La “mappa delle menzogne” di Abu Mazen

Il fatto che Abu Mazen abbia esposto il suo falso grafico nel massimo consesso internazionale fa pensare che il mondo sia pronto ad accogliere la sua fantasiosa narrazione “revisionista”. E purtroppo su questo potrebbe aver ragione

Di Danny Danon

Danny Danon. autore di questo articolo

Quando il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha parlato la scorsa settimana al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il piano di pace in Medio Oriente del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha portato con sé un puntello singolare: una grafica formata da una serie di mappe intitolate “Lo storico compromesso dei palestinesi”, che pretende di mostrare come la “Palestina storica” sia “andata scomparendo” nel corso del XX secolo. Sebbene l’uso delle immagini alle Nazioni Unite non sia né nuovo né originale, finora non era mai stata esibita davanti al più alto consesso della diplomazia internazionale una grafica che distorce la storia in modo così sfacciato. Il fatto in se stesso dovrebbe far suonare un campanello d’allarme anche al di fuori del Palazzo di Vetro in quanto rispecchia una tendenza crescente a riscrivere, falsificandola, la realtà storica del Medio Oriente.

Comunemente nota come “la mappa delle menzogne”, la grafica di Abu Mazen insinua in modo ingannevole che la terra che nel 1917 venne chiamata “Palestina storica” si sia ridotta di dimensioni a causa di una serie di compromessi accettati dai palestinesi negli anni 1937, 1947 e 1967, fino al punto da essere irriconoscibile nella mappa “concettuale” del piano Trump del 2020. Quello che la grafica vuole far credere è che l’improvvisa creazione e l’espansione di uno stato, Israele, sia avvenuta a spese di un altro stato, la Palestina. Ma la verità è completamente diversa.

Abu Mazen al Consiglio di Sicurezza dell’Onu

L’idea che esistesse uno stato sovrano di “Palestina” nel 1917 – come rappresentato nella grafica di Abu Mazen – costituisce una reinvenzione di fantasia della storia della patria ancestrale del popolo ebraico, sede di due Templi e di svariate forme di sovranità ebraica, che i Romani ribattezzarono “Palestina” (dopo aver eliminato i regni ebraici di Giuda e Israele e aver schiacciato le rivolte ebraiche del I e del II secolo e.v.) proprio allo scopo di cancellare dagli annali ogni riferimento ebraico a quella terra. Nel successivo millennio e mezzo, la sovranità sul paese cambiò più volte con l’avvicendarsi di vari imperi che si contendevano il controllo sulla Terra Santa. All’alba del XX secolo l’Impero Ottomano ne deteneva il potere sovrano da 400 anni, ma dopo la sua dissoluzione (prima guerra mondiale) cedette alla Società delle Nazioni il controllo della “Palestina” con le sue popolazioni ebraica e araba.

Fino ad oggi, non è mai esistita una “Palestina” araba sovrana che abbia accettato – stando alla seconda menzogna del grafico di Abu Mazen – degli storici “compromessi”. E’ vero invece che negli anni ’30 Chaim Weizmann (che sarebbe diventato in seguito il primo presidente d’Israele) affermò che la comunità ebraica avrebbe accettato uno stato anche se avesse avuto “le dimensioni di un tovagliolo”: mentre gli ebrei di Palestina erano pronti ad accettare anche livelli minimi di sovranità, gli arabi palestinesi non erano disposti a prendere in considerazione nulla che non fosse il massimo. Per loro, sovranità araba equivaleva a negazione della sovranità ebraica.

Un compromesso è indispensabile quando si deve dividere un tutto fra più parti. Ma il calcolo a somma zero degli arabi ha generato una cultura del rifiuto. Mentre gli ebrei continuavano ad accettare offerte internazionali di suddivisione – il piano della Commissione Peel del 1937, il piano di spartizione delle Nazioni Unite del 1947, l’offerta di territori in cambio di normalizzazione del 1967 – ogni volta la risposta degli arabi e dei palestinesi era “no” al compromesso. Presentando le sue mappe come “compromessi” da parte dei palestinesi, Abu Mazen stravolge la storia.

La “mappa delle menzogne” usata nei test di un esame di immatricolazione liceale in Finlandia

Se è vero che un’immagine è più efficace di mille parole, Abu Mazen ha inflitto danni incalcolabili alla verità esibendo davanti alla comunità internazionale un grafico che induce falsamente a credere che i palestinesi abbiano continuamente accettato compromessi (falso) su una patria storica dove si fa intendere che esercitassero la sovranità politica (falso). Ma il fatto che Abu Mazen abbia esposto il suo grafico ai massimi livelli della diplomazia internazionale fa pensare che il mondo sia pronto ad accogliere la sua fantasiosa narrazione “revisionista” del Medio Oriente. E purtroppo, su questo Abu Mazen potrebbe aver ragione.

Da tempo la riscrittura della storia è la tattica utilizzata dalle organizzazioni apertamente anti-israeliane e antisemite. In molti campus universitari i gruppi anti-israeliani usano regolarmente una delle versioni di questa grafica per mappe nel quadro della famigerata Settimana dell’Apartheid d’Israele. Il movimento antisemita BDS inserisce questa grafica nei materiali della sua propaganda. L’emittente al-Jazeera, braccio propagandistico del Qatar con un pubblico crescente tra le giovani generazioni americane, mette a disposizione il video interattivo Vanishing Palestine (“la Palestina che scompare”) come parte del suo canale Palestine Remix.

Ciò che è più insidioso, tuttavia, è l’uso sempre più frequente di questa grafica in luoghi apparentemente super partes. Nell’ottobre 2015, la tv MSNBC ha mostrato queste mappe durante un segmento dal vivo che riferiva di una recente ondata di violenze palestinesi sul Monte del Tempio (in seguito l’emittente si è scusata). Nel 2017, la Columbia University ha pubblicato queste mappe sull’annuncio di un seminario dedicato a “Cittadinanza e nazionalità in Israele/Palestina”. Lo scorso settembre, in Finlandia la menzognera grafica per mappe è stata inserita in un esame di immatricolazione liceale.

L’uso della “mappa delle menzogne” nei mass-media e negli ambienti accademici avrà l’effetto di far passare il suo falso messaggio: un vero pericolo, per Israele e per il popolo ebraico, giacché va a rafforzare il costante tentativo di delegittimare lo stato ebraico. E’ sulla conoscenza e sulla lettura del passato che si forma l’interpretazione del presente e si determinano le visioni per il futuro. Credere alla “mappa delle menzogne” di Abu Mazen farà di peggio che deturpare il passato: danneggerà irrevocabilmente le prospettive di pace per il futuro.

(Da: jns.org, 18.2.20)

Le vere mappe del controllo politico arabo-palestinese (in verde) nel corso degli anni. La prima forma di autogoverno arabo-palestinese nella storia si è avuta a partire dal 1994-95 grazie a un accordo con Israele (clicca per ingrandire)