L’incubo burocratico creato dalle istituzioni nazionali palestinesi

Perché mai i palestinesi devono tenere in piedi tre sovrabbondanti e costosi organismi di governo, di cui almeno due sicuramente superflui?

Editoriale del Jerusalem Post

Mahmoud Abbas (Abu Mazen), presidente di Fatah, dell’Olp e dell’Autorità Palestinese

L’amministrazione Trump potrebbe svelare il suo sospirato piano di pace per il Medio Oriente a giugno, dopo la formazione di un nuovo governo a Gerusalemme e la fine delle celebrazioni del Ramadan a Ramallah. Sebbene i contenuti del piano rimangano segreti, si può almeno sperare che esso contempli una clausola dedicata alla ristrutturazione delle istituzioni nazionali dell’Autorità Palestinese. Il loro complicato assetto, infatti, contribuisce notevolmente all’anarchia, alla corruzione e all’inefficienza che hanno afflitto l’Autorità Palestinese sin dalla sua istituzione nel 1994.

A capo della pletorica ridondanza c’è l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, abbreviata in Olp, che venne creata nel 1964 con lo scopo di “liberare la Palestina mediante la lotta armata” (in un’epoca, non va dimenticato, in cui sia la Cisgiordania che la striscia di Gaza erano sotto il controllo di governi arabi). L’Olp conta ben 12 dipartimenti: un Dipartimento politico, un Dipartimento militare, un Fondo Nazionale per la Palestina (sostanzialmente un “ministero del tesoro”), un Dipartimento per le questioni dei profughi, un Dipartimento per la patria occupata, un Dipartimento per l’educazione, un Dipartimento per le relazioni nazionali, un Dipartimento informazione e cultura, un Dipartimento per la mobilitazione popolare, un Dipartimento per gli affari sociali, un Dipartimento per gli affari amministrativi e un Dipartimento per le questioni negoziali. L’Olp ha anche un’ala militare, chiamata Esercito di Liberazione Palestinese. Inoltre, l’Olp annovera le seguenti istituzioni: il Consiglio Nazionale palestinese (parlamento), il Comitato Esecutivo (governo), il Comitato Centrale palestinese (l’organismo responsabile della formulazione delle politiche), l’Agenzia di stampa palestinese WAFA, l’Istituto di Assicurazione Sanitaria e il Supremo Consiglio di Sicurezza Nazionale.

La sede dell’Olp a Ramallah. Sul logo in alto, la consueta mappa della “Palestina” per cui Israele risulta cancellato dalla carta geografica

Il Movimento di Liberazione Nazionale Palestinese, meglio conosciuto con l’acronimo arabo Fatah, è la più grande fazione all’interno dell’Olp. Fondata nel 1965, Fatah è oggi guidata dal presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Il movimento comprende il Consiglio Rivoluzionario di Fatah (organo legislativo) e il Comitato Centrale di Fatah (organo esecutivo).

L’Autorità Palestinese – un organismo diverso e separato da quelli di cui si è detto fin qui, creato un quarto di secolo fa grazie alla firma degli Accordi di Oslo con Israele – sta affrontando una crisi finanziaria cui ha in parte contribuito la decisione di Israele di trattenere, dalle entrate fiscali riscosse per conto dell’Autorità Palestinese, un ammontare equivalente ai vitalizi che l’Autorità Palestinese versa alle famiglie dei terroristi detenuti o morti nell’atto di compiere attentati (l’Autorità Palestinese ha seriamente aggravato la propria stessa crisi respingendo l’intera somma trasferita sui suoi conti da Israele ndr) A causa del ridotto trasferimento di fondi, negli ultimi due mesi l’Autorità Palestinese ha pagato ai propri dipendenti circa la metà dello stipendio. Al contrario, gli stipendi e i budget assegnati all’Olp e a Fatah non sono influenzati dai tagli. A quanto risulta, ogni membro del Comitato Esecutivo dell’Olp continua a percepire mensilmente fra i 100 e i 130mila shekel per stipendio, segretari, autisti e guardie del corpo. Anche i membri delle due istituzioni di Fatah continuano a ricevere la loro retribuzione completa.

Post sulla pagina Facebook di Fatah per il 51esimo anniversario della sua nascita: Israele è cancellato dalla carta geografica delle rivendicazioni palestinesi

Benché i normali palestinesi vedano Olp e Fatah come due istituzioni fondamentalmente superflue che non forniscono alcun servizio civile utile, sia l’una che l’altra continuano a funzionare come governi-ombra. Tuttavia, mentre l l’Autorità Palestinese è responsabile della erogazione di servizi e della gestione degli affari quotidiani dei palestinesi, Olp e Fatah non fanno praticamente nulla.

Perché mai Ramallah ha bisogno di tenere in piedi tre sovrabbondanti organismi di governo – Olp, Fatah e governo dell’Autorità Palestinese – di cui almeno due sicuramente superflui? Perché mai i palestinesi hanno bisogno in ogni città di un “governatore” e di un “vice governatore”, nominati da Fatah e Olp, in aggiunta al sindaco? Perché alcuni ministeri dell’Autorità Palestinese devono avere decine di vice ministri e direttori generali?

Di più. Perché mai i palestinesi dovrebbero aver bisogno di anacronistiche organizzazioni di “liberazione nazionale” create più di mezzo secolo fa per “liberare la Palestina”, quando c’è un governo a Ramallah che ha firmato accordi, che governa sulla quasi totalità della popolazione palestinese (in Cisgiordania, se non a Gaza) e che ha tenuto innumerevoli cicli di negoziati con Israele? Se l’esistenza di “movimenti rivoluzionari” poteva avere un senso quando le parti erano impegnate in un persistente conflitto armato, oggi non hanno semplicemente più alcuna ragion d’essere.

Che beneficio ricevono i palestinesi da questo loro sistema di governo pletorico e caotico? In che modo queste istituzioni migliorano la qualità della vita degli abitanti di Cisgiordania e della striscia di Gaza? La risposta è che non la migliorano affatto. Questo sistema impregnato di parassitismo e clientelismo ha generato fauda (caos e disordini), fasad (corruzione), fitna (istigazione allo scontro) e falatan (dissolutezza). Tutto ciò deve finire. Affinché sia possibile una vera pace, i palestinesi devono mettere ordine nei loro affari. Affinché il popolo palestinese possa avere la prosperità economica che porta la pace, Ramallah deve dotarsi di un sistema di governo unico e integro. Il popolo palestinese merita un buon governo. Questo ininterrotto incubo burocratico deve avere fine.

(Da: Jerusalem Post, 28.4.19)