Intanto, sulle tv dell’Autorità Palestinese: “La Palestina dal fiume al mare è nostro diritto permanente e indiscutibile”

Non si perde occasione per ribadire a Israele che bisogna promuovere la soluzione a due stati, ma dal campo palestinese continuano a giungere proclami di segno totalmente opposto

“Non vedo l’ora di lavorare con il primo ministro Netanyahu, che è mio amico da decenni, per affrontare insieme le numerose sfide e opportunità che Israele e la regione del Medio Oriente devono affrontare, comprese le minacce dall’Iran”. Lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden giovedì sera, dopo l’entrata in vigore del nuovo governo israeliano. Biden ha aggiunto: “Gli Stati Uniti si adoperano per promuovere una regione sempre più integrata, prospera e sicura a vantaggio di tutta la sua popolazione. Sin dall’inizio della mia amministrazione abbiamo operato con i nostri partner per promuovere questa visione più speranzosa di una regione in pace, anche tra israeliani e palestinesi. Miriamo a proseguire questo importante lavoro con il nuovo governo israeliano sotto la guida del primo ministro Netanyahu. Come abbiamo fatto per tutta la mia amministrazione – ha concluso Biden – gli Stati Uniti continueranno a sostenere la soluzione a due stati e ad opporsi a politiche che ne mettano in pericolo la fattibilità o contraddicano i nostri reciproci interessi e valori”.

Il rinnovato appello di Biden per la soluzione a due stati è rivolto al nuovo governo guidato da Netanyahu. Ma ecco qui di seguito un paio di esempi di ciò che continuano imperterriti a proclamare coloro che dovrebbero essere gli interlocutori di Israele nel “promuovere una visione più speranzosa di una regione in pace”.

L’esponente di Fatah nega il diritto di Israele ad esistere e ribadisce: la Palestina va dal fiume al mare

Majed Al-Fatiani, segretario del Consiglio rivoluzionario di Fatah (il movimento che fa capo ad Abu Mazen): “Non c’è un solo palestinese che rinuncerebbe alla Palestina. La Palestina è nella memoria dei palestinesi. È ciò che sta tra il fiume [Giordano] e il mare [Mediterraneo] e tra la terra e il cielo, e quindi il nostro diritto alla Palestina è qualcosa di permanente e indiscutibile”.
(Da: tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, 15.11.22)

(Da: palwatch.org, 15.11.22)

Il terrorista conferma: Fatah ci ha sempre insegnato che la Palestina si estende dal fiume Giordano al mar Mediterraneo

Ismail Awda, terrorista di Fatah scarcerato: “Sono entrato in Fatah [il movimento di Yasser Arafat e Abu Mazen] quando avevo 14 anni. Oggi ne ho 52, quindi stiamo parlando di 36-37 anni in Fatah. Sono stato in Fatah durante la prima e la seconda intifada. Ero nei servizi di intelligence. Nella prima intifada, Fatah non mi ha insegnato che la Palestina era nei confini del 1967. L’ideologia di Fatah e dei suoi servizi di sicurezza, e di tutti i fratelli nei servizi di sicurezza, specialmente nei servizi di intelligence, ma anche in tutte le altre agenzie, non mi hanno insegnato che la Palestina è nei [confini] del 1967. Nella seconda intifada, l’intifada di Al-Aqsa, non ho mai incontrato nessun membro o rappresentante di Fatah che dicesse che la Palestina è entro i [confini] del 1967. Durante la seconda intifada insegnavo in prigione. Fatah mi ha insegnato che la Palestina va dal mare [Mediterraneo] al fiume [Giordano]. Quando parliamo dei [confini] del 1967, intendiamo dire che lo stato è lì, ma la nostra patria è a Haifa, Giaffa, Acri e Galilea. Questo è ciò che Fatah mi ha insegnato. I [confini] del 1967 costituiscono solo lo stato. Quando ho iniziato a insegnare durante l’intifada di Al-Aqsa, e facevo parte della [milizia] Tanzim, insegnavamo sempre ai nostri giovani, ai nostri figli, che la Palestina è dal mare [Mediterraneo] al fiume [Giordano]. Quando un uomo, un combattente, ha una convinzione così assoluta che questo paese deve essere liberato e che il nemico deve essere combattuto con tutti i mezzi disponibili, allora la prigione per lui è solo una fase, una fase in cui può acquisire conoscenza, istruzione, e una fase per la costruzione di legami sociali a livello nazionale”.
(Da: tv Al-Awda dell’Autorità Palestinese, 24.11.22)

(Da: memri.org, 24.11.22)