Israele in pieno lockdown nel giorno di Kippur

Il governo ammette errori, ma fa appello a manifestanti politici e religiosi ultra-ortodossi perché contribuiscano a limitare il tasso dei contagi

“Indossate la mascherina”. Tel Aviv alla vigilia di Yom Kippur 2020

Il Ministero della sanità israeliano ha espresso forte preoccupazione per il fatto che la celebrazione di Yom Kippur, che va dal tramonto di domenica al tramonto di lunedì, possa portare a un forte aumento dei contagi da coronavirus dato che il numero di nuovi casi quotidiani di covid-19 è salito alle stelle nei giorni scorsi in parte a causa degli assembramenti in occasione di Rosh Hashanà (il capodanno ebraico).

Il Ministero della sanità ha riferito sabato che il giorno prima erano stati diagnosticati 8.315 nuovi casi su 62.035 persone testate, pari a un tasso di positivi del 13,4%. Domenica mattina è stato riferito che sabato sono stati diagnosticati altri 5.855 casi, pari al 12,6% dei tamponi effettuatati. Un rapporto di una task force militare afferma che il numero di nuovi casi confermati pro capite in Israele è il più alto al mondo. Tuttavia, anche il numero di test nel paese è particolarmente elevato. Il rapporto rileva inoltre che in tre mesi il numero di pazienti in condizioni gravi si è moltiplicato per 10, un dato che attesta “un autentico aumento della morbilità”. Domenica mattina risultavano circa 749 persone ricoverate in gravi condizioni, mentre il bilancio totale delle vittime è salito a 1.450. Gli ospedali hanno comunicato che se il numero di casi gravi supera gli 800, le strutture potrebbero non essere in grado di fornire un’assistenza ottimale a tutti i pazienti.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha esortato gli israeliani a non andare domenica sera nelle sinagoghe per la celebrazione di Yom Kippur, allo scopo di fermare la diffusione del coronavirus. “Come un primo ministro che va in sinagoga a pregare ogni Yom Kippur – ha detto Netanyahu in un video diffuso sabato sera – chiedo a voi cittadini d’Israele di non andare quest’anno in sinagoga: pregate all’esterno e proteggetevi”. Netanyahu ha spiegato che il secondo lockdown è stato una decisione difficile “ma non c’era scelta”, e ha ammesso che il suo governo ha commesso degli errori come la riapertura troppo prematura di scuole e sale per matrimoni. Dal canto suo, anche il vice primo ministro e ministro della difesa Benny Gantz si è esplicitamente scusato con il pubblico israeliano, sabato sera, dicendo che la coalizione di governo si è concentrata troppo “su faide politiche interne” e troppo poco “su ciò di cui il paese ha effettivamente bisogno”.

Umorismo amaro nella vignetta di Yotam Fishbein su YnetNews. Sia il religioso ortodosso che il manifestate anti-governativo: “Voglio quello che ha lui”. E il virus: “Tranquilli: lo avrete tutti” (clicca per ingrandire)

C’è forte preoccupazione per la situazione dei contagi nel settore ultra-ortodosso della popolazione, dove è particolarmente concentrato il continuo aumento del numero di nuovi casi. La situazione nelle comunità ultraortodosse densamente popolate peggiora di giorno in giorno e potrebbe andare completamente fuori controllo prima della fine, il 10 ottobre, del periodo delle grandi festività ebraiche. I leader del settore ultra-ortodosso sono consapevoli della situazione e, nonostante una dura battaglia pubblica e politica per mantenere aperte le sinagoghe nel giorno di Kippur, invitano i fedeli, sia implicitamente che esplicitamente, a pregare all’aperto o nelle case private. Ma al Ministero della sanità si teme che diverse sette hassidiche ultra-ortodosse non diano ascolto alle linee-guida delle autorità e che si possa verificare un’epidemia ancora più grande nelle due settimane successive al digiuno di Kippur. Secondo una fonte informata, i politici stanno parlando con i rabbini hassidici incoraggiandoli a mutare atteggiamento senza fare confronti con le decine di migliaia di dimostranti che hanno avuto il permesso di manifestare sabato sera in varie città contro le politiche del governo. Infatti, dopo lunghe discussioni, le proteste politiche non sono state per ora incluse da governo e Knesset nelle interdizioni del lockdowm. Gli organizzatori delle proteste hanno chiesto agli attivisti di attenersi alle norme di distanziamento sociale, ma sabato sera la polizia israeliana ha multato decine di dimostranti per non averlo fatto o per non aver indossato mascherine. Il ministro della sanità Yuli Edelstein e il ministro dell’interno Arye Deri hanno fortemente criticato per questo i manifestanti. “Esorto i cittadini di Israele, stasera [inizio di Yom Kippur], a non prendere esempio dai manifestanti” ha detto Edelstein, aggiungendo che il governo conta di varare martedì (dopo Kippur) norme più stringenti sulle manifestazioni politiche in tempo di lockdown.

La chiusura a livello nazionale è entrata in vigore alle 14.00 (ora locale) di venerdì scorso con una lunga lista di restrizioni, in alcuni casi più severe di quelle del primo lockdown di marzo. La polizia ha istituito decine di posti di blocco in tutto il paese fermando centinaia di auto nel tentativo di far rispettare il secondo blocco del paese. “Il pubblico deve capire che uscire di casa inutilmente è pericoloso per la vita”, ha detto venerdì il capo della divisione investigativa della polizia Ziv Sagiv in un’intervista alla tv KAN. E ha aggiunto: “Yom Kippur non assolve le trasgressioni. Non ha senso andare a pregare quando si mette a rischio la vita degli altri”.

Parlando domenica a radio Galei Tzahal, il direttore generale del ministero della sanità Chezy Levy ha detto che il paese potrebbe non tornare allo stato pre-lockdown immediatamente dopo la fine del periodo delle festività ebraiche. “E’ come se non stessimo vedendo cosa sta accadendo e dove stiamo andando – ha detto Levy – Assistiamo a manifestazioni di massa e siamo preoccupati per le preghiere [di Yom Kippur] in luoghi dove abbiamo chiesto di limitare il numero di partecipanti. Metto in conto che potremmo non uscire dal blocco subito dopo Simchat Torà [10 ottobre]. Metto in conto che non torneremo alla routine quotidiana di prima e che gli studi scolastici non riprenderanno completamente subito dopo la settimana di Sukkot” se i tassi di infezione non diminuiranno sensibilmente.

(Da: Jeruslem Post, YnetNews, Times of Israel, 27.9.20)

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