La condanna a denti stretti di Abu Mazen (costretto da Kerry)

A parte il presidente, nessun altro esponente palestinese è disposto a condannare la strage alla sinagoga di Gerusalemme

Di Khaled Abu Toameh

Il Segertario di stato Usa John Kerry e il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) nel loro recente incontro ad Amman

Il Segretario di stato Usa John Kerry e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) nel loro recente incontro ad Amman

Per la prima volta dall’inizio dell’attuale ondata di attentati terroristici a Gerusalemme, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha diffuso martedì una condanna dell’ultimo di tali attacchi.

Abu Mazen è stato costretto a condannare l’attentato alla sinagoga di Har Nof dopo aver subito forti pressioni da parte del Segretario di stato americano John Kerry, che negli ultimi giorni aveva telefonato già due volte al presidente palestinese per chiedere che i palestinesi cessino la loro campagna di istigazione all’odio anti-israeliano. Martedì Kerry ha lanciato un vero e proprio appello alla dirigenza dell’Autorità Palestinese perché condannasse l’attentato alla sinagoga di Har Nof.

Le pressioni di Kerry hanno spinto Abu Mazen a diramare ben due condanne dell’incidente. La prima nella forma di un laconico comunicato pubblicato dalla sua agenzia di stampa ufficiale Wafa, nel quale la dirigenza palestinese condanna “l’uccisione di fedeli in una sinagoga e tutti gli atti di violenza, indipendentemente dalla loro origine”. La dichiarazione chiede anche la fine “delle incursioni e provocazioni da parte dei coloni contro la moschea di al-Aqsa”. Più tardi, l’ufficio di Abu Mazen ha diffuso una seconda dichiarazione che ancora una volta condanna l’attacco a Har Nof insieme alle “aggressioni al Nobile Santuario [il Monte del Tempio]”. In entrambe le dichiarazioni, il leader dell’Autorità Palestinese mira a stabilire un legame diretto tra la recente ondata di sanguinosi attentati terroristici e le visite al Monte del Tempio di alcuni gruppi di ebrei.

Nel corso delle ultime settimane Abu Mazen ha più volte fatto riferimento alle controverse visite di ebrei come ad atto di intollerabile provocazione. A un certo punto ha anche esortato i palestinesi a impedire “con ogni mezzo a coloni ed estremisti di dissacrare la moschea al-Aqsa”. L’ardente retorica di Abu Mazen ha raggiunto l’apice quando ha inviato una lettera di condoglianze alla famiglia di Moataz Hejazi, il terrorista di Abu Tor che ha sparato e ferito gravemente attivista del Monte del Tempio Yehudah Glick. Nella lettera, Abu Mazen diceva alla famiglia che il loro figliolo “andrà cielo come un martire che ha difeso i diritti del nostro popolo e dei suoi luoghi santi”.

Un giorno prima della strage nella sinagoga di Har Nof, i mass-media ufficiali dell’Autorità Palestinese accusavano “coloni estremisti ebrei” d’aver ucciso a Gerusalemme l’autista di autobus Yussuf al-Ramuni, che invece, secondo tutti i riscontri della polizia e il risultato dell’autopsia, si è suicidato. Il Ministero degli esteri dell’Autorità Palestinese affermava di ritenere il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu personalmente responsabile “dell’omicidio di Ramuni”.

Nei mesi scorsi Abu Mazen e Autorità Palestinese hanno continuato a raccontare ai palestinesi che Israele intende distruggere la moschea sul Monte del Tempio, e hanno immancabilmente celebrato come “martiri” i palestinesi che hanno perpetrato i recenti attacchi terroristici a Gerusalemme, Tel Aviv e Gush Etzion. Ora molti palestinesi radicalizzati da Abu Mazen lo attaccano per la sua condanna dell’attentato alla sinagoga di Har Nof. Solo alcuni si dicono disposti a perdonarlo per via delle forti pressioni che ha dovuto subire dagli americani.

Tuttavia, mentre Abu Mazen condannava l’attentato, diversi alti esponenti dell’Autorità Palestinese e di Fatah andavano in onda sulle radio-televisive arabe per dichiarare che si trattava piuttosto di una “risposta naturale ai crimini israeliani”. A parte Abu Mazen, nessun altro rappresentante palestinese a Ramallah si è dimostrato disposto a rilasciare una dichiarazione di condanna.

Con la sua retorica Abu Mazen ha radicalizzato il proprio popolo al punto che ora viene a sua volta attaccato per aver condannato un attacco terroristico contro una sinagoga.

(Da: Jerusalem Post, 19.11.14)

19.11.14 - pagina Facebook di Sultan Abu Al-Einein, consigliere di Abu Mazen e membro del Comitato Centrale di Fatah: «La pace sia su di voi, oh figli di Gerusalemme. Oh, voi che fate la ribat [guerra per la terra rivendicata come islamica] nelle piazze della prima direzione della preghiera di Allah [cioè al-Aqsa], in nome del vostro popolo e la vostra nazione araba ... Benedette siano le vostre armi di qualità , le ruote delle vostre auto, le vostre mannaie e i vostri coltelli da cucina. Per Allah, queste sono più forti degli arsenali dei nostri nemici, perché sono secondo la volontà di Allah. Noi siamo i soldati di Allah» (Cliccare per ingrandire)

19.11.14 – pagina Facebook di Sultan Abu Al-Einein, consigliere di Abu Mazen e membro del Comitato Centrale di Fatah: «La pace sia su di voi, oh figli di Gerusalemme. Oh, voi che fate la ribat [guerra a difesa delle terre rivendicate dall’islam] nelle piazze della prima direzione della preghiera di Allah [cioè al-Aqsa], in nome del vostro popolo e la vostra nazione araba … Benedette siano le vostre armi di qualità , le ruote delle vostre auto, le vostre mannaie e i vostri coltelli da cucina. Per Allah, queste sono più forti degli arsenali dei nostri nemici, perché sono secondo la volontà di Allah. Noi siamo i soldati di Allah»