Il video che smentisce le accuse di Erekat

Le immagini sconfessano il tentativo di infangare la condotta dei poliziotti israeliani e dissimulare un'aggressione terroristica

La polizia di frontiera israeliana ha diffuso mercoledì le immagini di una telecamera di sicurezza per dimostrare che quello avvenuto martedì pomeriggio al posto di controllo Kiosk, presso Abu Dis (sobborgo orientale di Gerusalemme), è stato un autentico attacco terroristico, perpetrato investendo deliberatamente con un’auto gli agenti in servizio. Il filmato smentisce le accuse messe subito in circolazione da autorevoli esponenti palestinesi secondo i quali l’aggressore palestinese alla guida del veicolo non aveva intenzioni violente e sarebbe stato ucciso “a sangue freddo” e “senza motivo” dai poliziotti israeliani.

Nel video si vede distintamente che l’auto guidata dal 28enne Ahmad Moustafa Erekat si avvicina lentamente al posto di controllo, ma poi accelera bruscamente sterzando a destra verso un gruppo di agenti. L’auto investe in pieno una poliziotta, scaraventandola in aria, prima di schiantarsi contro la garitta. A questo punto l’aggressore esce dal veicolo e fa pochi passi, ma viene mortalmente colpito dalla immediata reazione dei militari presenti.

“Ha aspettato il momento giusto – afferma una nota della polizia – Quindi ha sterzato fuori dalla corsia di marcia, puntando l’auto verso gli agenti e ha brutalmente accelerato”.

La poliziotta Shani Orr Hama Kadosh, rimasta ferita in modo non grave, ha successivamente raccontato in un’intervista alla tv Canale 13: “Gli ho fatto segno di fermarsi, mi ha guardato negli occhi, ha sterzato il volante, mi ha investita e io sono volata dall’altra parte della strada”.

 

Clicca l’immagine per vedere il video

 

Parlando ai mass-media, una fonte della polizia di frontiera ha seccamente respinto le accuse secondo cui Erekat sarebbe stato ucciso a sangue freddo. “Purtroppo – dice la fonte – nelle scorse ore vari soggetti hanno pensato di rappresentare l’evento in modo completamente distorto, e non come un attacco veicolare, nel tentativo di infangare la condotta degli agenti e dissimulare l’aggressione del terrorista”. La polizia di frontiera ha dichiarato che gli agenti hanno reagito in conformità a quanto previsto in questo tipo di attacchi.

Martedì, l’alto esponente dell’Autorità Palestinese Saeb Erekat aveva dichiarato che Ahmad Moustafa Erekat, suo cugino, stava solo “affrettandosi” attraverso il posto di controllo, sostenendo che non aveva investito intenzionalmente gli agenti di polizia. “I militari israeliani – ha dichiarato alla tv pubblica Kan Saeb Erekat, che è Segretario generale del Comitato Esecutivo dell’Olp – hanno ucciso Ahmad Erekat, di Abu Dis, il giorno del matrimonio di sua sorella. Mio cugino, nipote di mia moglie, è stato giustiziato, assassinato a sangue freddo, e Netanyahu ne porta la responsabilità”. Un’altra cugina, Noura Erekat, professore assistente alla Rutgers University (Usa), aveva invece accusato le autorità israeliane d’aver lasciato volutamente morire dissanguato l’assalitore. Un portavoce della polizia israeliana ha smentito anche questa accusa spiegando a Times of Israel che i soccorritori sono sopraggiunti nel giro di pochi minuti, ma hanno dovuto constatare l’avvenuto decesso sul posto.

Mercoledì YnetNews è venuto in possesso di un video registrato nella sua auto dallo stesso Ahmed Erekat, nel quale l’aggressore afferma: “Vostro fratello non è uno spione, non ho mai tradito la patria”. Nel video, Ahmed Erekat fa riferimento a una “voce” circolata on-line che lo additava come collaboratore al servizio di Israele, un’accusa che definisce “umiliante” e che ai suoi occhi gettava vergogna e disonore su tutta la famiglia. E’ probabile che il palestinese abbia cercato di riscattarsi perpetrando l’attentato.

(Da: Times of Israel, YnetNews, 24.6.20)