Siamo nel 2013 o nel 2003?

Le dimissioni del primo ministro dell’Autorità Palestinese a diciotto giorni dall’entrata in carica.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_3766Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha accettato domenica le dimissioni del primo ministro Rami Hamdallah. Lo ha annunciato Nabil Abu Rudaineh, portavoce della presidenza palestinese, precisando che Abu Mazen ha chiesto a Hamdallah di gestire gli affari correnti fino all’entrata in carica di un nuovo primo ministro.
Hamdallah, un accademico senza precedenti esperienze politiche, aveva presentato la sua lettera di dimissioni ad Abu Mazen giovedì scorso, meno di tre settimane dopo essere succeduto all’ex primo ministro Salam Fayyad, in segno di protesta contro la nomina da parte di Abu Mazen di due vice primi ministri con accresciuti poteri: Mohamed Mustafa e Ziad Abu Amr.
Mohamed Mustafa, un capo del Palestinian Investment Fund, e Ziad Abu Amr, ex ministro degli esteri palestinese, sono considerati uomini molto vicini ad Abu Mazen e al suo partito Fatah.
Venerdì scorso Hamdallah aveva accettato di ritirare le dimissioni dopo un incontro di quasi due ore con Abu Mazen a Ramallah. Ma il giorno seguente, stando a quanto riferisce una fonte governativa palestinese, Hamdallah ha ribadito che i due vice venissero rimossi, o che i loro poteri venissero ridimensionati, come pre-condizione per il suo ritiro delle dimissioni. A quanto pare la richiesta di Hamdallah ha fatto infuriare Abu Mazen che ha deciso di accettare le dimissioni e di cercare un nuovo primo ministro.
La decisione di Hamdallah di dimettersi aveva colto di sorpresa Abu Mazen e il resto della dirigenza dell’Autorità Palestinese. Un’altra autorevole fonte palestinese aveva detto al Jerusalem Post che non vi era “alcun motivo” perché Hamdallah si dimettesse. “Sin dal primo momento Hamdallah sapeva che questo era il governo del presidente Abu Mazen – aveva spiegato la fonte – Hamdallah aveva accettato i due vice primi ministri e dopo aver prestato giuramento aveva dichiarato di riconoscere che quello era il governo del presidente”. La fonte governativa palestinese aveva ammesso che le dimissioni di Hamdallah a soli diciotto giorni dall’entrata in carica mettevano in serio imbarazzo Abu Mazen e la dirigenza dell’Autorità Palestinese. La mossa di Hamdallah minaccia la stabilità palestinese in un momento in cui gli Stati Uniti stanno cercando di riportare Israele e palestinesi al tavolo dei negoziati di pace.
Un account Twitter sotto il nome di Hamdallah gli attribuisce la seguente affermazione: “La situazione in questo paese mi ha costretto a dimettermi. Conflitti, confusione, corruzione. La Palestina ha bisogno di una vera riforma politica”. Il Media Center governativo palestinese nega, tuttavia, che Hamdallah disponga di un account Twitter.
Secondo una “fonte autorevole e ben informata” citata dall’agenzia di stampa palestinese Ma’an, i poteri del primo ministro dell’Autorità Palestinese “non sono negoziabili perché le questioni sono chiare” nel senso che “l’Olp ha i suoi compiti e la sua missione, mentre il governo [dell’Autorità Palestinese] ha i propri compiti e la propria missione”. Abu Mazen è presidente dell’Olp dal 2004.
Secondo Hassan Khraisheh, vice presidente del Consiglio Legislativo (parlamento) palestinese, non ha alcun senso avere un primo ministro “dal momento che il presidente Abu Mazen ha il monopolio su tutte le autorità del potere esecutivo”. Secondo Khraisheh, la vera ragione per cui Hamdallah si è dimesso è che ha scoperto che il primo ministro palestinese non ha alcun vero potere: “La presenza di due vice primi ministri – spiega – che sono stretti confidenti del presidente significa che il primo ministro è una figura senza potere”. Khraisheh afferma che le dimissioni di Hamdallah e la controversia sui poteri del primo ministro “confermano che c’è una profonda crisi nella governance dell’Autorità Palestinese”.
Dal canto suo il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha dichiarato che le dimissioni di Hamdallah riflettono “lo stato di confusione che regna nell’Autorità Palestinese”, e ha ribadito che l’unico modo per risolvere la crisi è attuare gli accordi di riconciliazione tra Fatah e Hamas.
(Da: Jerusalem Post, Israel HaYom, Times of Israel, 23.6.13)

Scrive Elliott Abrams, su Israel HaYom: “Si è dimesso il primo ministro palestinese, entrato in carica da poco tempo. Il motivo? A parere di tutti, una lotta di potere tra lui e il presidente dell’Autorità Palestinese. La data della notizia è settembre 2003. Ma è anche la notizia di oggi, 2013. Quello che è cambiato è che nel 2003 il tizio che dava le dimissioni era Abu Mazen, sconfitto in una lotta di potere con l’allora presidente dell’Olp Yasser Arafat. Oggi, il presidente dell’Olp e dell’Autorità Palestinese è Abu Mazen, ed è il suo rifiuto di condividere il potere che ha causato le dimissioni di Rami Hamdallah, in carica come primo ministro da soli 18 giorni. Naturalmente, le cose potrebbero ancora essere rattoppate, qualche intermediario potrebbe sempre negoziare una ricomposizione. Ma l’episodio è interessante, e non solo perché Abu Mazen è passato dal ruolo di chi è che costretto a dimettersi a quello di chi costringe alle dimissioni accaparrandosi il potere. Agli Stati Uniti e all’Occidente, ad esempio, l’episodio dovrebbe suggerire una frenata ai trasferimenti in denaro per l’Autorità Palestinese: allo stato attuale non è dato sapere chi sarà il primo ministro palestinese, e dunque come si può essere sicuri che sarà qualcuno a cui si possano affidare fiduciosamente i cospicui fondi di aiuti dall’estero? L’episodio suggerisce inoltre che le difficoltà che incontra il segretario di stato Usa John Kerry nei suoi sforzi di pace aumentano anziché diminuire. Ulteriori sbandate nella politica interna palestinese non possono che rendere ancora più arduo qualunque compromesso per i rappresentanti palestinesi”.
(Da: Israel HaYom, 23.6.13)

Semadar Peri, su Yediot Aharonot, analizza gli ultimi sviluppi nella rivalità tra Hamas e l’Autorità Palestinese: “Gli sforzi investiti dal capo dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen, per garantire la vittoria di un cantante di Gaza, Mohammed Assaf, in un concorso canoro arabo, sono apparsi molto più vigorosi e sostanziali di quelli che ha investito per convincere il suo primo ministro, Rami Hamdallah, a ritirare le dimissioni”. E aggiunge: “In entrambi i casi, Hamas ha vistosamente cercato di silurare i suoi sforzi”.
(Da: Yediot Aharonot, 23.6.13)

Nella foto in alto: il primo ministro dimissionario Rami Hamdallah e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen)