La sicurezza di Israele è in buone mani: le sue

E’ intrinseca alla ragion d’essere d’Israele la cognizione profonda che sicurezza e destino degli ebrei devono essere nelle mani degli ebrei stessi

Di Micah Halpern

Micah Halpern, autore di questo articolo

Uno dei principi inviolabili di Israele, ben scandito già dal primo ministro David Ben-Gurion, è che Israele non farà mai affidamento su nessun altro per la propria difesa; che Israele è il primo e principale responsabile della propria sicurezza e del proprio destino; che Israele non trasferirà né subappalterà ad altri la sicurezza del paese e dei suoi cittadini mediante trattati o alleanze militari.

Non si tratta di mera retorica o di uno stratagemma diplomatico. È un valore radicato nella realtà quello secondo cui nessuno possa o debba decidere della sicurezza dello stato ebraico: nessuno, se non i cittadini ebrei d’Israele e i loro leader democraticamente eletti. È molto di più di una semplice questione di fiducia. È la consapevolezza che qualunque alleato finirà sempre col mettere i suoi interessi al primo posto. Significa anche che Israele ha deciso che non resterà mai indifeso o nell’impossibilità di proteggere se stesso. È la cognizione profonda, intrinseca alla ragion d’essere d’Israele, che la sicurezza del popolo ebraico è una priorità assoluta solo del popolo ebraico.

Tutto questo, e molto altro, mi affollava la mente mentre guardavo e aspettavo la reazione degli Stati Uniti all’attacco iraniano contro gli impianti petroliferi dell’Arabia Saudita. Era ingenuo o francamente insensato presumere automaticamente che gli Stati Uniti sarebbero intervenuti immediatamente a difesa degli interessi del petrolio saudita. Era diplomaticamente infantile confidare che gli Stati Uniti avrebbero rapidamente colpito l’Iran in base al concetto che un attacco a un alleato degli Stati Uniti è come un attacco agli Stati Uniti stessi. Non è affatto così. I sauditi e altri erano aggrappati a quella convinzione irrealistica e decisamente poco concreta. Credevano che gli Stati Uniti avrebbero difeso l’onore dei sauditi, che sarebbero stati il loro diplomatico cavaliere senza macchia e senza paura. Il rapporto tra Stati Uniti e Arabia Saudita è molto semplice. Sono alleati. Non amici: alleati. Hanno interessi e nemici comuni, e l’Iran figura al primo posto di questa lista condivisa. Stati Uniti e Arabia Saudita non condividono valori, non condividono una cultura comune né i principi di libertà e uguaglianza. Sono anzi all’opposto.

“Israele non subappalta ad altri la sicurezza del paese e dei suoi cittadini”

Il rapporto tra gli Stati Uniti e Israele è del tutto diverso. Tuttavia, nonostante le libertà e i valori condivisi fra i due paesi, nonostante la relazione tra fratello maggiore e fratello minore, cosa ci dice il comportamento degli Stati Uniti rispetto a questo attacco all’Arabia Saudita circa ciò che Israele può aspettarsi dagli Stati Uniti? L’Iran guarda attentamente e trae insegnamenti dalle azioni e dalle inerzie degli Stati Uniti. Non si pensi neanche per un momento che l’Iran non abbia notato che gli Stati Uniti non hanno intrapreso alcuna risposta militare non in uno, ma in due casi di attacchi iraniani contro gli Stati Uniti o i suoi alleati. Il primo caso è stato, quest’estate, l’abbattimento da parte dell’Iran di un drone americano. Il secondo caso, ovviamente, il massiccio attacco, un paio di settimane fa, contro l’infrastruttura petrolifera in Arabia Saudita. Nel terzo caso in arrivo, e negli inevitabili casi successivi, gli iraniani aumenteranno dimensioni e frequenza dei loro obiettivi. Il prossimo passo potrebbero essere i giacimenti petroliferi o le raffinerie del Bahrein, un importante stato sciita ma controllato dai sunniti. Oppure gli iraniani potrebbero prendere di mira il Kuwait o gli Emirati Arabi Uniti. Continueranno a tirare la corda finché non vi sarà una reazione. E sì, prima o poi uno degli obiettivi iraniani sarà Israele.

L’Arabia Saudita guarda, aspetta e impara. Israele tiene d’occhio la situazione con molta attenzione. Ogni leader israeliano sa bene ciò che Ben-Gurion aveva intuito. E la dirigenza israeliana, indipendentemente da chi sia in carica, sa che potrebbe dover ricorrere a un colpo preventivo contro l’Iran per assicurarsi che l’Iran capisca che Israele sa perfettamente come stanno le cose.

Una fatto è certo: Israele non appalterà agli Stati Uniti la sua difesa. Israele non aspetterà che gli Stati Uniti agiscano. Israele non ne ha il tempo. Gli Stati Uniti sono lenti ad agire, Israele deve reagire alla velocità della luce.

Gli israeliani possono dormire bene, finché la sicurezza di Israele è in buone mani: le sue.

(Da: Jerusalem Post, 28.9.19)