Bennett: Israele è stanco di essere definito unicamente in base al conflitto con i palestinesi

Intervistato dal Sunday Times alla vigilia della partenza per Glasgow, il primo ministro israeliano affronta vari temi e ricorda: “Con l’Iran siamo in una guerra fredda”

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett mentre domenica si imbarca alla volta di Glasgow

Israele è pronto a mettersi alla testa della lotta contro il cambiamento climatico, ha “schiacciato” il covid-19 ed è stanco di essere definito unicamente dal conflitto con i palestinesi. E’ quanto ha affermato il primo ministro israeliano Naftali Bennett in un’intervista pubblicata domenica dal britannico Sunday Times alla vigilia della partenza di Bennett alla volta di Glasgow per partecipare al vertice delle Nazioni Unite sul clima in programma nelle prossime due settimane.

Bennett ha detto che Israele, nonostante sia un piccolo paese, può “dare un contributo che va ben oltre le sue dimensioni, nella battaglia contro il riscaldamento globale”. “Affinché il mondo raggiunga le emissioni zero entro il 2050 – ha aggiunto – cambiare il nostro comportamento farà meno della metà del lavoro. L’altra metà verrà da tecnologie che devono ancora essere sviluppate. Ed è qui che Israele può essere all’avanguardia”. Bennett ha spiegato che intende tagliare i lacci burocratici “col machete” per invogliare le aziende a investire in soluzioni per il cambiamento climatico.

Israele, che è già all’avanguardia nella tecnologia della desalinizzazione dell’acqua, può aumentare il suo utilizzo dell’energia solare e migliorare la produzione di energie rinnovabili in collaborazione con i paesi della regione. “Abbiamo un enorme potenziale nella regione per creare partnership nel campo dell’energia – ha spiegato Bennett – Israele è uno stato molto piccolo sul piano territoriale. Siamo in una regione in cui l’acqua scarseggia, ma alla maggior parte dei nostri vicini non manca lo spazio vuoto del deserto, e nel 2021 quello spazio significa energia. Ed energia significa acqua”.

L’impianto per energia solare di Ashalim, nel Negev israeliano

Secondo Bennett, da troppo tempo Israele viene definito unicamente nei termini del conflitto israelo-palestinese. “Non credo che attualmente vi sia un solo leader significativo, nella nostra regione, convinto che in questo momento il processo diplomatico [con i palestinesi] possa portare da qualche parte – ha detto Bennett – Abbiamo imparato a nostre spese che il trasferimento di territori e la creazione di entità simil-statali non funziona”.

La fragile coalizione guidata da Bennett è composta da partiti che vanno dalla sinistra alla destra dello spettro politico israeliano. Questa coalizione, ha spiegato il primo ministro, ha deciso che “non ci sarà annessione [di territori] né congelamento [delle attività edilizie negli insediamenti]”. La scorsa settimana il governo Bennett ha approvato la costruzione di unità abitative negli insediamenti già esistenti nelle Aree C della Cisgiordania, che in base agli Accordi di pace sono sotto giurisdizione israeliana (a differenza delle Aree A e B dove le attività edilizie sono sotto giurisdizione dell’Autorità Palestinese).

Bennett ha poi affermato che Israele investe ingenti somme per prepararsi militarmente a fronteggiare le tante minacce della regione, e in particolare quella posta dalle ambizioni nucleari dell’Iran. “Con l’Iran abbiamo una guerra fredda – ha detto – L’Iran minaccia Israele da decenni. Opereremo contro di loro facendo ricorso a tutta la nostra energia, a tutta la nostra innovazione, tecnologia ed economia per essere un certo numero di passi avanti. Non è un segreto che l’Iran è ora al punto più avanzato della sua capacità di arricchire l’uranio” e Israele “farà tutto il necessario per neutralizzare questa minaccia. C’è una potenza regionale chiamata Iran e c’è una potenza regionale chiamata Israele. L’Iran è un regime marcio, che vìola i diritti umani e uccide gli omosessuali e le donne che vanno in giro scoperte: non sono nemmeno in grado di fornire acqua pulita ai loro cittadini, ma investono le loro risorse per lo sviluppo nucleare”. Facendo appello ai leader mondiali perché aumentino le pressioni sulla Repubblica Islamica, Bennett si è detto convinto che la minaccia di azioni militari combinata con pressioni diplomatiche ed economiche “metterà in chiaro all’Iran che vi saranno conseguenze molto gravi se continuerà ad arricchire l’uranio”.

Bennett ha infine ricordato che durante l’estate il governo israeliano è riuscito a rispondere alla nuova ondata di contagi di covid-19: “Abbiamo schiacciato la variante Delta del coronavirus”, ha affermato.

A margine del vertice COP26 di Glasgow, il premier israeliano ha in programma incontri con il suo omologo britannico Boris Johnson, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier indiano Narendra Modi, il premier australiano Scott Morrison, il premier italiano Mario Draghi, il principe ereditario e primo ministro del Bahrain Salman bin Hamad Al Khalifa, il premier canadese Trudeau, il presidente honduregno Juan Orlando Hernández e il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.

(Da: YnetNews, Israel HaYom, 31.10.21)