioni nazionaliste in crescita smisurata alla periferia dell’ex impero? Che senso aveva trasferire a nuove unità amministrative spesso formate arbitrariamente, le Repubbliche dell’Unione, vasti territori che non avevano nulla a che fare con esse? Ripeto: territori trasferiti insieme alla popolazione di quella che storicamente era Russia”.

In precedenza Putin aveva fatto analoghe affermazioni antistoriche su Lituania, Lettonia ed Estonia, sostenendo che anch’esse non avevano motivo di essere indipendenti giacché in realtà sono solo parte della grande nazione russa.

Molte persone sia in Ucraina che negli stati baltici parlano russo. Lo fanno perché era la lingua di stato dell’Unione Sovietica, obbligatoria ovunque e imposta a quei paesi nel quadro di una vasta campagna di russificazione durante l’era sovietica. Ma la russificazione di quelle nazioni e di quei popoli distinti era iniziata molto prima, nella storia russa, sin dal XVI secolo, e divenne parte ufficiale delle politiche imperialiste dell’Impero russo sotto lo zar Alessandro III negli anni ’80 dell’Ottocento. Ciò che significava in pratica la russificazione, ufficiale e non, era l’uso coercitivo della lingua russa e la repressione di tutte le altre nazionalità e culture. Questa politica di russificazione, sia sotto gli zar che sotto i dittatori sovietici come Stalin, aveva lo scopo di distruggere ogni aspetto delle distinte identità culturali, linguistiche e nazionali dei popoli e delle nazioni conquistate dai russi, Ucraina compresa. Ecco perché il 3 marzo scorso, durante una riunione del Consiglio di sicurezza russo Putin ha dichiarato: “Non rinuncerò mai alla mia convinzione che russi e ucraini sono un’unica nazione”. Con questa affermazione, Putin intendeva giustificare l’imperialismo russo e la trasformazione ancora una volta dell’Ucraina in uno stato vassallo della Russia, senza alcun riguardo per il diritto del popolo ucraino alla sovranità e all’autodeterminazione.

L’espansione arabo-islamica dal 622 al 750 (sovrapposta ai confini moderni)

Allo stesso modo, anche l’arabizzazione iniziata nel VII secolo è stata attuata per distruggere le distinte identità etniche, linguistiche e culturali delle varie tribù e popolazioni conquistate durante l’espansione dell’Impero arabo in tutto il Medio Oriente e Nord Africa, compresa la Terra d’Israele/Palestina. Il processo di arabizzazione, sulla scorta dell’egemonia e del controllo arabo quasi completo di Medio Oriente e Nord Africa, è stata così potente che ancora nel 2014 nel relativamente moderato Marocco era vietato ai genitori dare ai figli nomi non arabi, benché il Marocco sia stato originariamente, e per secoli prima della conquista araba, amazigh (berbero), e ancora oggi, nonostante secoli di arabizzazione istituzionale e sistemica, una grande percentuale della sua popolazione si identifichi come amazigh.

Se Putin nelle ultime settimane ha ripetutamente dato voce all’idea imperialista ed eliminazionista russa secondo cui l’Ucraina non ha legittimità come paese indipendente, lo stesso mantra viene da tempo regolarmente predicato dai suprematisti arabi in relazione a tutti i movimenti – curdi, copti, amazigh, ebrei – che rivendicano maggiore sovranità, indipendenza, o anche solo autonomia ed eguaglianza, in varie parti delle loro terre native.

È chiaro che la storia della russificazione e del controllo sovietico dell’Ucraina ha profondamente influenzato la visione di Putin dell’Ucraina, tanto da ammettere che “non rinuncerà mai alla sua convinzione” che l’Ucraina non ha alcun motivo di essere paese indipendente. Allo stesso modo, sin dall’inizio del movimento per l’indipendenza ebraica (sionismo), che ha preso slancio nel XX secolo, dittatori e teocrati arabi hanno sempre fermamente sostenuto, per via della storia dell’arabizzazione e islamizzazione sistemiche in Medio Oriente e Nord Africa, che il popolo ebraico non ha alcun diritto a un proprio paese indipendente e che qualsiasi paese del genere, non importa quanto piccolo, è come tale illegittimo e deve essere distrutto.

Da un testo scolastico dell’Autorità Palestinese. “Lezione 4: La Palestina è araba e musulmana”, “Il popolo palestinese fa parte della nazionale arabo-musulmana” Nella mappa, c’è la scritta “Palestina”, non c’è la scritta Israele

Circa l’indipendenza e la sovranità ebraica nella originaria patria storica e religiosa del popolo ebraico, nell’articolo 15 della Carta di Hamas e nell’articolo 20 della Carta dell’Olp si possono trovare dichiarazioni straordinariamente simili alle convinzioni di Putin circa la presunta illegittimità dell’indipendenza ucraina.  L’articolo 15 della Carta di Hamas esprime il concetto che qualunque porzione di terra, una volta diventata “terra islamica” (mediante la conquista), non può più tornare indietro: “Quando i nemici usurpano un pezzo di terra musulmana, la jihad [guerra santa] diventa un dovere vincolante per ogni musulmano”. L’articolo 20 della Carta dell’Olp (nota anche come Carta Nazionale Palestinese) nega espressamente al popolo ebraico il suo status di popolo e la sua legittimità come nazione (“Le rivendicazioni di legami storici o religiosi degli ebrei con la Palestina sono incompatibili con i fatti storici. L’ebraismo, essendo una religione, non è una nazionalità indipendente e gli ebrei non costituiscono una singola nazione con una propria identità”).

Pertanto, con tutta evidenza ciò che gli odiatori di Israele hanno in comune con Putin non sono solo le false e fraudolente accuse di “genocidio” e di “nazismo”. È anche la negazione di identità distinte a danno di tutti coloro che sono sottoposti da secoli a campagne imperialiste per distruggerli: coloro che, nonostante russificazione e arabizzazione, hanno mantenuto le loro identità, lingue e culture specifiche, e hanno operato, combattuto e conseguito i loro diritti come stati sovrani e indipendenti. Sia Putin che coloro che odiano Israele sono convinti che questi stati non hanno diritto di esistere e vogliono eliminarli.

(Da: jns.org, 8.3.22)