Quando Fatah e Hamas si azzuffano, prima o poi viene colpito Israele

I rapporti tra le due fazioni palestinesi nemiche minacciano nuovamente di esplodere, dopo che l'Autorità Palestinese ha abbandonato il valico di Rafah causandone la chiusura

Di Avi Issacharoff

Avi Issacharoff, autore di questo articolo

Difficile dire chi abbia dato inizio all’ultima controversia tra le fazioni palestinesi Fatah e Hamas. È stata la campagna di arresti attuata dall’Autorità Palestinese in Cisgiordania o la grande ondata di arresti di operativi di Fatah fatta da Hamas nella striscia di Gaza?

In ogni caso, una cosa è chiara: le ricadute dello scontro in atto in questi giorni tra i due gruppi rivali si faranno sicuramente sentire in Israele, anche sotto forma di un’escalation della violenze.

L’ultima notizia che giunge dalla diatriba politica intra-palestinese è che il personale di sicurezza dell’Autorità Palestinese ha abbandonato il valico di Rafah tra la striscia di Gaza e il Sinai egiziano, una manovra che ha portato alla chiusura dell’unico passaggio non controllato da Israele per gli abitanti di Gaza che si recano all’estero.

Il valico, tornato operativo da diversi mesi con la benedizione egiziana e presidiato da personale dell’Autorità Palestinese, aveva significativamente allentato a Gaza la sensazione di essere assediati. Sebbene il passaggio in uscita non fosse affatto libero, e non fossero molte le persone autorizzate ad attraversarlo, il fatto che il valico fosse continuativamente operativo dava alla popolazione la sensazione di un qualche miglioramento.

Tutto questo è finito quando l’Autorità Palestinese ha annunciato, pochi giorni fa, che avrebbe ritirato gli agenti che gestivano il valico supervisionando le entrate e le uscite da Gaza. Gli egiziani, che si rifiutano di cooperare con il gruppo terroristico Hamas come autorità di governo, hanno reagito chiudendo il loro lato del valico.

7 gennaio: forze di Hamas (a destra) prendono posizione al valico di Rafah fra Gaza ed Egitto pochi minuti prima che si ritirino le forze dell’Autorità Palestinese (a sinistra)

Hamas, come al solito, ha accusato Ramallah d’aver “dichiarato guerra” a Gaza, ignorando convenientemente ciò che ha spinto l’Autorità Palestinese a compiere un simile passo. Fatah si stava preparando a tenere una manifestazione di massa a Gaza per commemorare il primo gennaio l’anniversario del primo attentato anti-israeliano realizzato dal movimento nel 1965, ma Hamas glielo ha impedito con vari mezzi, tra cui una campagna di arresti eccezionalmente estesa. Stando a Fatah, nei giorni precedenti il previsto anniversario circa 500 suoi operativi sono stati arrestati o fermati per essere interrogati, è stato confiscato materiale illustrativo e un gruppo di aggressori sconosciuti ha fatto irruzione negli uffici della radio-tv dell’Autorità Palestinese a Gaza causando ingenti danni alla sede e alle attrezzature. Evidentemente agli occhi dell’Autorità Palestinese queste azioni hanno oltrepassato alcuni limiti nel delicato status quo tra le due organizzazioni, provocando per reazione la chiusura del valico di Rafah.

In quel momento è iniziata la nuova guerra delle parole e delle minacce. Alti rappresentanti di Fatah come Azzam al-Ahmad hanno ammonito che la rimozione del personale in servizio al valico di Rafah era solo il primo di molti passi volti a rovesciare Hamas, il movimento che persegue esplicitamente la distruzione di Israele e che ha strappato il controllo di Gaza all’Autorità Palestinese con un sanguinoso colpo di stato nel giungo 2007.

L’aeroplano giocattolo contenente un ordigno esplosivo attaccato a palloncini clorati, approntato da studenti del college di ingegneria di Gaza per colpire bambini israeliani e fatto atterrare domenica in un campo di carote nella regione a Sdot Negev

Secondo gli alti esponenti di Fatah, l’approccio dell’Autorità Palestinese a Gaza è “tutto o niente”: nel senso che o Hamas cede all’Autorità Palestinese il comando su Gaza ad ogni livello, o l’Autorità Palestinese taglierà completamente i suoi rapporti con la striscia. Potrebbe essere solo una mossa intesa a esercitare pressione su Hamas, o segnalare all’Egitto che è in corso un’emergenza, ma di fatto la fragile situazione di Gaza sembra di nuovo destabilizzarsi.

Secondo un reportage del quotidiano in lingua araba Asharq Al-Awsat, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha trasmesso un chiaro messaggio agli egiziani, durante la sua recente visita al Cairo, affermando che intende adottare misure più dure contro la striscia di Gaza anche nei campi della sanità e dell’istruzione. Si tratta essenzialmente della minaccia di tagliare i fondi dell’Autorità Palestinese alla striscia, una misura che potrebbe trascinare in una crisi senza precedenti la già depauperata popolazione locale.

Il  deterioramento delle relazioni fra Hamas e Fatah e le conseguenti crisi umanitarie hanno spesso portato a un aumento delle tensioni contro Israele: più proteste ai confini, razzi e altri incidenti, come il congegno esplosivo inserito in un aereo-giocattolo appeso a palloncini e che è stato lanciato domenica su Israele, innescando la reazione delle Forze di Difesa israeliane contro postazioni di Hamas a Gaza.

La famosa regola dell’arena palestinese non è cambiata: quando Fatah e Hamas si azzuffano, prima o poi viene colpito Israele.

(Da: Times of Israel, 8.1.19)